LA FARSA STA FINENDO - A TRIESTE CIRCOLANO VOCI DI UN POSSIBILE E IMMINENTE SGOMBERO FORZATO DEL PRESIDIO DEI NO GREEN-PASS, IN CUI SONO RIMASTI QUATTRO GATTI. PRIMA DELLE 7 I VEICOLI SONO RIUSCITI AD ACCEDERE ALLO SCALO SENZA DIFFICOLTÀ - DOPO LE DIMISSIONI DEL PORTAVOCE DEL COORDINAMENTO DEI LAVORATORI PORTUALI, STEFANO PUZZER, I COLLEGHI NO-VAX HANNO ANNUNCIATO CHE CONTINUERANNO “A OLTRANZA”. MA I LAVORATORI CHE SOSTENGONO LA PROTESTA SONO SEMPRE MENO…
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1 - GREEN PASS:VOCI DI SGOMBERO A PRESIDIO DAVANTI PORTO TRIESTE
(ANSA) - Circolano voci di un possibile e imminente sgombero forzato tra i manifestanti 'No Green pass' in presidio da venerdì mattina davanti al varco 4 del Porto di Trieste. Al momento parte dei manifestanti ha formato un capannello nei pressi dei tornelli.
A pochi minuti dall'alba chi ha passato la notte al sit in sta smontando le tende e raccogliendo da terra i sacchi a pelo. Un gruppo sta suonando la chitarra e cantando. Pochi i lavoratori portuali presenti, più numerosi i sostenitori.
Poco prima delle 7 alcuni veicoli sono riusciti a fare accesso allo scalo attraverso il varco senza difficoltà. Tra i manifestanti qualcuno in pettorina avvisa gli altri di "mantenere la sinistra" per consentire il passaggio dei mezzi. Alle 7 al presidio è arrivato anche Stefano Puzzer, il portavoce dimissionario del Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste. I manifestanti gli si avvicinano per salutarlo, qualcuno gli chiede di poter scattare un selfie.
2 - LA RIVOLTA DEI PORTUALI È GIÀ DIVENTATA UNA FARSA
Enrico Paoli per “Libero quotidiano”
Certo che a contraddizioni stiamo messi bene. Stefano Puzzer, detto Ciccio, l'anima dei portuali no Green pass di Trieste, ex portavoce dei camalli e ora solo ribelle sul fronte del porto, ha fatto il vaccino e ha il Green pass. Ma non lo usa per lavorare, solo per accompagnare il figlio all'asilo. Però è un po' come se protestasse contro se stesso.
Una barzelletta, insomma. Forse è anche per questo che ha mollato, oltre alle pressioni dei no Green pass veri. Del resto se la sceneggiata dei portuali è finita nelle acque del porto, soppiantata dai duri e puri di Trieste e oltre, che si sono impadroniti del presidio, è perché Puzzer sarebbe troppo morbido.
Ora comandano loro, i no Green pass da battaglia. «Proseguiremo a oltranza», minacciano già. Misteri della fede, viene da dire. Ma di quale fede si tratti è difficile da comprendere. I portuali di Trieste, in questi giorni, hanno detto tutto e fatto il suo esatto contrario. Prima minacciano la paralisi del Paese, poi ci ripensano. Meglio di no. A quel punto Puzzer si dimette da portavoce del Coordinamento dei lavoratori portuali, ma non molla la protesta. Partono gli insulti dei no Green pass e le vibrate reazioni dei colleghi.
Contrordine compagni, si va avanti: «Il presidio continua fino al 20 ottobre e non si molla», spiega lo stesso Puzzer. Di fatto il Clpt di Trieste corregge quanto sostenuto il giorno prima. «Ho rassegnato le dimissioni dal Clpt poiché è giusto che io mi assuma le mie responsabilità», sostiene il camallo, alzando bandiera bianca, «una di queste è la decisione di proseguire il presidio. La decisione è soltanto mia, non è stata forzata da nessuno, anzi non volevano accettarle, ma io l'ho preteso».
Difficile non credergli, visto il clima generale. Del resto che a Trieste la situazione sia rovente lo dimostra la dura presa di posizione dei sindacali confederali contro gli "invasori". «Le legittime manifestazioni di dissenso», sostengono Cgil, Cisl e Uil, «devono essere garantite, ma non possono impedire ad un porto e ad una città di continuare a generare reddito e prospettive per il futuro.
Quelle persone che hanno dimostrato solidarietà a quei lavoratori portuali in presidio facciano un passo in avanti e liberino il porto e quei lavoratori da un peso e una responsabilità che non rabinieri "rei" di pretendere da una donna di indossare correttamente la mascherina, conferma il ruolo cruciale avuto dal movimento nella retromarcia di Puzzer.
«Capiamo che per i portuali non è una situazione facile, perché attorno al porto ci sono interessi enormi e pressioni internazionali ma riteniamo che sia giusto andare avanti a oltranza. E tanti portuali sono ancora di questa idea». I camalli triestini, e le altre categorie, il 30 ottobre saranno «a Roma» dove porteranno «tutte le preoccupazioni», spiega Puzzer, «per una misura come il Green pass» che il camal lo non esita a definire «strumento della dittatura sanitaria».
«Fino a quando non lo toglieranno io non andrò a lavorare», spiega il portuale, precisando però che i lavoratori che sono arrivati a Trieste «dovranno tornare a casa loro e testimoniare» la lotta contro il passaporto verde. E oggi ci sarà la prova del nove. Chissà se i no Green pass che presidiano il varco 4 del Molo VII consentiranno ai camion di passare.