DOPO I MEGA YACHT, L'ASSALTO ALLE VILLONE - L'ITALIA, SPINTA DALLE SOLLECITAZIONI DI NAVALNY, SI È DECISA AD APPLICARE SERIAMENTE LE SANZIONI CONTRO GLI OLIGARCHI RUSSI: A PESARO LA CASA DA 7 MILIONI DI EURO STA PER ESSERE TOLTA DELLA ZARINA MATVIENKO - L'ABITAZIONE ERA DEL MANAGER DI PAVAROTTI, TIBOR RUDAS, POI È STATA COMPRATA NEL 2009 DALLA DONNA CHE RICOPRE LA TERZA CARICA DELLA RUSSIA: LEI PAGÒ 20 MILA EURO PER I FUOCHI D’ARTIFICIO DELLA CITTÀ...
-Enea Conti per www.corriere.it
Oltre un miliardo di euro di beni (non solo i soliti yacht ma anche ville e immobili) sono stati sequestrati in Italia agli oligarchi russi dopo le sanzioni imposte per la guerra in Ucraina. E non è finita qui, le liste sono ancora in fase di compilazione e all’appello mancherebbe anche una villa che sorge nel cuore dal Parco del San Bartolo, nelle Marche.
A Pesaro tutti la chiamano «Villa Rudas» (era di Tibor Rudas, tra i manager di Luciano Pavarotti che pure soggiornò spesso da queste parti a Villa Giulia di sua proprietà) ma all’ingresso di questa tenuta quasi nascosta nel verde delle colline che si affacciano sull’Adriatico nella pietra è scolpita una scritta «Villa M», dove la M sta per Matvienko, la famiglia della terza carica dello Stato russo, la presidente del consiglio federale (che è la camera alta del parlamento), la settantaduenne Valentina Matvienko, già sindaca di San Pietroburgo.
Non una persona qualunque ma una delle più fidate di Vladimir Putin, tra le personalità più potenti del Paese che il sito della fondazione Aleksej Navalny, l’organizzazione legata all’omonimo dissidente politico ora incarcerato, definisce il «braccio destro di Putin» anche e soprattutto nell’ambito del conflitto russo-ucraino, nonché «esempio di corruzione e arricchimento goduto grazie alla sua vicinanza al presidente».
L’acquisto
Ad accendere i riflettori della stampa sulla villa è stata proprio una piccola inchiesta portata avanti dalla fondazione Navalny: alcuni reporter sono andati di persona a Pesaro a ripercorrere le vicende «italiane» dell’oligarca russa.
Che a Pesaro era già più o meno nota ma che alla luce del conflitto in corso sono ritornate in auge non senza l’imbarazzo di molti cittadini. Bisogna tornare indietro al 2009 per capire come – più o meno - siano andate le cose. Durante l’amministrazione dell’allora futuro presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, Valentina e Sergey Matvienko acquistarono l’ex Villa Rudas per sette milioni di euro.
Al Comune marchigiano favorirono anche un assegno da 20.000 euro per coprire le spese (o parte delle spese) per finanziare lo spettacolo pirotecnico della seicentenaria festa del porto, molto sentita dai cittadini e ingraziarsi la città che li avrebbe ospitati perlomeno per le vacanze.
I soggiorni Sergey Matvienko
Va detto che l’habituè della villa finì per essere il figlio della «zarina» (come è soprannominata dalla fondazione Navanly e pare anche da qualche pesarese), negli ultimi anni anche in compagnia della moglie.
I reporter della fondazione russa hanno diffuso alcune foto pubblicate sul suo account Instagram raffrontandole con alcune riprese aeree fatte a Pesaro di recente: dai dettagli ambientali, pare che la coniuge della figlia dell’oligarca russa abbia soggiornato a «Villa M» almeno fino all’estate del 2019.
I lavori della discordia
Al di là della villa le cronache ricordano anche altri episodi, non privi di polemiche. Qualche anno dopo l’acquisto – la villa è formalmente di proprietà di una società immobiliare sconosciuta – i Matvienko tentarono in tutti i modi di conquistare il loro angolo di paradiso immerso nel Parco San Bartolo: immaginando uno sbocco privato sul mare e un eliporto: partirono lavori di disboscamento (per costruire la strada) e di costruzione dell’eliporto ma fu tutto bloccato dall’amministrazione di Pesaro.
Gli altri oligarchi
Pochi anni dopo la Matvienko, a Pesaro arrivò anche un noto industriale russo del settore farmaceutico, Boris Spiegel. Anche lui acquistò una villa ma sul colle Ardizio, altra terrazza sul mare marchigiano. Gli costò quattro milioni di euro.
Ma l’oligarca sparì ben presto: di recente Spiegel è stato arrestato in Russia per corruzione anche se la stampa locale parla di divergenze con Putin per la produzione del vaccino Sputnik, quello arrivato a migliaia di dosi poco più in là di Pesaro in cima al Monte Titano, a San Marino, che da Pesaro quando il cielo è terso non si fatica a intravedere all’orizzonte.