FA TROPPO CALDO PER LAVORARE! – INPS E INAIL DANNO FINALMENTE IL VIA LIBERA ALLA CASSA INTEGRAZIONE SE IN FABBRICA SI SUPERANO I 35 GRADI: OVVIAMENTE LA NORMA VARRÀ PER I LAVORI PARTICOLARMENTE A RISCHIO, IN GENERALE QUELLI ALL’APERTO SOTTO IL SOLE COCENTE – LE IMPRESE POTRANNO CONSIDERARE IDONEE ANCHE LE TEMPERATURE “PERCEPITE”. MA CHI DECIDE? VALUTERANNO I DATORI DI LAVORO CASO PER CASO. ALLORA STIAMO FRESCHI…

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Diana Cavalcoli per il “Corriere della Sera”

 

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Il via libera alla cassa integrazione in caso di temperature record è un segno dei tempi. È il climate change , il cambiamento climatico, che entra, di prepotenza, nelle regole per la sicurezza sul lavoro. Un lavoro che è ritenuto oggi impraticabile (e rischioso) sopra i 35 gradi.

 

Si spiega così la decisione presa da Inps e Inail collegata alla pubblicazione delle linee guida per prevenire le patologie da «stress termico». Un termine che ci accompagnerà da qui ai prossimi anni.

 

«Le imprese - si legge nella nota congiunta dei due enti - potranno chiedere all'Inps il riconoscimento della Cigo quando il termometro supera i 35 gradi. Ai fini dell'integrazione salariale, però, possono essere considerate idonee anche le temperature "percepite"».

 

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Che, in genere, sono superiori a quelle segnalate dai comuni termometri. A far scattare l'intervento i fenomeni climatici estremi registrati nelle ultime settimane con temperature superiori ai 40 gradi in alcune regioni italiane. Si pensi solo al picco di 38,8 gradi registrato a Milano pochi giorni fa. Una situazione che comporta un aumento del rischio di infortunio sul lavoro, come dimostrano anche i casi di cronaca recente.

 

Da ultimo, la morte di Luca Cappelli, operaio alla Dana Graziano di Rivoli, in provincia di Torino. Un caso di morte per caldo denunciato dai sindacati che hanno indetto quattro ore di sciopero in risposta.

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Ma non si tratta di casi isolati. Le stesse sigle Fiom Cgil e Fim Cisl parlano di malori ricorrenti in fabbrica in queste settimane di temperature fuori controllo. E non va meglio nei campi come racconta la storia di Antonio Lombisani, il 59 enne bracciante agricolo morto il 6 luglio mentre era al lavoro in un agrumeto in una frazione di Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza.

 

Contro il caldo killer si sono quindi mosse anche Inps e Inail. Tra i mestieri indicati come particolarmente «a rischio» dalle due organizzazioni, non a caso, troviamo: i lavori di stesura del manto stradale, i lavori di rifacimento di facciate e tetti di costruzioni, le lavorazioni all'aperto che richiedono indumenti di protezione, ma anche tutte le fasi lavorative «che, in generale, avvengono in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l'utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore».

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Si pensi anche alle acciaierie e a tutti i processi produttivi in fabbrica che implicano la combustione. Sulla cassa integrazione «per caldo» è intervenuto con un tweet anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Scrive: «I fenomeni climatici estremi aumentano il rischio di infortuni sul lavoro e abbiamo dato una pronta, urgente e necessaria risposta».

 

L'esposizione prolungata ad alte temperature, secondo le linee guida pubblicate dall'Inail, può infatti determinare «attraverso meccanismi biologici complessi, una perdita di attenzione ed una minore capacità di reagire agli eventi imprevisti, determinando un rischio di infortunio soprattutto in settori come l'edilizia e l'agricoltura».

 

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Il rischio maggiore per i lavoratori è rappresentato dal colpo di calore che si manifesta con cefalea, vertigini, astenia, disturbi addominali e può risultare fatale. Anche per questo la Cigo legata alle alte temperature ha carattere preventivo.

 

Si prevede la possibilità per le imprese di invocare la causale «eventi meteo» anche in caso di sospensione o riduzione dell'attività lavorativa a causa del caldo record. Inps e Inail precisano poi nella nota: «Che, indipendentemente dalle temperature rilevate nei bollettini, l'Inps riconosce la cassa integrazione ordinaria in tutti i casi in cui il responsabile della sicurezza dell'azienda dispone la sospensione delle lavorazioni in quanto ritiene sussistano rischi o pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi i casi in cui le sospensioni siano dovute a temperature eccessive». La regola sarà, quindi, la valutazione caso per caso. Con responsabilità massima per i datori di lavoro.

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