ESTINGUERSI UN PASSO ALLA VOLTA - NEL 2021 IN ITALIA CI SONO STATE MENO DI 400 MILA NASCITE: È IL DATO PIÙ BASSO IN 160 ANNI - E SIAMO SCESI SOTTO I 59 MILIONI DI ABITANTI (58.983.122) - DA DIECI ANNI CONTINUA A DIMINUIRE ANCHE IL NUMERO DEI FIGLI DEGLI IMMIGRATI - IL PRESIDENTE DELL'ISTAT GIANCARLO BLANGIARDO: “IL CONFINE NEGATIVO DEI 59 MILIONI ERA STATO SUPERATO NEL 2007, ABBIAMO CIOÈ FATTO UN SALTO INDIETRO DI QUINDICI ANNI…”

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Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”

 

culle neonati

Sono dieci anni che in Italia diminuiscono le nascite, ma un numero sotto i 400 mila non si era mai visto dall'Unità d'Italia. Nel 2021 si è arrivati a 399.431 nuove culle, per la precisione, secondo i dati del report demografico presentato ieri dall'Istat. Adesso sulla nostra natalità, dopo la pandemia, incombe anche l'incubo del conflitto ucraino.

 

Rileva il presidente dell'Istat Giancarlo Blangiardo: «Nel 1941 soltanto la dichiarazione di guerra fu di impatto, ebbe un effetto immediato sui progetti riproduttivi della popolazione italiana di allora». Ma non è un problema soltanto dei bambini italiani. Da dieci anni infatti sta continuando a diminuire anche il numero dei figli degli immigrati.

 

CULLE VUOTE1

«Erano 80 mila nel 2012, siamo arrivati oggi a 60 mila», ha detto Blangiardo illustrando anche l'elevato indice di mortalità: «Abbiamo registrato un elevato numero di decessi, 709 mila, un numero che abbiamo avuto soltanto nella Seconda guerra mondiale. Un forte impatto lo ha avuto il Covid: circa 59 mila morti, pari all'8,3% del totale». Ed ecco che la popolazione continua a diminuire, inevitabilmente. Nel 2021 siamo scesi sotto i 59 milioni di abitanti (58.983.122).

 

Spiega Blangiardo: «Il confine negativo dei 59 milioni era stato superato nel 2007, abbiamo cioè fatto un salto indietro di quindici anni». Dal 2007 il numero era cresciuto e fino al 2014 avevamo un Paese di 60-61 milioni di abitanti. Non ci si aspettava una simile diminuzione.«Invece nel 2021 rispetto al 2020 abbiamo perso 253 mila cittadini, pari allo 0,4%. Non è un dato irrilevante perché il numero degli abitanti stabilisce un grande Paese».

CULLE VUOTE

 

Commenta il presidente del nostro istituto di statistica che tuttavia vuole sottolineare uno spiraglio di speranza: «Nell'ultimo bimestre dell'anno scorso abbiamo avuto una ripresa e il numero degli abitanti è paragonabile a quello dell'ultimo bimestre del 2019, prima della pandemia». Blangiardo fa un'analisi di questo crollo della natalità: «È una malattia cronica», dice. E al tempo stesso suggerisce una via di guarigione.

 

«Dobbiamo curare - sottolinea - i sintomi di questo malato. Che sono quelli di natura economica, i figli costano. E poi c'è il fattore tempo per le madri che devono lavorare per portare a casa il secondo stipendio e hanno difficoltà a conciliare il lavoro con la famiglia. Questi i sintomi che devono essere curati. Basta con le chiacchiere, dobbiamo affrontare i problemi uno alla volta».

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Non è vero, secondo il presidente dell'Istat, che i giovani non hanno voglia di avere una famiglia. Garantisce Blangiardo: «Il modello della famiglia tra i giovani è rimasto come un tempo, desiderano due e anche più figli. Sono gli impedimenti esterni che li frenano». Ma lo Stato non è rimasto immobile: «Da questo punto di vista - spiega - l'assegno unico per chi ha i figli, non soltanto per le famiglie povere, è un segnale che lo Stato ci manda. Non dico che 100 o 200 euro cambiano la vita, ma adesso non investiamo soltanto sullo Stretto di Messina, per la prima volta puntiamo anche sul capitale umano».

gian carlo blangiardo

 

Non fa sperare troppo bene per il futuro neanche il numero dei matrimoni:dopo la pandemia nel 2021 sono stati il doppio rispetto al 2020, ovvero circa 179 mila. Ma il dato, comparato a quello del 2019, non risulta sufficiente a recuperare quanto perso da allora. Nel 2021, infatti, i matrimoni sono stati infatti inferiori del 2,7% rispetto al 2019. Soltanto i matrimoni civili sono tornati ai livelli del 2019, anzi li hanno superati dello 0,7%».