IL CONTAGIO NON VA ADAGIO – I VERI NUMERI SUI POSITIVI A CORONAVIRUS POTREBBERO OSCILLARE TRA I 450MILA E IL MILIONE DI CASI. IL CHE SPIEGHEREBBE L’ALTISSIMO TASSO DI LETALITÀ (12% IN LOMBARDIA CONTRO IL 3,4% IN TUTTO IL MONDO) – IL VIROLOGO CRISANTI, CONSULENTE DI ZAIA: “ABBIAMO VOLUTO DIFENDERE IL PAESE DEI BALOCCHI E L’ECONOMIA DI FRONTE ALLA MORTE” – CHE SUCCEDE DOPO IL LOCKDOWN?
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1 - «EMERGENZA SOTTOVALUTATA IN ITALIA ALMENO 450 MILA CASI»
Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”
«La verità è che l' unico dato certo riguarda i decessi. Ed è da lì che bisogna partire per sapere quanti sono realmente i contagiati. Si scopre così che i numeri corretti sono purtroppo molto più alti di quelli che vengono diffusi e riguardano semplicemente i casi emersi e quindi hanno poco senso. Finalmente anche la Lombardia l' ha capito e ha deciso di dare la caccia al sommerso».
È da giorni che il professor Andrea Crisanti scuote la testa: «Non riesco a spiegarmi come sia stato possibile sottovalutare le dimensioni dell' emergenza, quando erano sotto gli occhi di tutti: in Lombardia i malati saranno almeno 250mila, 150mila sintomatici e 100 mila asintomatici, in Italia ne calcolo 450mila... altro che 60mila».
Direttore dell' Unità complessa diagnostica di Microbiologia a Padova, già docente di Virologia all' Imperial College di Londra, Crisanti ha studiato con il governatore Luca Zaia la strategia di lotta al coronavirus, sostenendo da subito la scelta dei tamponi anche ai malati asintomatici, partendo da tutti coloro che sono più a rischio di contagio.
Professore, come arriva a concludere che il contagio è così diffuso?
«Due sono i dati da considerare: quello della Cina e quello registrato a Vo' Euganeo, dove è stata fatta per la prima volta al mondo un' indagine epidemiologica su un' intera popolazione. Questi numeri sono simili e ci dicono che il tasso di letalità (rapporto fra il numero di decessi e il totale dei contagiati, ndr ) è sotto il 2%, considerando tutto si arriva all' 1,5%, e che la percentuale di asintomatici che contagiano è altissima (40%). Cosa sulla quale la Cina ha però mentito, evitando di considerarli nelle statistiche».
Si dice che il ceppo lombardo del virus sia più aggressivo di quello cinese e veneto. Non è così?
«Ma vogliamo scherzare? Non ci sono evidenze che il virus della Lombardia sia diverso da quello veneto. E dunque si deve ragionare su quelle percentuali. E il fatto che il tasso di letalità in Veneto (3,4%, ndr ) sia decisamente inferiore a quello lombardo (oltre il 13%, ndr ) si spiega con il maggior numero di tamponi fatti che ha portato a dei risultati concreti».
In Italia però ci sono più anziani rispetto alla Cina. Questo non condiziona i numeri?
«Certo, ma anche considerando questo elemento le dimensioni del contagio restano altissime».
La Lombardia si sta comunque allineando e cerca i sintomatici sommersi. Cosa ne pensa?
«Penso che facciano bene. C' è molta gente che accusa sintomi non gravi e potrebbe essere positiva. Dovrebbero però cercare anche fra gli asintomatici testando le categorie più esposte, per cerchi concentrici. Ma penso anche che avrebbero dovuto farlo 20 giorni fa. E invece non c' è stata alcuna sorveglianza epidemiologica. Vedo persone che muoiono a grappoli. Questo è un fallimento. Troppi morti».
Era un' emergenza sconosciuta, difficile bloccare il Paese. Col senno del poi...
«Bastava mettere tutte le risorse possibili sui focolai iniziali, come hanno fatto in Giappone, Corea e Taiwan. E invece da noi fino a pochi giorni fa c' erano industrie attive con migliaia di dipendenti, penso soprattutto a Bergamo, per produrre beni peraltro non necessari. Abbiamo voluto difendere il Paese dei balocchi e l' economia anche di fronte alla morte».
2 – GIA’ UN MILIONE GLI INFETTATI LO STUDIO CHE CAMBIA I PIANI
Mauro Evangelisti per “il Messaggero”
La stima più prudente ipotizza che in Italia vi siano già quasi 700mila positivi e solo in Lombardia 300mila; quella che invece si basa su un tasso di letalità presunto arriva anche a superare il milione. «Faccia caso a un elemento - osserva il professor Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova - non appena si fanno test a persone anche asintomatiche si trovano positivi, il virus ha circolato moltissimo. Dire 700mila positivi è perfino prudenziale, sono molti di più».
Esempio: quando le squadre di serie A fanno i tamponi ai loro calciatori ecco che trovano immediatamente più di un positivo. Così, anche il capo della protezione civile, Angelo Borrelli, parla di un numero di positivi da moltiplicare per dieci, ispirandosi a una ricerca pubblicata su Science che ipotizzava dieci asintomatici sfuggiti ai controlli per ogni paziente individuato.
A Vo' Euganeo (Padova), dove è stato isolato uno dei primi focolai, è stato fatto il tampone a tutti i cittadini. Il professor Andrea Crisanti ha spiegato che il 3 per cento dei cittadini era positivo, in gran parte asintomatico. Per carità, è una piccola realtà, ma calando quel dato sull'intera Lombardia, significherebbe proprio i 300.000 calcolati sulla base dello studio di Science.
RAFFRONTI
Ma partiamo dal tasso di letalità, che in Lombardia è alto in modo del tutto anomalo (13 per cento), in tutta Italia si attesta al 9,8, mentre in Germania è allo 0,4. I tedeschi hanno intercettato molti più asintomatici. Anche fissando all'1 per cento il tasso di letalità, si può ipotizzare che nel nostro Paese vi siano quanto meno 700mila positivi, cifra che raddoppia se caliamo da noi lo scenario tedesco.
In altri termini: se è vero che i positivi sono molti di più di quelli che compaiono nella fotografia dei dati della protezione civile, il tasso di letalità si ridimensiona all'1,3 per cento in Lombardia, e sotto l'1 per cento in Italia. Purtroppo, parlando di grandi numeri, si tratta comunque di moltissime vittime. Postilla: in Italia sul fronte delle terapie intensive e delle ospedalizzazioni c'è una frenata, questo vorrebbe dire che stiamo cominciano a trovare anche coloro che hanno sintomi meno gravi.
Secondo gli studi realizzati in Cina tra il 7 e il 15 per cento di coloro che finiscono in terapia intensiva muore, la restante parte per fortuna guarisce. Anche Massimo Galli, primario dei Malattie infettive a Milano, concorda sul fatto che in Italia ci sono dieci volte i positivi che abbiamo intercettato: «È possibile che in Lombardia ci sia una stragrande maggioranza di asintomatici, in questa area geografica c'è una parte enorme di persone infettate». Per Pierluigi Lopalco, esperto e consulente per la Regione Puglia i positivi asintomatici sono almeno mezzo milione.
Bene, ma questo ci dice che dovremo presto cambiare strategia? Replica il professor Matteo Bassetti dell'Ospedale di Genova: «Io metto insieme la pancia del medico che riceve moltissime telefonate di persone che hanno lievi sintomi compatibili con questa infezione, le piccole coorti come le squadre di calcio e si scopre che fino al 30 per cento è positivo, i dati dei sud-coreani che ci dicono che il 30 per cento dei giovani sotto i 40 anni è risultato positivo: è evidente che almeno al nord abbiamo molti più casi di quelli che finiscono in ospedale.
Vanno moltiplicati per dieci, ma forse anche per un numero perfino più alto. Supereremo ampiamente la Cina». Questo cosa significa? «La diffusione è così capillare che contene il virus è sempre più difficile. Le misure messe in pratica sono fantastiche e vanno rispettate, ma bisogna ancora capire quali frutti daranno. Sappiamo che questa è una infezione bruttissima in una porzione limitata della popolazione, sta mettendo seriamente a rischio il nostro sistema sanitario, perché quello che normalmente si spalma in sei mesi, si è concentrato in un mese. È un'onda altissima. Ma con i numeri corretti il tasso di letalità si ridimensiona e se chi è stato contagiato diventa immune, saremo più tranquilli. Il problema è che su questo non abbiamo certezze, è probabile ma non siamo sicuri. Stiamo iniziando ora a fare test sierologici».
STRATEGIA DIFFERENTE
Sintesi: oggi è giusto combattere, restando in casa, per abbassare la curva dei nuovi contagi, ma presto dovremo comunque pensare una nuova strategia se i positivi sono già fino a un milione. Possibile che si vada verso una riapertura graduale del Paese, che punti a rafforzare il sistema sanitario, a proteggere i più anziani, per i quali il tasso di letalità arriva al 15 per cento (sopra gli 80 anni), chiedendo loro di restare a casa, offrendo assistenza mirata a domicilio. «Qualsiasi strategia - osserva Bassetti - va concordata tra i tutti paesi dell'Unione europea, altrimenti è inutile».