LA FANTASCIENZA DIVENTA REALTÀ: ELON MUSK VUOLE PORTARE UN ROBOT IN OGNI CASA DEL MONDO AL MODICO PREZZO DI 20MILA DOLLARI - SECONDO IL CAPO DI TESLA, GLI AUTOMI SONO PRONTI A RIVOLUZIONARE LE NOSTRE VITE DOMESTICHE E CI RENDERANNO LA VITA PIÙ FACILE - ERA IL 1920 QUANDO LO SCRITTORE KAREL CAPEK INVENTÒ LA PAROLA "ROBOT", ISPIRANDOSI AL TERMINE CECO PER "SERVITÙ", OGGI, GRAZIE A MUSK, SIAMO PIÙ VICINI CHE MAI AD AVVERARE LA SUA PREVISIONE…

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optimus il robot di tesla

Massimo Sideri per il “Corriere della Sera”

 

Era il 1920 ed era in corso la rivoluzione bolscevica quando uno scrittore della Repubblica Ceca, Karel Capek, inventava la parola robot. La sua pièce teatrale Rur, Rossum' s Universal Robots , andrà in scena un anno dopo. Sul palco degli androidi si presentavano in piedi, in casa dei protagonisti, al loro servizio: robota, in ceco, significa difatti servitù, schiavitù o lavoro forzato.

i robot di capek

 

La stessa scena, 101 anni dopo, è stata ripetuta sul palco mondiale di YouTube dal re dei capitalisti, Elon Musk: «Presto avremo un robot androide (Tesla, ndr ) in ogni casa». Ha anche il cartellino del prezzo: circa 20 mila dollari. «Camminerà in poche settimane» ha aggiunto. Un'informazione fondamentale: il robot Tesla, per ora, si è mostrato altrettanto impacciato degli attori robot di Capek del 1921. Come mai?

optimus il robot di tesla

 

Il difetto è nel modello: l'homo sapiens. Per sviluppare un equilibrio a prova di corsa, scale, salti olimpionici Fosbury e terreni improbabili abbiamo impiegato circa 400 mila anni. E senza raggiungere la perfezione: le ernie alla colonna vertebrale sono ancora oggi il retaggio di una schiena da primate costretta al bipedismo. Così il robot, ancora oggi, fatica a fare delle semplici scale. E la vita è tutta una scala.

 

i robot di capek

La realtà è che l'androide, il robot dalla forma umana, non è la soluzione migliore, a dispetto del nostro orgoglio. Come ha spiegato il filosofo Luciano Floridi non abbiamo sviluppato un tassista di ferro con le mani sul volante per cercare di ottenere l'auto a guida autonoma, ma abbiamo demandato questo compito al software che domina l'hardware (Italo Calvino, Le lezioni americane). Così come negli uffici non abbiamo messo delle braccia meccaniche che preparano la moka ma degli armadi dove dobbiamo prelevare il caffè.

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Sappiamo tutto questo anche perché il robot nelle case non è un'intuizione di Musk, nonostante il suo grande talento nel marketing. L'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova ci lavora da anni e il robot bambino iCub nasce anche per abbassare il baricentro dell'androide alla ricerca dell'equilibrio. Il robot italiano è già al nostro servizio: grazie a un progetto dell'Inail le conoscenze dell'Iit sono entrate nelle protesi per chi ha perso un arto sul lavoro. Degli esoscheletri Iit già aiutano gli operai nei lavori ripetitivi e pesanti, come quelli in fabbrica che, nell'opera di Capek, vengono affidati proprio agli androidi. È probabile che il robot sarà al centro del welfare della società tra qualche anno.

 

i robot di capek

Ma esistono altri buoni motivi per cui Musk dovrebbe leggere Rur. Innanzitutto quelli di genere. Si dice che il primo androide venne pensato nel Duecento da uno dei saggi della Chiesa, Alberto Magno, patrono degli scienziati. Ma oggi è necessario anche in questo campo la diversità di genere: Musk dovrebbe costruire anche un ginoide, come si chiama la versione femminile (in Rur ci sono anche delle «robotesse», Sulla ed Helena).

 

Inoltre c'è un altro caveat tra le righe della pièce teatrale: i robot di Capek sono in realtà costruiti con materiale organico. Si scorgono qui i debiti con la letteratura ottocentesca, a partire dal libro Frankenstein di Mary Shelley. Il dibattito tra Luigi Galvani e Alessandro Volta sulla elettricità animale (sono famosi gli esperimenti sulle zampe delle rane che secondo il galvanismo si muovevano per motu proprio ) aveva influenzato anche i romanzi (il mostro di Frankenstein, composto da pezzi di cadaveri, prende vita grazie all'elettricità) e i primi studi sulla psicologia (come il perturbante freudiano, la sensazione di repulsione e al tempo stesso attrazione che proviamo quando guardiamo qualcosa di simile a noi, eppure diverso, proprio come gli androidi e i ginoidi).

 

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Se oggi il robot di Musk, troppo impacciato ed inerme, fa sorridere, quelli di Capek fecero presto paura: costretti a fare gli schiavi nelle fabbriche della Rur gli androidi si ribellano all'uomo, formando il primo sindacato. Una evidente eco della rivoluzione bolscevica. Ecco il motivo della scelta lessicale ceca con la parola schiavitù. Forse è per questo che, imprigionato in quella lezione, ancora oggi il dibattito inciampa sulla domanda sbagliata. E cioè se la tecnologia sia amica o nemica di quello stesso (difettoso) homo sapiens.

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