Monica Serra per “la Stampa”
Fino all' ultimo ha lottato col suo assassino per difendere la bambina che le era stata affidata. L' aggressore l' ha uccisa con una pentola. L' ha colpita alla testa come una furia, fino alla morte. All' arrivo della polizia le condizioni di Teresa Scavelli erano già disperate. Baby sitter di 46 anni, calabrese di nascita e veronese di adozione, solo di recente si era trasferita da alcuni parenti in Svizzera per lavorare. A Oppeano, in provincia di Verona, aveva lasciato la sua famiglia per andare a fare la tata nel cantone tedesco di San Gallo.
L' omicidio si è consumato all' ora di pranzo dello scorso mercoledì, ma solo ieri è stata resa nota l' identità della vittima, per via dell' estremo riserbo della polizia elvetica. Secondo la ricostruzione degli investigatori, l' aggressore, un ragazzo svizzero di 22 anni, sarebbe riuscito a intrufolarsi in pieno giorno nell' appartamento, mentre Teresa e la piccola erano all' interno, insieme con un' altra donna.
Subito e senza un chiaro motivo, il ragazzo si sarebbe scagliato contro la 46enne che per prima cosa ha cercato di mettere in salvo la bambina. L' avrebbe colpita con violenza, prima a mani nude poi con la padella alla testa, mentre la donna era già distesa sul pavimento. I vicini di casa, spaventati da tonfi e urla, hanno lanciato l' allarme.
E, all' arrivo degli agenti, l' aggressore era ancora addosso alla vittima e continuava a infierire sul suo corpo. In ogni modo hanno provato a fermare la sua furia ma non ci sono riusciti. Così, secondo quanto è trapelato, i poliziotti hanno tirato fuori la pistola e aperto il fuoco esplodendo diversi proiettili contro il 22enne.
Il giovane è morto sul colpo. I soccorsi hanno fatto il possibile per salvare la babysitter. In fin di vita è stata trasportata in pronto soccorso da un' ambulanza, ma non ce l' ha fatta: troppo gravi le ferite riportate, il trauma cranico e le lesioni cerebrali.
Resta misterioso il movente dell' omicidio. Da quanto hanno ricostruito le indagini, l' assassino soffriva di problemi psichici, ma tra i due non sarebbe emerso alcun legame. Secondo alcuni quotidiani svizzeri, il ragazzo avrebbe vissuto per qualche anno nella casa accanto a quella dove si è verificata l' aggressione, senza però avere mai contatti con la vittima.
«Teresa era ben voluta perché era una bella persona. Una fine così è difficile da accettare». Sono state queste le parole di Don Flavio Silvestri, durante il funerale nella chiesa di Palù, nel Veronese. La comunità intera del paese in cui Teresa ha vissuto per una decina d' anni, si è riunita attorno al dolore della famiglia: il marito Salvatore Elia e i tre figli Giuseppe, Simone e Sarah, stretti in un silenzioso abbraccio.