CHI VA PER QUESTE UNIVERSITÀ, QUESTE INCULATE PIGLIA – UN MIGLIAIO DI STUDENTI ITALIANI HA SCOPERTO CHE LA LAUREA PRESA IN MEDICINA, FISIOTERAPIA O INFERMIERISTICA NON HA VALORE LEGALE: I RAGAZZI PENSAVANO DI ESSERE ISCRITTI ALL’UNIVERSITÀ DI GORAZDE IN BOSNIA ERZEGOVINA, TRAMITE UN DIPARTIMENTO IN ITALIA, E PAGAVANO RETTE DA 26MILA EURO L’ANNO – L’UNIVERSITÀ, MAI AUTORIZZATA DAL MINISTERO, HA SFORNATO PSEUDO-LAUREATI PER DIECI ANNI – LA FIGURA DEL RETTORE SALVATORE MESSINA E I SOLDI VERSATI ALLO STUDIO IN CUI LAVORA IL FIGLIO DEL GOVERNATORE SCHIFANI…
-Estratto del’articolo di Giada Lo Porto per “la Repubblica”
Un migliaio di studenti ha da poco scoperto che le loro lauree in Medicina, Fisioterapia, Infermieristica non hanno alcun valore legale. Sono finiti nella rete di uno pseudo ateneo italo-bosniaco mai autorizzato dal ministero dell’Università e della ricerca.
I giovani coinvolti provengono da ogni parte d’Italia, dalla Lombardia alla Sicilia. Pensavano di essere iscritti all’università di Gorazde in Bosnia Erzegovina, tramite un dipartimento italiano che ha scelto non a caso il nome di un padre fondatore dell’Unione europea, Jean Monnet. Tutta parvenza. Respinti dal muro del numero chiuso negli atenei italiani, hanno pagato fino a 26mila euro l’anno per ritrovarsi poi tra le mani una laurea che è solo carta straccia.
I legali dei ragazzi stanno raccogliendo le denunce in tutto il Paese e in questi giorni stanno arrivando a Palermo dove la Procura ha aperto un fascicolo e dove ieri sono scattate perquisizioni e ci sono state le prime iscrizioni nel registro degli indagati. […]
Tutto è partito dalla segnalazione della madre di una studentessa che non riusciva a ottenere l’abilitazione per l’Ordine dei fisioterapisti. Così è nato il Bosniagate che rischia di coinvolgere a vari livelli il mondo politico, accademico e istituzionale. Al centro dello scandalo un professore siciliano che prometteva lauree facili. Nella vicenda anche una donna, Kaja Imsirovic, “Lady bancomat”, pure lei incassava rette e bonifici degli studenti. I codici Iban sono cambiati più d’una volta. Idem i Paesi: Bosnia, Svizzera, Belgio, Regno Unito. Lei si difende: «Volevo solo aiutare quei ragazzi. A Gorazde c’è stato un incendio: i documenti si sono bruciati ma restano gli archivi digitali».
All’inchiesta giornalistica è seguita quella giudiziaria. Gli indagati sono Salvatore Messina, il figlio Dario e il prestanome Alessio Culotta. Pesanti i capi d’accusa: truffa, omessa presentazione della dichiarazione dei redditi, riciclaggio e autoriciclaggio. Era stata creata una rete di società internazionali in cui venivano dirottate le somme degli studenti. Seguendo il filo dei soldi versati viene fuori anche il nome dello studio “Pinelli Schifani” in cui operano gli avvocati Giuseppe Pinelli e Roberto Schifani, figlio del governatore siciliano.
Pinelli è amministratore della Fact, società di Londra. «Il mio è solo un incarico fiduciario — dice — Comunque ho congelato il rapporto con Messina». Uno degli studi “Pinelli Schifani” ha la sede legale nello stesso immobile che a Roma ospita un’altra società del circuito Jean Monnet.
Messina è uomo dai mille volti.
Nel suo curriculum si legge che ha la residenza a Tirana, ma in realtà vive a Palermo. Nel 2004 viene arrestato per una frode alla Ue da 9 milioni di euro su corsi di formazione. Condannato a otto anni, se la cava poi con la prescrizione. Fu fermato persino al confine con una valigia piena di banconote che voleva nascondere alle Bahamas. Eppure, il sedicente rettore veniva accolto come un mecenate della cultura da personaggi di spicco del mondo accademico
[…] I corsi erano tutti online, tenuti da esponenti della sanità e del mondo accademico. Tra i docenti c’erano dirigenti regionali, professori universitari, direttori generali e amministrativi delle aziende sanitarie, avvocati, giornalisti.
Una docenza, per dire, era tenuta dal presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo. I tirocini, che dopo l’inchiesta giornalistica di Repubblica sono stati sospesi, si svolgevano in ospedali pubblici e cliniche convenzionate con l’università fantasma. «Abbiamo oltre 50 strutture convenzionate in nove regioni d’Italia » si vantava Messina. A oggi nel Paese potrebbe esserci un numero indefinito di studenti provenienti da quel circuito con titoli non validi, visto che il Jean Monnet operava indisturbato da dieci anni.
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