COME AL BATACLAN! L’ATTACCO MULTIPLO DI VIENNA FA RIPIOMBARE L’EUROPA NELL’INCUBO TERRORISMO. SALE A TRE IL NUMERO DELLE VITTIME DEI TERRORISTI. UCCISO ANCHE UN APPARTENENTE AL COMMANDO - IL KILLER METODICO, LE MISSIONI SACRIFICALI DEI JIHADISTI E L’EUROPA CHE, DOPO LA DECAPITAZIONE DEL PROFESSORE FRANCESE E L' ATTENTATO A NIZZA, SI RITROVA AL CENTRO DI UN'OFFENSIVA…
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(ANSA-AFP) - Sale a tre - due uomini e una donna - il numero delle vittime dell'attacco terroristico di ieri sera a Vienna. Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa il ministro degli interni austriaco, Karl Nehammer. Ucciso anche uno degli appartenenti al commando terroristico, risultato un simpatizzante dell'Isis.
ATTACCO A VIENNA
Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
È il fronte delle città, con le strade tramutate in campo di battaglia da estremisti e da persone che li imitano ma conducono guerre personali. Il fine è sempre lo stesso: fare molte vittime, portare il terrore, dimostrare che nessuno è al sicuro.
Alcune azioni richiedono una preparazione, specie se coinvolgono luoghi multipli come a Vienna. I criminali devono procurarsi l' arsenale, condurre una ricognizione, studiare le contromisure. Il Paese ha una posizione geografica che la può rendere vulnerabile, è vicina all' Est europeo, uno dei serbatoi dai quali entrano esplosivi, Kalashnikov e armi ricondizionate.
Quelle per il Bataclan le comprarono in Slovacchia. Esistono molti sentieri battuti dai trafficanti e lungo le medesime rotte possono passare elementi che vogliono infiltrarsi.
In quest' occasione hanno agito terroristi differenti da quelli che impugnano un coltello oppure guidano il «tagliaerba», l' auto sulla folla. Le immagini hanno mostrato un uomo con un fucile e un paio di borse a tracolla, forse per le munizioni. Spara la prima volta su un giovane, riprende il suo percorso e quindi torna indietro per tirare ancora sulla vittima. È killer metodico.
Spesso sono missioni sacrificali, chi le conduce ha un equipaggiamento per ingaggiare gli agenti, fucili e cinture da kamikaze. Dotazione per resistere, per prendere eventualmente degli ostaggi. E questo a prescindere dal colore di appartenenza: è un modus operandi adottato dai jihadisti, lo abbiamo visto spesso attuato in Europa e in Asia, ma non sono certo gli unici.
A Mumbai, nel 2008, un commando di kashmiri arrivò dal mare e si trincerò all' interno di un grande albergo con un buon numero di ospiti diventati scudi umani. Loro complici presero d' assalto un centro ebraico. Un evento tragico che ha dimostrato come il teatro urbano sia diventato un fronte altamente pericoloso. Casi remoti e recenti confermano come gli obiettivi siano inesauribili. I luoghi di culto (sinagoghe, chiese), gli alberghi, i ristoranti sono target facili. Gli assassini colgono di sorpresa le loro vittime, sconvolgono consuetudini normali, trasformano chiunque un bersaglio.
L' Austria non è stata risparmiata dalla violenza politica.
Ricordiamo la strage all' aeroporto nel dicembre 1985, l' omicidio di tre dirigenti curdi iraniani nell' 89, l' agguato contro un esule ceceno nel luglio di quest' anno. Quindi il timore dello Stato Islamico o dei nemici interni, i neonazisti. Nel dicembre 2019 è stata arrestata una micro-cellula di ceceni filo-Isis che voleva attaccare un mercatino di Natale. Ed erano ispirati sempre da un ceceno due giovani austriaci che volevano assassinare un poliziotto.
Oggi le nostre società devono guardarsi da tanti avversari, il cui scopo - con motivazioni non omogenee - è lacerare, spaccare la società, ammazzare. I militanti islamici lo fanno per la loro bandiera, gli xenofobi in nome della razza, lo stragista di Las Vegas ha sparato per diventare famoso. Sono ore angoscianti, dopo la decapitazione del professore francese e l' attentato a Nizza, con l' Europa al centro di un' offensiva.