FACCIAMOCI IN QUATTRO PER "ATTIRARE INVESTIMENTI", TANTO POI 'STI PARACULI SE NE SBATTONO - LA MULTINAZIONALE AMERICANA “CATERPILLAR” CHIUDERÀ IL SUO STABILIMENTO A JESI, LASCANDO A CASA 270 DIPENDENTI – L'AZIENDA E' IN CRISI? CI SONO PROBLEMI NEI CONTI? NO, SEMPLICEMENTE AL GRUPPO CONVIENE COMPRARE I PRODOTTI DAI FORNITORI ANZICHE' PRODURLI IN PROPRIO - LA RABBIA DEGLI OPERAI: “L'AZIENDA NON È IN CRISI, GLI ORDINI CI SONO, LA FABBRICA RISPETTA I TEMPI. NON C'E' NULLA CHE NON VADA...”
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Claire Bal per “la Stampa”
A quell'incontro con i vertici dell'azienda pensavano di parlare di contratto integrativo. «Persino di assunzioni», dicono i sindacalisti. E invece la doccia gelata: un'altra multinazionale annuncia la chiusura di una fabbrica italiana, lasciando a casa 270 lavoratori. Il gigante delle macchine movimento terra Caterpillar chiuderà il suo stabilimento di Jesi, che produce pistoni idraulici, e aprirà la procedura di licenziamento collettivo.
La notizia è arrivata ieri da Jean-Matthieu Chatain, nuovo direttore della fabbrica. «L'azienda si è presentata all'incontro con una delegazione molto strana: il direttore dello stabilimento, due guardie del corpo, un avvocato giuslavorista - dice Tiziano Beldomenico, segretario regionale Fiom -. La comunicazione è stata secca, e cioè che il Cda ha deliberato la cessazione dello stabilimento di Jesi perché i cilindri conviene prenderli da produttori terzi. L'incontro è durato tre minuti, non abbiamo nemmeno approfondito se intendono delocalizzare o meno, ma sicuramente lo faranno, perché l'azienda non è in crisi, gli ordini ci sono, la fabbrica rispetta i tempi, non c'è nulla che non vada».
Un «annuncio cinico per la tempistica», dice Luigi Imperiale, della Fim Cis, perché con il periodo festivo si perdono una ventina di giorni di trattativa sui 75 previsti dalla normativa. Situazioni come queste sono quelle che hanno spinto il governo a pensare ad un decreto anti-delocalizzazioni, la cui bozza è però arenata da mesi. Immediata la mobilitazione dei lavoratori.
Davanti ai cancelli dello stabilimento si è presentato allora il direttore della fabbrica, che ha cercato di parlare con gli operai usando un megafono: «Purtroppo la Caterpillar deve fare i conti con un problema di sovracapacità» ha detto, ma è stato respinto dalle imprecazioni degli operai e si è allontanato su consiglio delle forze dell'ordine. «Sabato pomeriggio faremo volantinaggio a Jesi per spiegare che cos' è successo», ha detto Beldomenico.
«Questa azienda ha una lunga storia in città, è di proprietà di Caterpillar da 25 anni ma esiste da molto prima, quando si chiamava Sima ed Hydropro». La sua chiusura mette a rischio anche l'indotto delle provincia di Ancona. «Da lunedì mattina gli operai saranno in assemblea permanente davanti alla fabbrica. Aspettiamo la convocazione urgente della Regione Marche e del Mise, di cui abbiamo chiesto l'intervento», continua Beldomenico.
«In settimana decideremo altre forme di mobilitazione, anche in vista dello sciopero generale indetto per il 16 da Cgil e Uil». Caterpillar è una multinazionale da 42 miliardi di dollari di fatturato e 4,6 miliardi di utile (dato 2020). Oltre ai celebri scavatori, produce anche turbine e locomotive. Ha sede a Deerfield, nell'Illinois, ma ha 97.300 dipendenti e 500 stabilimenti nei cinque Continenti. In Italia è presente ad Atessa, Bazzano, Frosinone, San Eusebio, Jesi, Minerbio, Pistoria.