DOPO SANREMO, IL PROCESSO? LUCIO PRESTA, GRAN VISIR DEL FESTIVAL (E’ L’AGENTE DI AMADEUS E BENIGNI), E’ SOTTO INCHIESTA DA PARTE DELLA PROCURA DI ROMA PER IL REATO DI FINANZIAMENTO ILLECITO DI UN PARLAMENTARE, CIOE’ MATTEO RENZI, E L’UTILIZZO E L’EMISSIONE DI FATTURE FALSE - LA VICENDA RUOTA INTORNO A PAGAMENTI PER 700 MILA EURO, LEGATI A TRE CONTRATTI (UNO DEI QUALI PER IL DOCUMENTARIO “FIRENZE SECONDO ME”), EFFETTUATI DALLA “ARCOBALENO TRE” DI PRESTA A RENZI - SI TRATTA DELLA STESSA CIFRA CHE IL SENATORE AVEVA RICEVUTO COME PRESTITO INFRUTTIFERO DALLA FAMIGLIA MAESTRELLI PER L’ACQUISTO DI UNA VILLA A FIRENZE…
-Giacomo Amadori per “La Verità”
Uno dei primi a festeggiare su Twitter lo sbarco del capo dello Stato a Sanremo è stato Matteo Renzi: «Inizio straordinario. Il presidente Mattarella in sala, Morandi che canta l’inno, Benigni show. Chapeau».
Tanto entusiasmo potrebbe non essere casuale, visto che uno degli organizzatori dell’evento è stato Lucio Presta, l’agente delle star, da Amadeus e Benigni, ma anche e, forse, soprattutto di Renzi. Sui rapporti tra il manager e il politico, vale la pena di ricordarlo, sta indagando la Procura di Roma che nei prossimi giorni dovrà sciogliere il dilemma: chiedere il processo per i due indagati o l’archiviazione. Gli inquirenti contestano il reato di finanziamento illecito di un parlamentare e l’utilizzo e l’emissione di fatture false.
La vicenda ruota intorno a pagamenti per un valore di 700.000 euro effettuati dalla Arcobaleno Tre di Presta a Renzi, esattamente la stessa cifra che il senatore aveva ricevuto come prestito infruttifero dalla famiglia Maestrelli per l’acquisto di una villa a Firenze.
I pm Alessandro Di Taranto e Gennaro Varone il 30 giugno del 2021 avevano inviato la Guardia di finanza a perquisire Presta e il figlio Niccolò, entrambi indagati, e anche altri soggetti, alla ricerca di materiale utile alle investigazioni.
I contratti per prestazioni di servizi sotto la lente d’ingrandimento sono tre: uno ha portato alla produzione del documentario in quattro puntate Firenze secondo me, poi venduto al canale Discovery a una cifra molto modesta.
C’è poi un contratto di cessione di opere d’ingegno per cui sarebbe stato effettuato il pagamento prima della realizzazione dei progetti: uno riguardava una specie di Accadde oggi in pillole di cinque minuti, un altro era, invece, un format in cui Renzi avrebbe dovuto intervistare personaggi famosi; c’era infine un mandato di rappresentanza artistica in esclusiva del fu Rottamatore da parte di Presta.
Da mesi, però, nessuno parla di questa inchiesta e la Procura da tempo sta riflettendo su come procedere. Forse a causa di questo silenzio tombale sulla vicenda gli uomini del presidente hanno interloquito senza problemi con l’indagato Presta per la parte operativa (per esempio per capire da dove far entrare l’auto presidenziale e dove fare accomodare Mattarella e la figlia). Anche perché il manager si è presentato come responsabile organizzativo dell’evento. Per la parte artistica invece al Colle hanno avuto come interlocutori Amadeus e l’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes.
La lunga marcia per portare il presidente a Sanremo è iniziata l’anno scorso quando Amadeus decide di rivolgersi dal palco dell’Ariston al Capo dello Stato, appena riconfermato. Allora il conduttore, dopo avergli augurato buon lavoro, gli fece sapere, «a nome di tutti gli italiani», di considerarlo «un punto di riferimento».
Il conduttore svelò di aver saputo che il capo dello Stato e il fratello Piersanti nel 1978 avevano assistito all’«ultimo leggendario concerto di Mina» alla Bussola domani di Viareggio.
E per questo aveva deciso di dedicargli Grande, grande, grande, suonata dall’orchestra, una canzone «che spiega meglio di ogni cosa di ogni parola quello che pensiamo veramente di lei», aveva detto. A metà novembre Amadeus è tornato alla carica con il portavoce di Mattarella, Giovanni Grasso, chiedendo se fosse impensabile l’idea che il presidente interagisse in qualche modo con Sanremo, magari con un videomessaggio, con un collegamento o con un’intervista da realizzare prima. Grasso ne ha parlato con Mattarella che non ha dato subito l’assenso, ma quando si è orientato verso il sì è stato coinvolto anche Fuortes ed è partita l’organizzazione vera e propria dell’evento.
Dopo aver dato il suo assenso il presidente ha scelto, anziché di esternare, di partecipare da spettatore, seppur eccellente, come del resto ha fatto anche in occasione di altri eventi culturali o sportivi.
A quel punto, come ci hanno rivelato fonti Rai, la macchina ha dovuto iniziare a lavorare a un piano, a considerare come giustificare la presenza di Mattarella, seppur in visita privata. Dal Quirinale hanno fatto sapere che il presidente stava facendo degli incontri per i 75 anni della Costituzione e hanno chiesto se fosse possibile tenere in considerazione quel tema.
L’idea di Roberto Benigni è venuta in corso d’opera e molto probabilmente a lanciarla è stato il suo agente Presta. Al Colle era informati del fatto che il comico avrebbe parlato di alcuni articoli della Costituzione e in particolare di quello sull’arte e sulla scienza, ma non sarebbero stati a conoscenza dell’intero monologo.
Si è a lungo discusso di chi avrebbe dovuto cantare l’inno Fratelli d’Italia. Il sogno inizialmente è stato quello di riuscire a portare al Festival Mina in persona.
Poi si è discusso di Ornella Vanoni e Patty Pravo. Qualcuno aveva pensato anche un omaggio dei Pooh. Si è ipotizzato pure il coinvolgimento di qualche grande direttore di orchestra. Alla fine la soluzione è stata trovata in casa con Gianni Morandi.
Il presidente avrebbe deciso di abbandonare il teatro dopo il preludio per evitare di ascoltare solo alcuni cantanti e lasciare gli altri a fare dietrologie.
La notizia dell’inaspettata visita privata di Mattarella è rimasta riservata sino all’ultimo sia per motivi di sicurezza (in questo periodo sono molto temuti eventuali attentanti degli anarco-insurrezionalisti) che per motivi di organizzativi.
Infatti se fosse diventata di pubblico dominio, anche solo un giorno prima dell’arrivo del presidente, si sarebbe aperta la corsa all’occupazione di tutte le prime file da parte di ogni genere di autorità, parlamentari, prefetti, generali, sino all’ultimo sindaco ligure.
Il progetto di Bruno Vespa di mandare in onda un videomessaggio del leader ucraino Volodymyr Zelensky ha colto di sorpresa anche il Colle che ha osservato in silenzio l’evolversi del progetto sino al suo naufragio.
Il presidente, quando si è saputo del possibile contributo del capo dello Paese invaso, aveva già dato la sua disponibilità a presentarsi all’Ariston e quindi si è davvero rischiato di avere un ingorgo di capi di Stato nella città dei fiori: Mattarella il primo giorno e Zelensky l’ultimo. Le date non sono mai state in discussione. Al Quirinale hanno solo compreso che gran parte del governo non era favorevole alla carrambata e non si sono certo strappati le vesti dopo aver evitato di essere trascinati in ulteriori possibili polemiche. Che comunque sono arrivate lo stesso. Per fortuna di tutti la Procura di Roma attenderà la fine di Sanremo prima di inviare l’avviso di chiusura delle indagini o di chiedere l’archiviazione del dominus di Sanremo, Lucio Presta.