COLAO, CHE MANOVRAO! – LA NOMINA AL FOTOFINISH DEL MINISTRO PER L'INNOVAZIONE TECNOLOGICA VITTORIO COLAO CHE METTE ELENA GRIFONI A CAPO DEL NUOVO UFFICIO PER L'AEROSPAZIO DI PALAZZO CHIGI – IL MINISTRO HA ACCELERATO SULLA CREAZIONE DI QUESTO UFFICIO CHE PREVEDE LA GRIFONI E ALTRI DUE DIRIGENTI: LUI AVREBBE VOLUTO UN DIPARTIMENTO CHE, PERÒ, AVREBBE COMPORTATO CON TUTTA PROBABILITÀ UN INTERVENTO DELLA CORTE DEI CONTI E DELL'ANAC. IL TUTTO SENZA AVER APERTO ANCORA ALCUN BANDO DI SELEZIONE…
-Alessandro Da Rold per “La Verità”
Sarà con tutta probabilità uno degli ultimi lasciti del governo Draghi e del ministro per l'innovazione tecnologica Vittorio Colao. La prossima nomina di Elena Grifoni (assistente del direttore generale dell'Esa, l'Agenzia spaziale europea, Joseph Aschbacher) a capo del nuovo ufficio per l'aerospazio di Palazzo Chigi, rappresenta infatti la chiusura del cerchio della gestione di Colao e del capo di gabinetto Stefano Firpo nel settore aerospaziale.
Secondo gli addetti ai lavori il bilancio complessivo è piuttosto deludente, gestito spesso al limite del rispetto delle regole della pubblica amministrazione. Come raccontato dalla Verità nelle scorse settimane, Colao ha accelerato la creazione di questo ufficio che prevede un direttore, la Grifoni, e altri due dirigenti di seconda fascia. In realtà nei desiderata dell'ex ad di Vodafone c'era l'idea di creare un vero e proprio dipartimento spazio incardinato nel suo ministero perché convinto che ne sarebbe restato in sella almeno fino alla scadenza della legislatura.
L'operazione però, avrebbe comportato con tutta probabilità un intervento della Corte dei conti e dell'Anac, perché si sarebbe trattato di un provvedimento fuori dagli affari correnti dell'ormai decaduto governo Draghi. Invece, creando un semplice ufficio, Colao riesce a dribblare in parte la burocrazia della presidenza del Consiglio (dovrà essere varato nei prossimi giorni, comunque, un interpello per la nomina), ma soprattutto completa la squadra che gestirà l'industria aerospaziale nei prossimi anni, senza preoccuparsi di chi vincerà alle prossime elezioni.
Il tutto, peraltro, senza aver aperto ancora alcun bando di selezione ufficiale come previsto dalle norme. Fdi ha presentato un'interrogazione in merito. Il deputato Franco Mollicone ha fatto appello al capo dello Stato, Sergio Mattarella, e chiede al ministero competente se non ritiene «che le procedure di nomina siano fuori dal perimetro della legittimità dell'ordinaria amministrazione così come da comunicazioni del presidente del Consiglio dello scorso luglio e che tale nomina non debba essere soggetta al vaglio del Parlamento».
Grifoni è la terza dipendente in arrivo da Esa, ennesima conferma di come il settore aerospaziale italiano sia del tutto commissariato dall'Europa a causa della scarsa conoscenza del settore da parte del ministro che, sin dalla delega, si è completamente messo nelle mani del direttore generale Aschbacher. Questo nonostante agli incontri per la selezione abbiano partecipato esperti italiani con competenze tecniche e manageriali qualificate. Alla fine, però, è stata preferita proprio l'assistente di Aschbacher. È evidente come dietro ci siano logiche industriali.
Lo scorso anno fu nominata in Esri Simonetta Cheli che ha lavorato presso Esa per tre decenni, collaborando strettamente con l'attuale direttore generale. A completare la terna dei «commissari» c'è l'ingegnere Franco Ongaro, ex direttore per due mandati del direttorato tecnologico di Estec in Olanda che, dallo scorso anno, è in Leonardo come capo delle tecnologie e dell'innovazione della holding, avendo preso il posto del ministro Roberto Cingolani.
Anche lui, come Cheli e Grifoni, aveva un ruolo di primo piano nell'Esa. Qual è quindi il messaggio che il duo Colao-Firpo lascia alla fine di questo governo? Che le regole amministrative con cui l'amministrazione pubblica deve funzionare non valgono nel ministero per l'Innovazione tecnologica che sembra essere gestito come una società privata: senza bando di selezione, si sceglie a dirigere un ufficio strategico della presidenza del Consiglio una manager di provenienza Esa, a conferma di come gli italiani in arrivo dall'Europa siano (solo in apparenza) molto più bravi dei nostri tecnici nazionali.