PER EVITARE LE SBARRE BASTA UN FIGLIO - LOREDANA GRAZIANO, LA 37ENNE CHE HA UCCISO IL MARITO SOMMINISTRANDOGLI CIBO CON IL CIANURO A TERMINI IMERESE, ANDRÀ AI DOMICILIARI PER STARE INSIEME AL FIGLIO DI DICIOTTO MESI - PER I GIUDICI È NEGLI INTERESSI DEL BAMBINO CHE LA MADRE TORNI A CASA – LA RABBIA DEI FAMILIARI DELLA VITTIMA: “È UNA INGIUSTIZIA. AVEVA GIÀ AVUTO LA POSSIBILITÀ DI ANDARE A VIVERE IN UNA CASA FAMIGLIA MA HA RIFIUTATO PERCHÉ LONTANO DA CASA. ORA LE VIENE ACCORDATO IL CAPRICCIO DI TORNARE AI DOMICILIARI…"
-Estratto dell'articolo di Patricia Tagliaferri per “il Giornale”
Ha ucciso il marito con il cianuro perché si era stancata della vita di coppia e per questo è stata condannata a 30 anni di carcere, sentenza confermata in appello lo scorso 30 gennaio. Adesso però a Loredana Graziano, 37 anni, il Tribunale del Riesame ha concesso gli arresti domiciliari. […] In primo grado la Graziano era stata mandata ai domiciliari, perché la legge cerca di evitare per quanto possibile ai bambini di stare in cella con le madri detenute, prevedendo il carcere solo in casi di eccezionale gravità.
In appello però i giudici, ipotizzando che potesse tornare a commettere lo stesso reato nei confronti del nuovo compagno, ne avevano disposto la custodia cautelare[…]. I giudici del riesame ora hanno confermato che, nonostante la gravità del reato, è nell’interesse del piccolo che la madre torni a casa. Per questo hanno concesso alla donna di andare a vivere nell’abitazione dei genitori con il bambino e il nuovo compagno, il padre del piccolo. […]
Con grande disappunto della famiglia della vittima. «Ci sentiamo traditi da una decisione che riapre una ferita dolorosissima. L’imputata aveva già avuto la possibilità di andare a vivere con il proprio figlio presso una casa famiglia nei pressi di Avellino, ma incredibilmente ha rifiutato questa scomoda alternativa perché lontano da casa. Ora gli viene accordato il capriccio di tornare ai domiciliari per vivere comodamente dopo il gravissimo delitto che ha consumato. È una grandissima ingiustizia», commentano Domenico e Maria Concetta Rosella Musicò, fratello e sorella dell’uomo avvelenato.