UNA DONNA COSMICA - LA STORIA DI ANNA KIKINA, L’ASTRONAUTA RUSSA CHE HA ISPIRATO UNA NUOVA BARBIE - SIMBOLO DELLE CELEBRAZIONI PER I 60 ANNI DAL VOLO DI YURI GAGARIN, È L’UNICA DONNA NEL TEAM DI ROSCOSMOS: “L’ANNO PROSSIMO VOLERÀ NELLO SPAZIO - "LA BAMBOLA MOSTRA CHIARAMENTE CHE CHIUNQUE VOGLIA E SIA DISPOSTO A REALIZZARE I PROPRI SOGNI HA L’OPPORTUNITÀ DI DIVENTARE COSMONAUTA”
-Giovanni Caprara per corriere.it
Sarà la nuova cosmonauta russa Anna Kikina a diventare il simbolo delle celebrazioni per i 60 anni dal volo di Yuri Gagarin che il 12 aprile 1961 diventava il primo uomo dello spazio. E Anna si esibirà assieme a Barbie creata per l’occasione dalla società Mattel «incarnando l’immagine dell’unica donna nel team dei cosmonauti russi». Realizzata in due versioni, una è con l’uniforme da pilota e l’altra con la tuta per le passeggiate spaziali.
«La bambola — ha spiegato in un’intervista — mostra chiaramente che chiunque voglia e sia disposto a realizzare i propri sogni ha l’opportunità di diventare cosmonauta. Non tutte le ragazze che giocano con una Barbie vorranno diventare donne cosmiche, ma la cosa più importante e che tutte sappiano che possono e hanno il diritto di scegliere qualsiasi professione».
La selezione
La storia di Anna Kikina, 36 anni, dimostra quanto non sia facile salire verso le stelle in Russia. Anna aveva già conquistato due lauree all’Università di Novosibirsk, in ingegneria e in economia, ma aveva la passione di giornalista e proprio durante un’esperienza a Radio Siberia un collega le raccontava che l’agenzia spaziale russa stava per reclutare un nuovo gruppo di cosmonauti. «Volerò presto anch’io», rispondeva. «Realizzai all’istante che poteva essere vero — aggiungeva — e solo allora l’idea di diventare cosmonauta è entrata nella mia testa».
Era il 2012 e tra le migliaia di domande venivano selezionati 304 candidati, tra cui 43 donne. Alla fine ne scelsero otto e solo una donna, Anna Kikina. Era la quinta a prepararsi al grande balzo dopo la mitica Valentina Tereskova che nel 1963 per prima saliva in orbita, simbolo della superpotenza Unione Sovietica dove anche una semplice paracadutista sportiva poteva viaggiare oltre l’atmosfera. L’ultima, Elena Serova avrebbe volato nel 2014.
Tante altre erano state selezionate negli anni. Alcune ben preparate erano diventate riserve ufficiali ma rimasero sempre a terra scomparendo talvolta misteriosamente dalla scena. Qualche altra era inseguita da critiche invidiose; come Elena Kondakova, giudicata favorita perché aveva sposato Valery Ryumin, cosmonauta e vicepresidente della più grande impresa spaziale di Stato RSC Energia.
Da una decina d’anni in Russia si guarda alla Luna per una futura colonia e per questo nel 2017 iniziava il test di isolamento Sirius simulando una missione della quale era protagonista anche Kikina. Tra Mosca e Washington erano in corso trattative per costruire assieme la stazione lunare Gateway condivisa da otto nazioni tra cui l’Italia. Ma le discussioni si facevano sempre più difficili e il mese scorso il Cremlino firmava un accordo con Pechino per realizzare una stazione russo-cinese intorno alla Luna.
L’attesa
Il passo successivo sarà una base in superficie al pari di quella in preparazione alla Nasa. Kikina dopo dieci anni d’attesa compirà il primo volo l’anno prossimo sulla stazione Iss e poi la vedremo camminare sulle impalpabili sabbie grigie. Sono una trentina i cosmonauti in servizio in Russia e nel gennaio scorso nell’ultima selezione fra 2.229 candidati emergevano 64 finalisti tra cui nove donne. Ma alla fine erano ritenuti idonei solo quattro uomini.
Nello Spazio hanno volato 65 donne; una cinquantina sono americane, quattro russe. Passati 60 anni, «sono ancora sola nel corpo dei cosmonauti – sottolinea Anna Kikina – . Spero che nei prossimi reclutamenti altre siano preferite». Intanto arriva in soccorso la russa Barbie (una era stata preparata anche per Samantha Cristoforetti) che per il momento sarà il premio in un concorso bandito dall’agenzia spaziale Roscosmos per ricordare il pioniere Gagarin.