DIMMI COME RESPIRI E TI DIRÒ SE HAI IL COVID - I RICERCATORI DEL MIT E DELL’UNIVERSITÀ DI HARVARD HANNO SVILUPPATO UNA MASCHERINA CON BIOSENSORI CAPACI DI RICONOSCERE E DIAGNOSTICARE IN 90 MINUTI LA PRESENZA DI VIRUS, DAL SARSCOV2 A EBOLA: I SENSORI SONO PROGETTATI PER PRODURRE DIVERSI TIPI DI SEGNALI, ANCHE LUMINOSI O FLUORESCENTI, CHE POSSONO ESSERE LETTI CON UNO SPETTROMETRO PORTATILE E…
-Cecilia Mussi per "www.corriere.it"
Dalla biologia sintetica arriva il progetto di una mascherina con biosensori capaci di riconoscere e diagnosticare, nel giro di 90 minuti, la presenza di virus, dal SarsCoV2 a Ebola, in chi la indossa. La notizia è stata resa nota dalla rivista specialistica Nature, che ha pubblicato il lavoro dei ricercatori del Massachusets institute of technology e dell’università di Harvard con il contributo di un’azienda di Milano che produce tessuti in fibra ottica.
Le mascherine, che dal 28 giugno nelle regioni “bianche” italiane si possono non indossare all’aperto, hanno incorporati dei minuscoli sensori monouso, basati su ingranaggi cellulari liofilizzati, su cui i ricercatori hanno iniziato a lavorare dal 2014 per diagnosticare Ebola e Zika.
I sensori si possono incorporare anche in altri indumenti
In questo nuovo lavoro il gruppo guidato da James Collins, Peter Nguyen e Luis Soenksen, ha dimostrato che i sensori possono essere incorporati non solo nelle mascherine, ma anche in altri indumenti, come camici di laboratorio. I sensori sono progettati per essere attivati da chi indossa il dispositivo di protezione, e i risultati appaiono al suo interno, in modo da garantire la privacy della persona. I ricercatori hanno testato centinaia di diversi tipi di tessuti, dal cotone al poliestere, dalla lana alla sera, per trovare quello più compatibile con questo biosensore, una combinazione di poliestere e altre fibre sintetiche.
Segnali luminosi e fluorescenti per indicare la presenza del virus
Per rendere indossabili i sensori, hanno incorporato le loro componenti liofilizzate in una piccola sezione del tessuto, circondandole con un anello di silicone, in modo da non far evaporare il campione. I sensori sono progettati per produrre diversi tipi di segnali, anche luminosi o fluorescenti, che possono essere letti con uno spettrometro portatile. I ricercatori hanno anche progettato uno spettrometro indossabile, che può essere integrato nel tessuto, in modo da poter leggere i risultati e trasmetterli via wireless ad uno smartphone o strumento mobile.
Il ricercatore: «Si apre una nuova frontiera per il personale sanitario»
«Possiamo liofilizzare una vasta gamma di sensori di biologia sintetica per rilevare gli acidi nucleici di virus e batteri - ha commentato uno dei ricercatori a capo della ricerca, James Collins - cosi come sostanze chimiche tossiche. Questa piattaforma potrebbe portare ad una nuova generazione di biosensori indossabili per chi lavora in prima linea, personale sanitario e militare».
«Abbiamo sostanzialmente ridotto la funzionalità delle strutture di test molecolari all’avanguardia in un formato compatibile con dispositivi indossabili in una varietà di applicazioni», ha aggiunto Luis Soenksen. Il prototipo ora è stato brevettato e la speranza dei ricercatori è che venga ulteriormente sviluppato da aziende private per la sua commercializzazione.
«Abbiamo già riscontrato molto interesse da parte di gruppi esterni che vorrebbero prendere i prototipi che abbiamo e portarli a un prodotto approvato e commercializzato», ha spiegato ancora Collins.