Marina Valensise per “Il Messaggero”
espressioni facciali dei cani 4
«Vengo con Isabella, prepara la copertina termica. No, Aldo ci raggiunge dopo la visita dal fisioterapista». Isabella non è la sorella, la cugina, la cognata, e Aldo non è lo zio e nemmeno il suocero. Sono cani, cagnoni, cagnoloni. Un'enorme Goldendoodle e pelosissima, abbandonata in un cesto dei rifiuti quando era un batuffolino bianco, e diventata l'amore del suo padrone e un Labrador color miele, salvato da un destino cinico e baro, grazie a un'adozione fortunosa dopo la morte improvvisa della sua padrona.
Isabella, Aldo, Enzo, Zerlina e Bellatrix, nella varietà della razza canina, bassotto, King Charles, spinone nano, cocker blu roano che siano, testimoniano l'ultimo salto di civiltà e il suo paradosso. Rappresentano da un lato l'umanizzazione del bestiale, poiché incarnano il ruolo di figlia, marito, amante, compagno di chi vive con e per loro, diventandone il referente emotivo esclusivo; ma dall'altro lato, rappresentano la bestializzazione dell'umano, visto il primato che la vita animale assume agli occhi del contemporaneo per la sua naturalità, il suo abbandonarsi spontaneo al flusso dell'esistenza senza pensieri, senza angosce, senza tormenti metafisici.
espressioni facciali dei cani 3
L'AFFEZIONE Basta guardarsi intorno, una domenica di primavera a Villa Borghese, per scoprire il legame simbiotico che unisce il passante al suo cane, e rendersi conto dell'evoluzione rispetto al rapporto con gli animali domestici che intrattenevano i nostri nonni e bisnonni. Che sia un progresso ineluttabile lo spiega l'animalista tedesca autrice di questo diario struggente del suo infinito amore per la vecchia Shira, un labrador tredicenne per la quale ha, di punto in bianco, abbandonato la sua carriera di ricercatrice, specialista dei lupi e guida al Parco nazionale di Yellowstone.
Da allora Elli H. Radinger è diventata una scrittrice free lance e dopo il primo bestseller, La Saggezza dei lupi, ha deciso di raccontare per filo e per segno la sua vita di fricchettona, abituata a viaggiare da sola, a vivere per un anno fra i boschi del Minnesota, in una capanno gelato senza acqua né luce, per amore di un selvaggio americano, poi mollato, tagliando la legna, costruendo con le mani una canoa per pescare le anguille, fino quando, tornata sui propri passi, non ha deciso di dedicarsi anima e corpo prima a una trovatella tirata fuori da un canile, e poi al suo vecchio cane, per spiegare al mondo la ricchezza di uno scambio umano senza pari con l'animale vivente e morente, fonte inesauribile di amore, pazienza, amicizia e gratitudine.
L'IMPORTANZA Chi odia i cani, non sopporta di averli fra i piedi e addirittura li teme come una minaccia, si astenga dal leggerlo. Ma chi invece ne è incuriosito, si ferma ad accarezzarli per strada, e sogna pure di prendersene uno nel suo trilocale senza balconi, anche a costo di mandare in crisi il matrimonio, con questo libro capirà l'importanza che il cane ha assunto oggigiorno per noi umani.
Persino Sigmund Freud che passò tutta la vita a studiare la psiche umana, a settant' anni suonati smise di disprezzare i cani, grazie alla principessa Maria Bonaparte, sua allieva: «I cani amano i loro amici e mordono i loro nemici, in contrasto con le persone, che sono incapaci di puro amore e nelle loro relazioni devono sempre mescolare amore e odio».
Lo studioso delle nevrosi e dei complessi di colpa aveva scoperto nella razza canina «la simpatia senza ambivalenza, la semplificazione della vita liberata dal conflitto difficilmente sopportabile con la civiltà - la bellezza di un'esistenza compiuta in sé».
LA CONSAPEVOLEZZA Muovendosi nel suo solco, l'etologa tedesca ne continua la dimostrazione a oltranza, offrendo una congerie di esempi, aneddoti, spunti di riflessioni che con l'amore e la dedizione canina corroborano la consapevolezza del puro esistere e il piacere del vivere senza pensieri, senza inquietudini, abbandonandosi all'eterno presente, all'immediatezza irriflessiva dell'hic et nunc, e insegnano, grazie al segreto divino canino, a coltivare la ricerca di un senso pieno dell'esistenza, in nome della stessa finitezza della vita.
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