CINQUANTA MEDICI PRIMARI SI SONO OFFERTI DI RESTARE IN CARICA ANCHE DOPO LA PENSIONE, PER DUE ANNI, SENZA STIPENDIO - I DUE ANNI DI PANDEMIA HANNO FATTO ALLUNGARE I TEMPI DI ATTESA PER INTERVENTI DOPO CHE DIVERSI REPARTI SONO STATI CONVERTITI PER CURARE PAZIENTI MALATI DI COVID - "IN QUESTA FASE SI È OPERATO POCO E I GIOVANI NE HANNO RISENTITO. OLTRETUTTO MANCANO MEDICI, CIRCA 12 MILA, PROBLEMA ANNOSO, CHE PRESCINDE DAL COVID"

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Margherita De Bac per www.corriere.it

 

Per un intervento a una valvola cardiaca al San Camillo di Roma c’è da aspettare dodici mesi, a meno che non si tratti di un’urgenza. È solo un esempio di quanto in due anni di Covid, specie dopo l’ultima ondata, le liste di attesa si siano espanse dopo che diversi reparti sono stati dedicati esclusivamente ai malati infettivi.

 

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È questo uno dei motivi per cui una cinquantina di primari di varie specialistiche si sono offerti di restare in carica anche dopo la pensione: per una fase transitoria, durata massima due anni, senza stipendio, mantenendo solo il trattamento pensionistico. Francesco Musumeci, classe 1953, tra un anno e mezzo dovrebbe lasciare: «Nell’interesse dei pazienti e della professione io e tanti colleghi proponiamo di mantenere la posizione, magari affiancando il nuovo primario quando verrà nominato attraverso il concorso. L’ideale sarebbe anche avere il riconoscimento della funzione».

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Possibile che un medico che fa una scelta del genere «per il bene del sistema sanitario» e, senza nessun altro interesse, chieda di accompagnare il turn over? Musumeci non esita a chiarire: «Sarebbe un vantaggio anche dal punto di vista della formazione. In questa fase si è operato poco e i giovani ne hanno risentito. Oltretutto mancano medici, circa 12 mila, problema annoso, che prescinde dal Covid».

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LA PROPOSTA

La proposta, consegnata al governo, dovrebbe trovare l’equilibrata formulazione in un emendamento da inserire in uno dei prossimi decreti di materia economica. Hanno aderito tra gli altri il chirurgo vascolare Nicola Mangialardi, San Camillo; Carlo Antona, università di Milano; Michele Battaglia, Bari; Giancarlo Palasciano, Siena; Francesco Talarico, Palermo. L’emendamento verrà sostenuto dai deputati Filippo Devito e Roberto Morassut.

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Il rapporto di lavoro tra l’azienda e il dipendente potrebbe proseguire su domanda di quest’ultimo al direttore generale o «alla figura apicale della struttura convenzionata». La risposta andrà data al diretto interessato entro 30 giorni. «Potrebbe anche essere previsto che il primario subentrante sia favorevole all’accostamento». Il provvedimento ha una durata massima di due anni e cessa immediatamente al compimento del 72esimo anno d’età.

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Facile a dirsi, meno sul piano attuativo. Tra il trattamento pensionistico e quello retributivo c’è una differenza che comunque andrebbe armonizzata. E i nuovi medici, arrivati al top dell’incarico, non potrebbero guardarvi come intrusi? Musumeci ritiene che non sia questo l’ostacolo: «Ricordiamo che non è un’istituzione permanente».

 

 

 

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