IL CULTO DI “DIABOLIK” – PER GLI ULTRAS DELLA LAZIO FABRIZIO PISCITELLI, UCCISO il 7 AGOSTO 2019 IN UN REGOLAMENTO DI CONTI TRA BANDE CRIMINALI, RIMANE UN SIMBOLO. COME DIMOSTRANO STRISCIONI E BANDIERE ESPOSTE A OGNI PARTITA: “DIABLO PER SEMPRE CAPO DELLA NORD” – IN CURVA REGNA LA LEGGE DELL’OMERTÀ: NESSUNO VUOLE PARLARE DEL FATTO CHE “DIABOLIK” SIA STATO AL CENTRO DI TRAFFICI DI DROGA E ABBIA MILITATO FIN DA RAGAZZO TRA GLI SCAGNOZZI DEL CLAN SENESE
-Estratto dell’articolo di Daniele Autieri per "la Repubblica - Edizione Roma"
«Diablo resterà sempre il capo della Nord». Parola di ultras. È questo il messaggio che oggi il tifo storico della Lazio lancia attraverso la voce di Angela Piscitelli, la sorella di Diabolik che da anni combatte nell’ombra una piccola ma tenace battaglia per sapere chi sia il mandante dell’omicidio del 7 agosto 2019.
Perché anche il tifo – in questa storia tutta romana di crimine, passioni, devianza e violenza – è un affare di famiglia. Di famiglia quando il 7 agosto di ogni anno, nel giorno della commemorazione, i rappresentanti della Nord si radunano al parco degli Acquedotti e circondano l’aiuola creata dalla sorella a due passi da quella panchina dove era seduto Diabolik un istante prima che Raul Calderon gli ficcasse un proiettile dietro l’orecchio.
[…] «Credo che per molti mio fratello sia stata una persona cara – confessa Angela Piscitelli. – Me lo sento dire spesso anche casualmente e da chi non apparteneva a mondi deviati. Nonostante gli sforzi di molti, i suoi lati oscuri non cancellano l’altra parte che lo caratterizzava». I lati oscuri sono quelli raccontati dalle inchieste giudiziarie: i traffici di droga, la violenza, la militanza fin da ragazzo tra gli scagnozzi del clan Senese, l’accolita del boss Michele arrivato da Napoli per esportare la camorra a Roma.
Di quel Diabolik la curva non vuol sentir parlare. E continua a esibire lo striscione di Diablo come fosse lì. È lui l’uomo- bandiera, quello che – come emerge oggi dal suo diario – incontra i Boys di Milano, unico ultrà che può parlare per tutti e dialogare con tutti.
«Non frequento lo stadio – prosegue Angela Piscitelli – ma posso dire che nelle commemorazioni private la partecipazione degli esponenti laziali è stata non solo gradita ma impeccabile. Hanno manifestato con grande compostezza la vicinanza affettiva a mio fratello. Evidentemente è possibile accettare la complessità e la fragilità umana di Fabrizio facendo prevalere la forza emozionale della memoria. E a proposito di emozioni, mi auguro che quella bandiera di cui parla chi fa gossip continui a sventolare».
A esibirla ogni domenica sono gli Ultras Lazio, il gruppo oggi egemone in Curva Nord nato dopo lo scioglimento degli Irriducibili, che di quell’esperienza ha salvato prima di tutto la matrice neofascista. Prima tifosi, quindi camerati, convinti – come racconta uno di loro – che «la bandiera di Diablo resterà lì tutta la vita».
[…] Il boss Michele Senese e i suoi accoliti Giuseppe Molisso e Leandro Bennato; Cristian Casamonica e Fabrizio Fabietti; e ancora la batteria degli albanesi e il loro capo storico Elvis Demce, tutti in carcere, tutti accusati di crimini gravissimi, tutti intrecciati in qualche modo con l’esistenza di Fabrizio Piscitelli, sono confinati fuori dai cancelli. Una volta superati, quando i cori riempiono lo stadio, il re della cocaina freddato su una panchina del parco degli Acquedotti rimane soltanto Diablo.