IL DESIGNER KILLER DI VARESE ERA MINACCIATO PER DEBITI? - SI SEGUE LA PISTA DEI SOLDI PER SCOPRIRE IL MOVENTE DELLA STRAGE COMPIUTA DA ALESSANDRO MAJA, CHE HA AMMAZZATO MOGLIE E FIGLIA - DIETRO LA SUA OSSESSIONE PER I RISPARMI POTREBBERO ESSERCI OPERAZIONI FINANZIARIE RISCHIOSE, PRESTITI ESTERNI ALLE BANCHE O INVESTIMENTI CHE GLI AVREBBERO DATO LA SENSAZIONE DI NON ESSERE AL SICURO…
-Federica Zaniboni per “Il Messaggero”
Pezzo dopo pezzo, gli inquirenti tentano di ricomporre la vita di Alessandro Maja, che mercoledì scorso ha ammazzato la moglie e la figlia di 16 anni nella villetta della famiglia a Samarate, in provincia di Varese.
È emersa così la figura di un uomo piuttosto solitario, spesso arrabbiato e, negli ultimi tempi, ossessionato dal denaro. Il movente del duplice omicidio resta ancora un mistero, ma una delle piste al vaglio degli investigatori è proprio quella economica.
Alcune risposte potrebbero arrivare già questa settimana dallo stesso Maja in occasione dell'interrogatorio di garanzia, rimandato nei giorni scorsi a causa del suo ricovero in psichiatria all'ospedale San Gerardo di Monza.
E se in un primo momento sembrava verosimile che a scatenare la follia omicida potesse essere stata un'imminente separazione dalla moglie un'idea della quale lei stessa avrebbe parlato con alcune amiche -, adesso si considerano anche altre ipotesi.
A parlare dell'attaccamento ai soldi dell'architetto-designer sarebbero stati gli amici, i conoscenti e i colleghi, tutti d'accordo su una sua eccessiva preoccupazione di finire in rovina. Al punto che molte delle liti con la moglie Stefania Pivetta nascevano proprio dai rimproveri di lui perché in famiglia si «spendeva troppo».
I LATI OSCURI
Una fortissima angoscia apparentemente immotivata e, a detta di tutti, esagerata, ma dietro alla quale potrebbe esserci stato dell'altro. Quindi si indaga sulla possibilità di operazioni finanziarie rischiose, di prestiti esterni alle banche o di investimenti che potrebbero avergli dato la sensazione di non essere al sicuro. Non sarebbe nemmeno da escludere l'eventualità che qualcuno lo minacciasse.
Secondo chi era vicino a Maja, l'uomo era terrorizzato dagli effetti economici della pandemia sulla sua azienda, ma secondo quanto emerso, già nel 2018 lui e la moglie avrebbero istituito un fondo patrimoniale «destinando a far fronte ai bisogni della famiglia» la società dell'uomo, della quale Stefania deteneva la maggioranza delle quote.
Nell'atto notarile è scritto che i coniugi «vengono delegati ed autorizzati a riscuotere gli utili di pertinenza delle rispettive quote di partecipazione, fermo restando che detti utili dovranno, comunque, essere utilizzati per i bisogni della famiglia».
Nel frattempo è stato disposto il sequestro di computer e documenti presenti nello studio di Maja a Milano, per accertare se vi fossero particolari rischi finanziari che avrebbero potuto portarlo alla scelta di commettere il tremendo delitto. Al momento, tuttavia, dalle carte ufficiali della società non sarebbe emerso nulla che avvalori questa ipotesi.
L'ALTRO FIGLIO
Il figlio 23enne Nicolò sul quale Maja si sarebbe accanito subito dopo avere ucciso la moglie e la 16enne - è ancora ricoverato all'ospedale di Circolo di Varese in gravissime condizioni. Maja era convinto di aver tolto la vita anche a lui, tant'è che nei minuti successivi alla strage, ancora sporco di sangue avrebbe gridato «vi ho uccisi tutti, bastardi».
Ciò che sembra molto probabile è che, nonostante il finto tentativo di suicidio, messo in scena da Maja procurandosi lievi ferite ai polsi e bruciandosi un sopracciglio con un fiammifero, è che il duplice omicidio sia stato premeditato.
Le armi del delitto, quella notte, mentre tutti dormivano, sarebbero state disposte su un tavolo della casa. Un cacciavite, un martello e un trapano. Servendosi dei primi due, quindi, avrebbe ammazzato prima la moglie e poi la figlia. Infine, avrebbe quindi aggredito il primogenito, l'unico ad essere sopravvissuto.