CI POSSIAMO FIDARE DI MAHA ABDELRAHMAN, DOCENTE DELL'UNIVERSITÀ DI CAMBRIDGE, TUTOR DI GIULIO REGENI? - LA PROFESSORESSA HA NEGATO DI ESSERE STATA LEI, CONDIZIONATA DAGLI 007 DI LONDRA, A INDIRIZZARE REGENI VERSO LO STUDIO DEI SINDACATI INDIPENDENTI EGIZIANI. MA IN UNA CHAT TRA GIULIO E SUA MAMMA, IL RAGAZZO SOSTENEVA CHE FOSSE STATA PROPRIO LA DOCENTE A INSISTERE AFFINCHÉ LUI SVOLGESSE QUELLA RICERCA - LA DONNA NON HA COLLABORATO MOLTO CON I NOSTRI INQUIRENTI: DOPO IL FUNERALE DI REGENI HA RIFIUTATO DI CONSEGNARE COMPUTER, PENNETTE USB, HARD DISK E IL CELLULARE...
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Estratto dell'articolo di Grazia Longo per “La Stampa”
Era molto attesa l'udienza di ieri al processo sul sequestro, le torture e l'omicidio di Giulio Regeni, scomparso il 25 gennaio 2016 al Cairo e ritrovato senza vita il 3 febbraio. Ad essere interrogata per prima, in video collegamento (avventuroso) con la Gran Bretagna è stata infatti la docente dell'Università di Cambridge, Maha Abdelrahman, tutor di Regeni nel periodo in cui il giovane ricercatore era in Egitto.
L'aspettativa era legata al fatto che la donna inizialmente non ha collaborato molto con i nostri inquirenti coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco. Basti pensare che interrogata una prima volta dopo il funerale di Giulio ha rifiutato di consegnare computer, pennette Usb, hard disk e cellulare. Materiale sequestrato due anni dopo, nel gennaio 2018, in Inghilterra, quando è stata nuovamente interrogata con rogatoria internazionale.
Anche ieri ha ribadito di non essere stata lei «a indirizzare Giulio verso la ricerca sui sindacati degli ambulanti egiziani (studio rivelatosi fatale per il giovane friulano, ndr). È stata una sua scelta autonoma». Eppure c'è qualcosa che non torna. In una chat di Skype del 26 ottobre 2015 tra Giulio Regeni e la madre Paola, il ragazzo sosteneva infatti che fosse stata proprio la docente a insistere affinché lui svolgesse quella ricerca. Ma ieri in aula la tutor inglese di origini egiziane è stata categorica [...]
Ha tuttavia precisato di non aver «mai ricevuto o subìto pressioni da parte del governo egiziano per non deporre e nemmeno i miei familiari. Giulio non ha mai avuto rapporti con il governo inglese e l'Università di Cambridge gli aveva dato in parte un finanziamento, ma non una borsa di studio completa. Lui era una persona intelligente, un ragazzo maturo e autonomo».
Ieri pomeriggio è stato interrogato, anch'egli come testimone, l'ex premier e ministro degli Esteri all'epoca dei fatti, Paolo Gentiloni. Sollecitato dalle domande del procuratore capo Francesco Lo Voi, e poi da quelle dell'avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, Gentiloni ha dichiarato:
«Per me è difficile ricomporre i rapporti con l'Egitto finché non verrà accertata la verità sui responsabili della morte di Giulio Regeni». Ha definito la vicenda «abnorme» aggiungendo che «non è condivisibile che i rapporti tornino alla normalità tra i due Paesi: una frattura e incrinatura nella fiducia deve lasciare una traccia e finché ho avuto ruolo di governo questa traccia è rimasta». [...]