COSA NON SI FA PER DRIBBLARE IL LOCKDOWN - L'ACCUSA DEI MEDICI: “LE REGIONI FORNISCONO DATI FASULLI SULLE RIANIMAZIONI PER EVITARE LE CHIUSURE” - “DICHIARANDO UN AUMENTO DEI POSTI LETTO SUPERIORE AL 100% E GIOCANDO SUL CONCETTO DI LETTI ATTIVI E LETTI ATTIVABILI, SI FA CRESCERE IL DENOMINATORE, QUINDI SI ABBASSA LA PERCENTUALE DI SATURAZIONE DEI POSTI LETTO DI TERAPIA INTENSIVA. SI EVITANO COSÌ RIGIDE MISURE SOCIALI DI CONTRASTO ALL'EPIDEMIA”
-Graziella Melina per “il Messaggero”
Gli ospedali italiani si ritrovano con terapie intensive occupate oltre il limite e personale specializzato insufficiente. Eppure, l' indicazione del governo nel decreto rilancio era stata chiara: per fronteggiare la pandemia da Covid sarebbero stati predisposti ulteriori 3.500 posti letto. E in effetti, stando ai dati forniti da Agenas, l' Agenzia nazionale per i servizi sanitari, al 4 dicembre risultano 8.765 posti di terapia intensiva, ben 3.586 in più rispetto al periodo pre-Covid.
L'obiettivo sembrerebbe dunque raggiunto, se non fosse che, come emerge da uno studio condotto da Anaao Assomed, l' associazione dei medici dirigenti, «l' implementazione dei posti letto non si è mai veramente verificata; al 4 dicembre, infatti, il 40,7% dei posti letto delle terapie intensive era occupato da pazienti Covid-19, ben al di sopra del livello di allerta fissato al 30%».
Tra le regioni con maggiori criticità, il Piemonte (57%) e la Lombardia (59%). A ciò si aggiunge poi la carenza degli specialisti. «I 3.500 posti letto aggiuntivi programmati senza prevedere il personale medico e infermieristico necessario per curare al meglio i pazienti che hanno bisogno di cure intensive - denuncia Anaao - sono verosimilmente rimasti sulla carta per circa il 50%».
Dall'analisi dei dati emergono poi diverse incongruenze. «Abbiamo constatato che per la regione Campania si evidenziava una differenza notevole tra posti letto di terapia intensiva dichiarati al 2018 e al 2020 pre-pandemia, nell' ordine del 34% dei posti totali: 506 al 2018, ma solo 335 al 2020, quindi 171 posti letto in meno».
L'Anaao non ci gira intorno: «Il sospetto che i dati siano stati manipolati è molto forte, così come è forte la probabilità che questa manipolazione sia avvenuta nel 2020. Si potrebbe ipotizzare che, dichiarando meno posti letto a inizio pandemia - aggiunge Anaao - fosse molto più semplice per la Regione Campania favorire finanziamenti per ripristinare un adeguato numero di posti letto intensivi». Ma a ben vedere di anomalie se ne trovano ovunque.
«Per alcune Regioni - prosegue Anaao - i posti di terapia intensiva sono addirittura superiori, vedi il Veneto o la Sicilia, a quelli indicati dal dl Rilancio emanato a maggio 2020». Per i medici dirigenti la questione è tutta politica: «Dichiarando un aumento dei posti letto superiore al 100% e giocando sul concetto di letti attivi e letti attivabili, si fa crescere il denominatore, quindi si abbassa la percentuale di saturazione dei posti letto di terapia intensiva. Si evitano così rigide misure sociali di contrasto all' epidemia».