CRIPTO-MAFIA – ALLE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI PIACCIONO MOLTO I BITCOIN E SIMILI. TE CREDO: SI COMPRANO ONLINE SENZA CONTROLLI E I BROKER GARANTISCONO L’ANONIMATO. UNA PRATERIA INFORMATICA DOVE È SEMPLICISSIMO TRASFORMARE CAPITALI ILLECITI IN SOLDI VERI E TECNICAMENTE PULITI – IL BLITZ DELLA FINANZA ALLA FRONTIERA CON LA SVIZZERA. IN UN AUTO C’ERANO UN NARCOTRAFFICANTE CALABRO, UN IRANIANO E UN AFGHANO CON UN ASSEGNO DA CENTO MILIONI DI EURO DIRETTI A…
-Alessia Candito per “il Venerdì - la Repubblica”
Maslianico, frontiera Italia-Svizzera. Tra le auto in coda, i finanzieri di Como ne bloccano una con a bordo una compagnia davvero eterogenea. Su un' anonima Giulietta diretta a Ginevra ci sono un narcotrafficante vicino al clan Mancuso di Vibo Valentia, Giuseppe Zinnà; l' iraniano Ghazvini Alì Khanniarak; un imprenditore afgano residente in Germania, Karim Yussufi; e Simone Baglioni, toscano, l' unico in grado di assicurare le comunicazioni fra i quattro.
Ma quello che si scopre dopo controlli approfonditi lascia interdetti persino i finanzieri. In una delle valigette che i quattro hanno con sé spunta un assegno da cento milioni di euro emesso da Credit Suisse, a garanzia di un contratto stipulato un anno fa tra altri due misteriosi iraniani per l' acquisto dell' equivalente in The Billion Coin, una delle tante monete virtuali disponibili sul mercato.
Secondo Coinmarketcap, sito di riferimento del settore, ne esistono circa 2.221. Ma quelle più comuni e che si scambiano al momento si contano sulle dita di una mano. Oltre ai Bitcoin, ci sono i Litecoin, Ripple, Ethereum, Zcash, Monero. E come si sa hanno tutte una caratteristica: piacciono alle mafie. E tanto.
l' avvocato è in carcere
Si acquistano facilmente online o grazie ai broker che garantiscono l' anonimato. Non sono emesse da una zecca, non esistono in "forma fisica", in compenso possono essere facilmente trasformate in una qualsiasi valuta corrente grazie ai wallet exchange, sorta di agenzie di cambio virtuali, o persino grazie a una serie di "bancomat" sparsi per il mondo, Italia compresa. Ancora: non c' è una banca centrale o un organismo di controllo in grado di regolare o semplicemente monitorare le transazioni che sono tutte cifrate.
Il loro valore? Dipende dal volume di scambi «ma le quotazioni delle monete virtuali sono volatili» spiega Giuseppe Brandaleone, senior manager di Ernst & Young, colosso mondiale della consulenza fiscale e finanziaria. «Per un piccolo investitore è come giocare al casinò». E senza un croupier che si preoccupi che nessuno bari. Condizioni ottime per le mafie: un modo semplice di ripulire il denaro.
Infatti, aggiunge il manager, «è un mondo che non conosce confini territoriali e funziona sul baratto fra due soggetti, che scambiano valuta corrente con soldi virtuali e viceversa».
E le truffe sono comuni. Basta una criptomoneta-patacca per abbindolare chi sogna guadagni facili. Proprio come quella al centro del contratto sequestrato dai finanzieri alla frontiera con la Svizzera.
Non a caso, c' è chi sospetta che quella spedizione interrotta dai finanzieri di Como fosse un' operazione (mafiosa) milionaria di recupero crediti dopo una truffa, di cui Zinnà sarebbe stato incaricato. Il suo avvocato, Francesco Stilo, ha provato a difenderlo, sostenendo che dietro ci fosse un vero affare di società di giochi e scommesse con base in Croazia. Tesi che non ha però convinto i giudici e su cui Stilo non potrà insistere, perché lui stesso è finito in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa con l' accusa di essere al servizio dei Mancuso.
Risultato: adesso anche il suo intervento a difesa di Zinnà è diventato un elemento da chiarire. Ordinario lavoro o incarico dei clan? Di certo, quell' assegno ha suscitato l' attenzione di diverse procure, dalla Calabria alla Lombardia. Per il pedigree criminale di Zinnà e per l' ombra dei Mancuso che evoca. E perché è stato emesso da Credit Suisse, noto istituto elvetico con sede a Lugano e a Milano, a lungo sponsor della Reggina Calcio e già a fine anni Novanta indicato dal pentito Michele Amandini come terminale di riciclaggio. Ma soprattutto perché è la conferma del crescente interesse dei clan per le valute virtuali.
TUTTO PARTE DA SAN LUCA
Un po' di storia. Una delle prime tracce risale al 2017. È stata registrata fra Locri e San Luca, paesino calabrese di circa quattromila anime, feudo di clan storici, dove i carabinieri sono ancora obbligati a denunciare i genitori perché i figli disertano le classi fin dalla scuola dell' obbligo. È da lì che viene Domenico Pelle, rampollo di uno storico casato di 'ndrangheta, a 25 anni già specializzato in narcotraffico.
Gli investigatori che lo intercettano lo sentono lamentarsi perché i narcos brasiliani con cui era in contatto rifiutavano i pagamenti in bitcoin. E questo basta a suggerire quanta dimestichezza avesse già allora la 'ndrangheta con l' economia virtuale.
UNA PRATERIA INFORMATICA
«Vero. L' interesse non è recente, anzi» conferma Antonio Nicaso, docente universitario e scrittore, da poco in libreria con La rete degli invisibili scritto con il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri. «Possiamo già registrare un' evoluzione. Adesso ai bitcoin si preferiscono Monero o Zcash, che garantiscono un maggiore anonimato». Il rischio, come segnala l' ultima relazione dell' Antimafia «è quello di assistere alla creazione nel web di un "paradiso finanziario virtuale"».
Una prateria informatica dove è facile trasformare capitali illeciti in valuta corrente grazie a transazioni cifrate, alla mancanza di un' autorità di controllo e all' anonimato garantito da appositi software in grado di nascondere le identità di chi è interessato all' affare. In alternativa, basta una carta prepagata intestata a un prestanome o a un broker accondiscendente che accetti contanti in cambio dell' apertura di un wallet, un portafoglio di bitcoin, così che il reale proprietario diventi irrintracciabile. «Le mafie assoldano anche hacker in grado di gestire queste operazioni, mentre gli strumenti investigativi e normativi a disposizione sono vecchi» avverte Nicaso, « e politicamente sembra esserci la volontà di aggiornarli. E poi i soldi delle mafie sono diventati ossigeno per il mercato mondiale».