CRONACHE DALL’EPIDEMIA / 2 - UN LETTORE CI SCRIVE: “CARO DAGO, TRAMITE EMAIL, HO RICEVUTO DAL SINDACO DEL COMUNE DOVE VIVO LA NOTIZIA DELLA POSITIVITÀ AL CORONAVIRUS DI UN NOSTRO CONCITTADINO. NELLA LETTERA VENIVA SPECIFICATO DI NON TELEFONARE IN COMUNE PER AVERE INFORMAZIONI SULLE GENERALITÀ DI QUESTA PERSONA POICHÈ NEL RISPETTO DELLE NORME SULLA PRIVACY NON VERREBBERO DIVULGATE. MA SE NON SONO INFORMATO COME POSSO TUTELARE LA MIA SALUTE? E POI…”

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Riceviamo e pubblichiamo:

 

coronavirus città infettata

Caro Dago, tramite email, ho ricevuto dal sindaco del comune dove vivo la notizia della positività al corona virus di un nostro concittadino. Nella lettera veniva specificato di non telefonare in comune “per avere informazioni sulle generalità di questa persona poichè non solo ATS non le ha comunicate, ma, anche se fosse, nel rispetto delle norme sulla privacy e soprattutto della persona in questione , non verrebbero divulgate.”

 

Come ben sappiamo, l’Italia è il paese dei diritti mentre i doveri sono in genere dimenticati.

Ma cosa succede quando, come in questo caso, i diritti, quello alla privacy da un lato e quello ad essere informati ed alla propria salute, sono in contrasto fra di loro ?

Se non sono informato come posso tutelare la mia salute? Chi e in base a quali considerazioni decide che il diritto alla privacy sia superiore a quello della salute per cui si preferisce correre il rischio che qualcuno sia contagiato piuttosto che comunicare il nome di chi ha contratto il coronavirus?

Pietro Volpi