FARE I CONTI CON L’OSTIA - L’ALLARME DI UN PARROCO IN VENETO: ALCUNE PERSONE SI METTONO IN FILA PER LA COMUNIONE MA UNA VOLTA RICEVUTA L’OSTIA CONSACRATA SE LA INTASCANO PER RIVENDERLA – IL PREZZO PER UNA PARTICOLA PUO’ ARRIVARE FINO A 150 EURO L’UNA – GLI ACQUIRENTI LE COMPREREBBERO PER INTENZIONI SACRILEGHE O PER RITI SATANICI…

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Giampiero Maset per “Il Gazzettino”

 

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Episodi inquietanti segnalati da un parroco: ci sono delle persone che si infilano in chiesa durante la messa e si mettono in fila per la comunione. Ma, una volta ricevuta l'ostia consacrata, fingono di ingerirla e la mettono in tasca o nella borsetta. Con lo scopo di utilizzarla molto probabilmente con intenzioni sacrileghe o per riti satanici: si sa da fonti autorevoli che esiste un vero e proprio mercato delle ostie consacrate, il cui prezzo può andare dai 50 ai 150 euro ciascuna.

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Ci sarebbero inoltre alcuni che in chiesa compiono ripetutamente gesti rituali che non sono previsti e ammessi dalle disposizioni ecclesiastiche. Il caso è stato evidenziato in una speciale comunicazione ai fedeli da parte di don Fulvio Silotto che guida le parrocchie di Ogliano e Scomigo, che fanno parte dell'unità pastorale di Monticella della forania di Conegliano.

 

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«Spiacevoli situazioni - ha scritto - si sono venute a creare all'interno della comunità a seguito di strane notizie avute in modo particolare da una persona fuori parrocchia con alcuni membri della nostra comunità, e per alcuni comportamenti fuori misura. L'ultimo caso è di qualche giorno fa con l'accesso alla comunione da parte di due persone estranee alla comunità, senza partecipazione alla messa, perché arrivate alla conclusione del rito».

 

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 E ha aggiunto: «Non vorrei che fossero le stesse segnalate da alcuni preti della nostra forania, le quali accedono alle chiese verso la fine delle messe, senza partecipare normalmente alla preghiera comunitaria, ma solo per fare raccolte di comunioni». E poi: «la celebrazione si apre e si chiude con il segno della Croce: non ci sono altri momenti previsti per l'eventuale inserimento di questo gesto, che non è un segno scaramantico, ma ha un suo preciso significato e una sua chiara collocazione nel contesto rituale, per cui ripeterlo arbitrariamente significa snaturarne il valore».

 

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Don Fulvio ha spiegato che "la condivisione rituale comunitaria non è un atto intimistico individuale ma una esperienza di convergenza nella liturgia, quella stabilita dalla Chiesa e non dai singoli veggenti di turno: se tutti si prendono la libertà di aggiungere o togliere qualche cosa di quanto prestabilito, si va oltre i limiti rispettosi, nonché condizionanti per la validità del rito stesso».

 

La sua conclusione è che «la parrocchia di Ogliano non è il luogo, come qualcuno ha fatto notare anche al vescovo, dove si ospitano le possibili stravaganze liturgiche, e, pur rispettando ogni cammino di fede, come parroco sono obbligato a tutelare la comunità da possibili disagi spirituali e smarrimenti interiori».