DIABOLICA PREVIDENZA - LA STORIA DI LUISA GIOIA, A CUI L'INPS HA SOTTRATTO 50MILA EURO DAL CONTO PER UN ERRORE BUROCRATICO DELL'OSPEDALE DOPO LA MORTE DEL MARITO - LUIGI GIOIA MUORE A 85 ANNI IL 2 GENNAIO 2022, MA SUL CERTIFICATO DI MORTE VIENE SEGNATO IL 2 GENNAIO 2021 E COSÌ, NEMMENO VENTIQUATTRO DOPO, DAL SUO CONTO CORRENTE VIENE TOLTO UN ANNO DI PENSIONE - LA SIGNORA HA CERCATO DI CONTATTARE L'ISTITUTO DI PREVIDENZA SOCIALE VIA TELEFONO E PEC, MA NON HA MAI RICEVUTO RISPOSTA - L'AVVOCATO: "QUELLA SOMMA È STATA TRATTENUTA IN MANIERA ILLECITA"
-Irene Famà per “la Stampa”
L'Inps, in questa storia, è l'emblema di come non dovrebbe essere uno Stato. Solertissimo nel prelevare 50 mila euro a una vedova ottantenne, vittima di un errore burocratico commesso da un ospedale, irreperibile nell'assistere la donna a riottenere il suo denaro. Altro che "Inps Risponde". L'istituto non solo non le ha mai risposto, ma non ha nemmeno preso in considerazione le lettere della sua avvocata.
L'errore è nella data di morte del marito. Luigi Gioia muore a 85 anni il 2 gennaio 2022 all'ospedale Mauriziano. Sul certificato di decesso, però, viene segnato il 2 gennaio 2021. Un anno prima. E così il 3 gennaio, nemmeno ventiquattro dopo, dal suo conto corrente viene tolto un anno di pensione.
«Si sono sbagliati. Appena ho tempo, chiamo e spiego tutto».
Così ha pensato la moglie, la signora Luisa, che in quel momento di pensieri ne aveva già tanti. Il dolore per il marito morto dopo una vita trascorsa insieme. E il dolore di non avergli potuto stringere le mani, abbracciarlo per un'ultima volta, perché a gennaio le visite in ospedale erano vietate a causa dei contagi. E poi il funerale da organizzare, in casa vestiti e ricordi da riordinare.
La soluzione sarebbe banale. Mettersi in contatto con l'Inps e risolvere il problema, con la restituzione della somma. «Al Mauriziano, qualcuno si è sbagliato. Può succedere, basta spiegare all'Inps la situazione e loro troveranno il modo di risolverla». La signora Luisa è fiduciosa. In fondo: perché dubitare? È lo Stato. La sua fiducia, però, si scontra contro il numero verde e un messaggio registrato.
«Chiamo un primo giorno e non risponde nessuno. Così chiamo il giorno dopo e quello dopo ancora. Sempre un messaggio registrato, di quelli con la musica per intrattenere l'attesa. Riesco a farmi rispondere da un operatore, ma cade la linea.Non so. La mia sarà stata sfortuna, ma avrò provato a telefonare decine e decine di volte».
A fine mese, la signora Luisa riesce a trovare un interlocutore. Eureka! «Ho spiegato quanto era accaduto, mi ha risposto che loro sono un call center e non sanno cosa farci». Non è riuscita a prendere appuntamento? «Non ho capito. Mi hanno spiegato che gli appuntamenti erano solo telefonici, che non era possibile recarsi presso gli uffici».
La signora Luisa si rivolge al patronato Epas. Mandano una pec: «Il prelievo di denaro è dovuto a un errore». Nessuna risposta. Così interviene l'avvocata Ivana Genestrone del foro di Lucca. «Mi sono rivolta a lei. L'ho vista crescere, è figlia dei miei dirimpettai». Anche l'avvocata invia due pec, una a marzo e una ad aprile. «In allegato ho prodotto tutti i documenti per dimostrare che le somme sono trattenute in maniera illegittima. Non hanno risposto nemmeno a me». La signora non nasconde il suo stato d'ansia.
«Sono agitata. Mio marito faceva il militare, ha lavorato tutta la vita. Si è sempre preoccupato che non ci mancasse nulla. Una volta morto gli hanno tolto i soldi e mi ritrovo un conto bloccato senza rimborso. Nessuno mi ascolta, nessuno mi risponde. Non nego che economicamente, soprattutto all'inizio, è stato complesso. Mi hanno aiutata le mie nipoti. Una somma così cospicua, che mi è stata stornata da un giorno all'altro». L'avvocata Genestrone parla ironicamente di «rapidità olimpionica». A stornare i soldi, certo. Per il resto, di olimpionico, c'è solo l'attesa vana di parlare con L'Inps. -