IL COVID CI PORTA VIA ANCHE ALBER ELBAZ. LO STILISTA ISRAELIANO AVEVA 59 ANNI ED È MORTO IN OSPEDALE A PARIGI: ERA GIÀ VACCINATO MA “SAREBBE STATO INFETTATO DALLA VARIANTE SUDAFRICANA” - A FEBBRAIO AVEVA DEBUTTATO CON IL NEONATO BRAND “AZ FACTORY” – LA CARRIERA: DA YVES SAINT LAURENT A KRIZIA, FINO AL RILANCIO DELLA STORICA MAISON LANVIN NEL 2001
-Paola Pollo per il "Corriere della Sera"
A lber Elbaz, 59 anni, lo stilista che parlava con le donne, è morto a Parigi, sabato notte, per Covid. Era ricoverato da qualche settimana all'American Hospital. Secondo la tv israeliana Keshet 12 sebbene già vaccinato «sarebbe stato infettato dalla variante sudafricana».
Una notizia scioccante per il mondo della moda che solo a febbraio aveva festeggiato con lui il debutto della nuova avventura con Richemont, il neonato brand «AZ Factory». Festeggiato è la parola giusta, perché con lui la moda era gioia e divertimento. Non c'era abito elegante e sofisticato e femminile che non riuscisse a rendere «allegro»: magari esagerando con i fiocchi ma poi sdrammatizzando con orli al vivo o forme morbide. «Io parlo con le mie amiche donne, le ascolto.
Nessuna vuole più abiti attillati e tacchi altissimi: vogliono sentirsi belle e a proprio agio. Insomma, sicure e con il sorriso». Personaggio unico anche nell'aspetto con i suoi enormi papillon, i grandi occhiali neri e quella irresistibile camminata buffa. Nato a Casablanca nel 1961, si era trasferito a Tel Aviv da bambino con la famiglia. A 7 anni già disegnava vestiti ed è stata naturale la sua scelta di studiare all'istituto di design israeliano, Skenkar.
Dopo una tappa a New York, ecco Parigi: il suo sogno. Un paio di anni da Guy Laroche e poi l'onore di succedere al grande Yves Saint Laurent, tappa fondamentale per la sua crescita stilistica. Quando la maison è stata venduta all'allora Gucci Group (poi Kering), un passaggio a Milano, da Krizia. E il ritorno nel 2001 in Francia, da Lanvin.
Qui il suo capolavoro: il rilancio della storica maison confermando quello stile tutto suo fra creatività, artigianalità, sperimentazione e gioia. Nel 2015 a sorpresa la separazione: «Mi sono allontanato. È stata dura - raccontava al Corriere all'inizio dell'anno -. Il mio ego è andato quasi a zero e ho cominciato a vivere senza.
Ho viaggiato, insegnato, imparato ancora». Cinque anni lontano dalle passerelle per tornare a inizio 2021 con un'energia più che contagiosa. La sua cura? Sempre la stessa. «Ho parlato ancora di più con le mie amiche donne. Per capire cosa continuano a sognare in un mondo che le ha cambiate ed è cambiato».
E ha lanciato il progetto «AZ Factory», l'apoteosi del suo credo: «Far sentire le donne belle e a proprio agio senza pensare se sono alte o basse, magre o curve. A me questo non importa». Segnava tutto e poi disegnava. I suoi schizzi erano come fumetti, eleganti. Di una sola cosa aveva paura: le malattie. «Lo confesso, questa pandemia mi terrorizza: sono un ipocondriaco - diceva commentando la morte per Covid dello stilista Kenzo Takada -. Ma mi proteggo e proteggo chi lavora con me. Sono tranquillo per i miei familiari in Israele, non vedo l'ora di riabbracciarli». Il Covid non lo ha ascoltato.