CRIO C’È! – LE AGENZIE SPAZIALI DI TUTTO IL MONDO STANNO PENSANDO DI IBERNARE GLI ASTRONAUTI DURANTE IL VIAGGIO NELLO SPAZIO. QUESTA SOLUZIONE FAREBBE RISPARMIARE UN MUCCHIO DI SOLDI PER LA COSTRUZIONE DELLE NAVICELLE VISTO CHE POTRANNO ESSERE MOLTO PIÙ PICCOLE – SE "SURGELATI" GLI ASTRONAUTI NON DOVRANNO MANGIARE E QUINDI ESPELLERE I BISOGNI FISIOLOGICI. INOLTRE IL “VIAGGIO” SARÀ MOLTO PIÙ CONFORTEVOLE VISTO CHE…
-Estratto da www.wired.it
L'ibernazione, un lungo, profondo sonno in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo e da cui poi sia possibile svegliarsi, a distanza di anni, nelle stesse condizioni di partenza: è difficile trovare un film o un romanzo di fantascienza in cui i protagonisti, per affrontare lunghi viaggi spaziali, non vengano sottoposti a un simile processo.
Sembrano prospettive inverosimili, ma in questo caso la fantasia non è così lontana dalla realtà: da molti anni, infatti, le agenzie spaziali stanno studiando strategie per generare negli astronauti uno stato di soppressione metabolica al di sotto di qualsiasi limite fisiologico conosciuto, che prende il nome di ibernazione. In effetti, con le nuove tecnologie che avanzano, l’esplorazione spaziale diretta verso Marte e il progetto di costruire di una base permanente sulla Luna,
“gli esseri umani dovranno confrontarsi con condizioni pericolose nello Spazio, come l'irradiazione solare, gli effetti della microgravità sugli organi, il decondizionamento, oltre a varie sfide psicofisiologiche”, scrive un gruppo di ricercatori dell’Agenzia spaziale europea (Esa) in un recente articolo che esplora il suo l’approccio all’ibernazione.
Per questi motivi, l’ibernazione, processo che, oltre a essere presente in film come Alien e Interstellar, è tipico di molti mammiferi che ciclicamente sospendono il loro metabolismo, potrebbe essere la chiave per l'esplorazione umana del Sistema solare e per superare le sfide che gli astronauti devono affrontare nello spazio.
Secondo gli esperti, non si dovrebbe aspettare troppo per i primi test sugli esseri umani: Jennifer Ngo-Anh, ricercatrice Esa e co-autrice dello studio sull’approccio dell’agenzia spaziale all’ibernazione umana ha detto a Space.com che, a seconda della disponibilità di fondi, le prime prove potrebbero aver luogo già tra dieci anni.
Abbiamo chiesto a Matteo Cerri, neurofisiologo esperto di ibernazione, professore associato dell’Università di Bologna e coordinatore del gruppo di ricerca sull’ibernazione per l’Esa, di che cosa si tratta, quali sarebbero i vantaggi per gli esseri umani e cosa aspettarci dal futuro. […]
“Con il termine ibernazione si identifica quello che in italiano più gergalmente conosciamo come letargo: una condizione in cui alcuni mammiferi sono in grado di entrare quando si trovano in una situazione di carenza di risorse” afferma a Wired Italia Cerri.
“Essi, infatti, sono in grado di spegnere il loro metabolismo, di ridurlo al minimo, in una specie di standby in cui sono mantenute solo le funzioni vitali essenziali. Questi animali sono ancora vivi, ma consumano pochissima energia: sono così in grado di superare un lungo periodo di molti mesi senza mangiare, senza bere e senza produrre scarti biologici”.
Entrando in dettagli più tecnici, questa particolare condizione di standby, come si legge anche in un articolo a cura del ricercatore italiano, si chiama torpore, uno stato naturale, attivo, reversibile e transitorio di soppressione del metabolismo, il quale può subire una riduzione – a seconda dei casi – che va dal 60% al 95% rispetto alla vita normale, per far fronte a un ambiente particolarmente ostile. Lo scopo fondamentale del torpore, infatti, è quello di indurre una riduzione del tasso metabolico che consenta agli animali di sopravvivere per un lungo periodo in condizioni ambientali avverse, senza accesso a cibo o acqua.
In natura questo fenomeno, ampiamente diffuso tra numerosi vertebrati come, uccelli, anfibi, rettili, mammiferi e anche in alcuni primati (come i lemuri), è molto variabile: il torpore, infatti, può durare per qualche ora e verificarsi quotidianamente, oppure far parte di comportamenti più complessi come l’ibernazione, che, per definizione, è una sequenza di episodi di torpore della durata da 5 a 20 giorni, separati da risvegli periodici di circa 24 ore. [...]
Oltre a questi vantaggi, le missioni spaziali potrebbero giovare dell’ibernazione da un punto di vista economico, perché si potrebbero costruire astronavi più piccole, che non devono trasportare acqua e cibo necessari a un viaggio di lunga durata, e con sistemi di filtrazione meno sofisticati, in quanto non ci sarebbero scarti biologici.
“Inoltre vi sarebbero numerosi vantaggi per gli astronauti anche a livello psicologico, in quanto il confinamento coatto e la mancanza di privacy tipici di una missione spaziale possono essere pesanti da sopportare per tempi così lunghi”, sottolinea il ricercatore. […]