CHIUDETELI IN CASA E BUTTATE LA CHIAVE - LA FOLLE NOTTE NEL LOCALE DI PORTO ROTONDO SCATENA IL PANICO TRA I PISCHELLI STRONZI DI ROMA NORD: IN CINQUE SONO TORNATI POSITIVI A ROMA, ALTRI QUATTRO CONTAGIATI RIMARRANNO SULL’ISOLA FINO A QUANDO NON RISULTERANNO NEGATIVI, ALTRI 50 SI SOTTOPORRANNO A AL TAMPONE – ALLA SERATA ERANO PRESENTI 250 PERSONE CHE BALLAVANO APPICCICATI, MOLTI SI SCAMBIANO BICCHIERI E SIGARETTE: “FUORI C’ERANO I TERMOSCANNER, DENTRO ERA UN DELIRIO…”
-1 - LA FOLLE FESTA IN SARDEGNA CHE SPAVENTA LA CAPITALE: CONTAGIATI NOVE ROMANI
Mauro Evangelisti Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
In cinque sono tornati a Roma e sono positivi. Altri quattro sono ancora in Sardegna, ma anche loro sono stati contagiati e dovranno restare nell'isola fino a quando non risulteranno negativi. Le autorità sanitarie sarde hanno già rintracciato una cinquantina di ragazzi, tutti di Roma nord, tutti tra i 20 e i 30 anni, che il 9 agosto hanno partecipato a una serata nella discoteca Country club, di Porto Rotondo, dove si esibiva il dj romano Lorenzo Palazzi.
Ora nella rete di contatti del gruppo o di chi ha partecipato alla serata sta crescendo la paura. E molti ragazzi romani sono bloccati in Sardegna, in attesa del tampone (ne sono già stati eseguiti una cinquantina) e comunque in quarantena. «Ma non si può parlare di un'unica serata - racconta uno dei ragazzi del gruppo - perché da inizio agosto nella zona di Porto Rotondo e Porto Cervo siamo stati anche in altri locali, in feste private, in cene».
Le prime due ragazze romane positive erano arrivate in Sardegna dopo essere state a Ibiza. Un'amica che era con loro alle Baleari le ha avvertite di avere scoperto di essere stata contagiata. Anche loro sono corse a fare il tampone e di lì l'allarme è scattato tra Roma Nord e Sardegna.
LA FESTA Cosa è successo? La festa il 9 agosto al Country Club a Porto Rotondo, in Sardegna. Discoteca esclusiva, in una delle più rinomate mete turistiche. Un evento di musica house in un locale della Costa Smeralda si trasforma in un acceleratore di contagi per il Covid-19 per molti ragazzi della Capitale. Alla console si alternano tre dj, su tutti Lorenzo Palazzi, romano ventenne punto di riferimento, per la sua musica, per molti coetanei di Roma Nord.
Ecco, allora che un gruppo di 50 amici lo raggiunge per il fine settimana. Si muovono da Ibiza, dalla Grecia, dalla Capitale. Successivamente, prima di sapere che alcuni di loro erano positivi, tornano a Roma, si spostano in Toscana, a Sabaudia, altri restano in Costa Smeralda. Un intreccio che renderà arduo il compito di chi fa contact tracing. All'ingresso della discoteca all'aperto gli addetti alla sicurezza misurano la febbre. Tutti i protocolli vengono rispettati, assicurano i gestori. Nessuno supera i 37 gradi e mezzo.
Probabile quindi che il primo positivo, ammesso che si tratti solo di una persona, sia asintomatico. La festa ha inizio e il virus inizia a camminare. I ragazzi ballano, come normale si creano legami. L'indomani molti di loro si ritrovano in spiaggia. Ancora nessuna traccia del coronavirus. Nessun sintomo. Ma è solo questione di tempo. Il campanello d'allarme suona qualche giorno dopo.
A Roma due ragazze presenti alla festa stanno male. Febbre non particolarmente alta, ma da Ibiza, dove erano state, hanno saputo che un'amica ha il coronavirus. Il tampone dà esito positivo. E l'allarme viene lanciato. Il tam tam si diffonde tra i giovani che hanno partecipato alla serata, quasi tutti di Roma Nord.
Un fiume di messaggi invadono i cellulari dei ragazzi che ruotano attorno a Ponte Milvio. Altri stanno male. Il numero cresce. Si arriva 9 persone che hanno contratto il virus: 4 a Porto Rotondo, 5 rientrate nella Città Eterna. Nel nord Sardegna si mette in moto l'unità di crisi del servizio sanitario regionale guidata da Marcello Acciaro, con uno scambio di informazioni con la Regione Lazio e l'Asl Roma 1.
Tutti i presenti alla serata vengono individuati. Quindici sono ancora in Costa Smeralda. Venti sono rientrati a casa ed altri dodici sono sparsi in altre località turistiche tra Forte dei Marmi e Sabaudia.
CONTACT TRACING L'obiettivo adesso è circoscrivere il contagio. Perimetrare il gruppo di persone. «Siamo terrorizzati», ammette la madre di uno dei ragazzi che frequenta Ponte Milvio. «Aspettiamo l'esito del tampone. Quei ragazzi rientrati dalla Sardegna hanno frequentato altri amici a Roma, è possibile che si siano passati il virus». L'assessore alla Salute del Lazio, Alessio D'Amato: «La storia della Costa Smeralda è complessa, stiamo parlando di ragazzi, che si sono spostati da un posto all'altro. E alcuni sono bloccati in Sardegna».
Detto che probabilmente l'attività del gruppo ha coinvolto anche altre locali e feste private, il gestore del Country Club assicura: «Quella sera era addirittura moscetta, 250 persone, per lo più ventenni romani, che conoscevano la crew di dj. Ma c'erano anche 30-40enni in vacanza da altre parti d'Italia.
Siamo l'unico locale con i termoscanner come agli aeroporti, l'80 per cento è all'aperto, distanziamo i tavoli, entrata e uscita sono separate, un sistema di tracciamento online perché da me bisogna prenotarsi via internet. Ho 4 addetti alla sicurezza che girano per la pista con pettorina arancione per tenere lontani i ragazzi quando ballano».
2 - «IN QUEL POSTO C'ERA IL DELIRIO E IO SONO SCAPPATO A CASA»
Alessia Marani per “il Messaggero”
Francesco (è un nome di fantasia) è un giovane imprenditore romano, ha 27 anni e fino a ieri mattina era in vacanza con la fidanzata in Costa Smeralda. Ma sono scappati via, spaventati dallo spettro del Covid - «siamo terrorizzati» - perché le loro amiche con cui hanno condiviso gran parte delle giornate hanno frequentato le disco tra Porto Cervo e Porto Rotondo, anche il gruppetto degli amici di Roma Nord, tra cui sono spuntati i contagiati. «Noi abbiamo provato a metterci piede una o due serate in quei locali, fuori all'apparenza sembrava tutto regolare, ma dentro c'era il delirio».
Che cosa intende per delirio?
«Che una volta misurata la febbre e messo piede all'interno, c'era il marasma. Tutti a ballare appiccicati, tutti sudati uno vicino all'altro, a scambiarsi bicchieri, sigarette, effusioni... Al bar nessuna mascherina, non l'aveva nessuno».
Ma le piste da ballo non dovrebbero funzionare...
«Infatti, ma i gestori usano lo stratagemma delle cene-spettacolo con cui ti obbligano, fra l'altro, a riservare un tavolo così spendi anche di più. Ma poi si balla lo stesso. Succede così anche nel locale incriminato di Porto Rotondo, quello dove si è svolta la festa con dj a cui avrebbero partecipato i contagiati.
Bisogna fatturare, il resto non conta. Io lavoro nella ristorazione e so cosa significa essere stati chiusi durante il lockdown, con i dipendenti in cassa integrazione. Capisco anche che nelle zone turistiche lavorare i tre mesi estivi sia ossigeno per l'economia locale, ma la salute viene prima di tutto».
Perché adesso ha paura nonostante non abbia più frequentato quei locali?
«Perché ho saputo che uno dei ragazzi che ha casa nello stesso nostro condominio in Costa Smeralda è positivo. Pare che a contagiarlo sia stata una ragazza arrivata in Sardegna dopo avere viaggiato per l'Europa, prendendo aerei, treni e traghetto.
Alcune nostre amiche che hanno continuato ad andare a ballare tutte le sere hanno frequentato lui e la sua comitiva e altri amici di stanza ad Arzachena. Siamo stati molto insieme, a pranzo tutti i giorni. Una di loro l'altro giorno ha starnutito a tavola e noi a scherzarci su. Adesso, invece, tremo solo a pensarci».
Quindi lei e la sua fidanzata siete rientrati prima a Roma?
«Sì. Non era più vacanza. Noi avevamo già rinunciato alla movida, ma non è bastato per essere al sicuro. Ho prenotato il primo posto disponibile sul traghetto. Non si poteva più stare nell'ansia. Ho sbagliato a partire, perché una volta là mi sono reso conto che c'era gente in arrivo da tutta Italia, da tutto il mondo. Tutti stipati in posti stra-pieni. Non possiamo sapere chi è e cosa ha fatto chi ci sta davanti. Nei locali la situazione è incontrollata, ingestibile».
La Asl vi ha contattati?
«Per il momento a noi no. Ma dubito che i ragazzi contagiati abbiano fornito una lista esatta di tutte le persone frequentate. Magari ce ne sono alcune che non avrebbero dovuto vedere o, semplicemente, è più difficile tracciare tutti. Io stamani ho già fatto il test sierologico, domani (oggi, ndr) dovrei sottopormi al tampone.
Ringraziando il cielo ho una disponibilità economica che mi ha permesso di potere organizzare il rientro in tempi rapidi e di rivolgermi a laboratori sanitari privati, ma non tutti possono. Ma sa qual è la cosa più grave?».
Qual è?
«Che regnano omertà e menefreghismo. Perché fino a poche ore fa, nei due gruppi di Roma Nord, tra Corso Francia e il Fleming, si parlava della questione, si scambiavano informazioni, ora nessuno sa più niente.
Non solo. Alcune delle persone coinvolte, parliamo di ragazzi e ragazze tutte tra i 20 e i 30 anni, sono già tornati a casa e fanno la vita di sempre, senza alcuna precauzione e magari sono tutti asintomatici. Altri sono già ripartiti, chi in Croazia, chi in Spagna, chi a Napoli. Il coronavirus gira e da qui a due settimane, quando le vacanze saranno finite, chissà quanti positivi avremo».