IL COLLASSO DELLA SANITA’ PUBBLICA – UN ESODO BIBLICO DI QUASI 40MILA CAMICI BIANCHI DA QUI AL 2025 RISCHIA DI METTERE IN GINOCCHIO DEFINITIVAMENTE IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE, GIÀ USCITO MALCONCIO DOPO LA PANDEMIA - LA SITUAZIONE PIÙ CRITICA È QUELLA DEI MEDICI DI FAMIGLIA: OGGI QUASI METÀ DEI DOTTORI IN SERVIZIO È OVER 60 – COME DAGO DIXIT, I POCHI SPICCIOLI DESTINATI ALLA SANITÀ, CIOÈ 3 MILIARDI, HANNO SPINTO ALLE DIMISSIONI IL PROFESSOR ARNALDO MORACE PINELLI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA SALUTE ORAZIO SCHILLACI...

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Estratto dell’articolo di Marzio Bartoloni per “Il Sole 24 Ore”

 

SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO - OSPEDALE

Un esodo biblico di quasi 40mila camici bianchi da qui al 2025 che rischia di mettere in ginocchio definitivamente la Sanità pubblica già uscita malconcia dopo la pandemia. È quello che aspetta il nostro Servizio sanitario nazionale che vedrà una uscita massiccia per pensionamenti dei propri medici dipendenti entro i prossimi due anni: da quelli ospedalieri ai dottori di famiglia, da quelli che lavorano negli ambulatori fino alle guardie mediche.

 

SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO - OSPEDALE

E sì perché la cosiddetta gobba pensionistica - il picco cioè di uscite per anzianità (67 anni è la media) - per tutte queste categorie di camici bianchi tocca i livelli massimi nel 2023, nel 2024 e l’anno successivo - quando si registreranno rispettivamente 12763 uscite, 12748 e 13156 - con qualche pesante ricaduta anche nel 2026 (12801 pensionamenti), poi il trend degli addii comincia a scendere per tornare ai livelli più fisiologici del 2020 soltanto nel 2030.

 

il ministro della salute orazio schillaci foto di bacco

Del resto quella dei medici, a causa di un turn over con il contagocce e una programmazione sbagliata dei posti a Medicina e nelle specializzazioni, è una delle categorie con l’età più avanzata nella Pubblica amministrazione visto che quasi la metà dei nostri dottori in servizio in ospedale e negli studi ormai ha più di 60 anni: in particolare è over 60 il 45% degli ospedalieri e il 52% di pediatri e medici di famiglia.

 

E proprio tra quest’ultimi c’è la situazione più critica: si sono già ridotti a 39.270 quando erano 42.428 nel 2019 (in pratica 0.69 per mille abitanti ) e ora per questa categoria (compresi i pediatri) sono previsti 4.747 pensionamenti nel 2023con l'apice della gobba pensionistica nel 2024 con 4.924 ritiri per poi scendere a 4822 uscite nel 2025. Insomma ogni anno va in pensione più del 10% dei medici di famiglia.

 

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i taglia alla sanita in italia negli ultimi 10 anni - la stampa

Entro il 2025, facendo la somma complessiva perderemo in tutto 14.493 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta; 3.674 specialisti ambulatoriali e 20.500 dirigenti medici per un totale di 38.667 camici bianchi. Insomma una vera e propria emorragia di dottori nel Ssn che non tiene nemmeno conto del fenomeno delle dimissioni volontarie - si stimano almeno 3mila medici che ogni anno si licenziano o chiedono il prepensionamento - per andare a lavorare nel privato o addirittura all’estero dove si aggiungono nuove ambite mete come i Paesi arabi dove i dottori vengono pagati a peso d’oro.

 

A mettere in fila tutti i numeri sui nostri camici bianchi è un ampio rapporto del centro studi del Sumai Assoprof (il sindacato dei medici specialistici ambulatoriali) presentato nei giorni scorsi in occasione del congresso a Roma e realizzato sui database di Ordine, Enpam, Sisac, Aran, Istat, Corte dei conti e ministero della Salute.

 

Arnaldo Morace Pinelli

Numeri davvero preoccupanti che fanno dire al segretario Sumai Antonio Magi che «se non ci saranno subito investimenti seri e decisivi sul personale sanitario, la Sanità pubblica Italiana che conosciamo oggi, anche se in crisi, dal 2025 rischia di saltare realmente». Un rischio concreto anche perché l’aumento dei nuovi laureati in Medicina e soprattutto degli specializzandi (dal 2021 sono state aumentate di molto le borse che ora viaggiano sulle 14mila l’anno) si vedranno dal 2026 in poi. […]

Arnaldo Morace Pinelli

attesa sanità pubblica
attesa sanità pubblica