DE PASQUALE NON MOLLA - LA PROCURA DI MILANO RICORRE CONTRO L’ASSOLUZIONE DEGLI IMPUTATI DEL PROCESSO ENI-NIGERIA E IL PM DIFENDE ANCORA UNA VOLTA ARMANNA E AMARA SOSTENENDO CHE SONO TESTIMONI “ATTENDIBILI” – COMUNQUE, AL PROSSIMO DIBATTIMENTO DELL’APPELLO, È MOLTO PROBABILE CHE I PROTAGONISTI DELL’INDAGINE NON CI SARANNO. DE PASQUALE PROBABILMENTE SARÀ SPOSTATO, SERGIO SPADARO È GIÀ IN FORZA ALLA PROCURA EUROPEA E IL LORO CAPO FRANCESCO GRECO SARÀ GIÀ IN PENSIONE…
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Alessandro Da Rold per "la Verità"
Fabio De Pasquale non molla. E, nonostante potrebbe non esserci nel prossimo dibattimento, nelle 123 pagine dell'appello presentato contro l'assoluzione di tutti gli imputati del processo Eni-Nigeria, decide di difendere ancora una volta l'ex manager Vincenzo Armanna e l'avvocato Piero Amara.
Il primo è stato da poco indagato dalla collega Laura Pedio per calunnia nei confronti dell'avvocato Luca Santamaria. Al secondo, in carcere a Orvieto, è stata da poco respinta la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali perché le sue dichiarazioni sarebbero mero «opportunismo processuale».
È una delle parti più rilevanti quella che la pubblica accusa - sulla presunta corruzione internazionale intorno al giacimento Opl 245 - dedica all'ex responsabile Eni per l'Africa subsahariana. Per De Pasquale, infatti, è «Eni a non essere in buona fede» mentre «Armanna non aveva fatto ricatti».
Il pm sostiene anche che nel video del 28 luglio 2014 non ci siano intenti «calunniatori» da parte di Armanna, in totale contrasto rispetto a quanto detto dal tribunale presieduto da Marco Tremolada. Per la settima sezione del palazzo di giustizia milanese, invece, l'ex manager Eni «perseguiva lo scopo precipuo di gettare fango sui dirigenti Eni che potevano ostacolarne gli affari, di mettere in imbarazzo la compagnia e, in ultima analisi, di sollevare un caso mediatico giudiziario che lo avrebbe messo in una posizione di forza rispetto alla sua ex società».
Non solo. De Pasquale ribadisce anche l'importanza della mancata ammissione della testimonianza di Amara, quella che non fu accolta dal tribunale, dopo che il capo della procura Francesco Greco e l'aggiunto Laura Pedio avevano portato i verbali a Brescia. La Procura bresciana ha archiviato il procedimento che avrebbe riguardato presunte pressioni degli avvocati difensori di Eni su Tremolada.
Ma per De Pasquale è sbagliato quello che sostengono i giudici, cioè «che le dichiarazioni che avrebbe potuto rendere Piero Amara non contenevano conoscenze dirette, ma si riferivano a notizie apprese da altri, come facilmente desumibile dai capitolati della prova». Per il pm di Messina Amara invece «aveva anche conoscenza diretta» dei fatti. Ma a difendere i due non è solo De Pasquale.
Anche l'avvocato del governo nigeriano Lucio Lucia, nella sua impugnazione, sostiene che anche se Armanna si sia vendicato, come si evince dal video del luglio 2014, può averlo fatto «attraverso la denuncia di fatti veri. In altre parole» scrive Lucia «non è possibile l'equivalenza «"vendetta di Armanna uguale dichiarazioni non veritiere per la corruzione relativa all'Opl 245"». Va ricordato che l'ex manager Eni fu messo alla porta dal Cane a sei zampe per spese ingiustificate pari quasi a 300.000 euro.
Come detto, è possibile che il prossimo dibattimento dell'appello su Opl 245 si svolgerà senza i protagonisti degli ultimi 8 anni di indagine. Il capo della Procura Greco andrà in pensione a novembre. Sergio Spadaro, pubblica accusa insieme con De Pasquale, è già in forza alla Procura europea.
Lo stesso De Pasquale potrebbe essere spostato insieme con Paolo Storari, quest' ultimo sotto indagine al Csm proprio per aver sottolineato più volte l'inattendibilità di Armanna e Amara durante l'indagine sul falso complotto. L'appello insomma farà felice soprattutto gli avvocati, che hanno già incassato quasi 100 milioni.
Dentro la Procura è iniziato invece il lento cupio dissolvi della corrente storica di Magistratura democratica, ora Area. La lettera appello a difesa di Storari firmata da 56 pm è una sfiducia nei confronti di una storica figura di Md come Greco, per di più dopo la decisione di un altro storico esponente della corrente di sinistra, ovvero il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi.
Non a caso anche Edmondo Bruti Liberati, secondo Alberto Nobili, sarebbe intervenuto per spostare Storari. Insomma dopo più di 10 anni di dominio è iniziata la ribellione contro il sistema correntizio di sinistra. Quello che in questi anni ha voluto puntare tutto il lavoro della Procura sul processo Eni, rimediando una sonora sconfitta. E in Appello forse nessuno di loro ci sarà.