ELON MUSK, UNA KETA-MINA VAGANTE – IL MILIARDARIO IMPASTICCATO GIOCHERÀ UN RUOLO FONDAMENTALE NELL’AMMINISTRAZIONE TRUMP (COME DIMOSTRA LA SUA PARTECIPAZIONE ALLA TELEFONATA CON ZELENSKY), MA PER QUANTO TEMPO RIUSCIRANNO A CONVIVERE I DUE "MASCHI ALFA" NARCISISTI ED EGOCENTRICI? – PER ORA I DUE VANNO D’AMORE E D’ACCORDO, MA NON SAREBBE LA PRIMA VOLTA CHE “THE DONALD” METTE ALLA PORTA UN SUO FIDO COLLABORATORE CONSIDERATO “SCOMODO”…
-Estratto dell'articolo di Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
«Non voglio uno stipendio. Non mi serve un titolo, non ho bisogno di riconoscimenti». Incoronato dal sito Axios come il personaggio non eletto più potente che l’America abbia mai avuto […], Elon Musk vuole penetrare in modo fluido nella politica e nella macchina di governo degli Stati Uniti. […]
Musk, partecipando al colloquio telefonico Trump-Zelensky segnala di voler giocare anche un ruolo geopolitico, grazie al valore strategico delle sue imprese in campo civile e anche militare lungo la filiera informazione-telecomunicazioni-intelligenza artificiale fino a robotica, trasporto e spazio.
Per ora Donald Trump lo lascia fare: non si tratta solo di gratitudine per un personaggio che ha messo il turbo alla sua campagna elettorale. […] Ma lui capisce che Elon può portare una carica di dinamismo, una capacità di affascinare e spronare che può rendere la sua presidenza davvero trasformativa.
Certo, i problemi non mancano, e non sono solo quelli della definizione del ruolo di Musk (che, prima di dichiararsi «potere fluido», si era proposto come ministro dell’Efficienza inventando anche un acronimo, DOGE, per il suo ufficio): c’è, intanto, da vedere se, come e per quanto tempo riusciranno a convivere due maschi alfa narcisisti ed egocentrici.
[…] Certo, gli ha dedicato un quinto del tempo del suo discorso della vittoria, l’ha definito un genio assoluto, ha detto che «è nata una stella». Ma non sarebbe la prima volta che Trump passa dagli elogi sperticati alle condanne più feroci di un collaboratore che non gli va più a genio. Ma, appunto, Musk è di un altro pianeta. Con le sue aziende fornitrici della Cia e del Pentagono è divenuto anche monopolista di tecnologie strategiche per la sicurezza nazionale. Non facile da mettere alla porta. Almeno non con metodi tradizionali.
[…] L’altro nodo, più sostanziale, è quello della strada che i due possono percorrere insieme, senza che Elon faccia troppa ombra al presidente (o gli crei imbarazzi con conflitti d’interesse a favore delle sue imprese, eccessivi anche per lo spregiudicato costruttore dell’impero immobiliare della Trump Organization).
Per ora, almeno a livello di slogan, i due sono in perfetta sintonia: tasse giù e muri su. Ma in concreto? Economia oliata riducendo il prelievo fiscale e le regole, dando più libertà agli imprenditori in un Paese già iperliberista e molto inquinato.
Dando una spinta in più con le criptovalute che Trump aveva bollato come la moneta dei criminali, mentre ora ne scopre virtù insospettate (forse sperando anche di poter spostare un pezzo del sempre più oneroso debito pubblico nel mondo virtuale). E poi i milioni di immigrati clandestini da rimandare a casa. Chi li sostituirà sul posto di lavoro? I milioni di dipendenti pubblici che Musk sogna di licenziare e riciclare?
Elon vuole un Trump disruptor a Washington come lui lo è stato in Silicon Valley. Il presidente, propenso a innovare e stupire, magari starà per un po’ al gioco. Ma, anche se non avrà più bisogno di essere votato, di certo non ha voglia di ritrovarsi assediato da masse di licenziati furenti. I due giocheranno partite delicate, dagli esiti imprevedibili. Comunque un grande spettacolo. Probabilmente la cosa che piace di più, a tutti e due.