FINE LOCKDOWN MAI – LA GERMANIA PROROGA LA CHIUSURA TOTALE FINO AL 7 MARZO: DOPO QUELLA DATA I NEGOZI RIAPRIANNO SOLTANTO NELLE REGIONI IN CUI L’INCIDENZA CALERÀ SOTTO LE 35 NUOVE INFEZIONI SU 100MILA ABITANTI – MA PERCHÉ I TEDESCHI SONO MESSI COSÌ MALE? LA PRIMA ONDATA È STATA GESTITA BENISSIMO, POI DOPO LE VACANZE ESTIVE È SUCCESSO IL FINIMONDO E I PRESIDENTI DEI LANDER HANNO IGNORATO GLI APPELLI DELLA MERKEL…
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COVID: GERMANIA, LOCKDOWN PROLUNGATO FINO AL 7 MARZO ++
(ANSA) - BERLINO, 10 FEB - Il lockdown duro in Germania sarà prolungato fino al 7 marzo. È quanto emerge dal vertice fra Stato e Regioni, appena terminato, sulle misure anti-Covid.
COVID: GERMANIA, RIAPERTURA NEGOZI A MARZO SE CALA INCIDENZA
(ANSA) - BERLINO, 10 FEB - Le riaperture nel commercio al dettaglio potranno avvenire, a marzo, in Germania, soltanto nelle regioni in cui l'incidenza settimanale su 100 mila abitanti calerà fino al livello di 35 nuove infezioni da Covid-19. È questo uno dei criteri che emergono dal vertice fra Stato e regioni, secondo quanto ha riferito il presidente della Sassonia alla stampa. Fino ad oggi l'obiettivo indicato dal governo era sempre stato 50, ma il Robert Koch Institut aveva chiesto di abbassarlo.
GERMANIA, LOCKDOWN ESTESO FINO AL 7 MARZO: PERCHÉ BERLINO FATICA A DOMARE IL VIRUS
Paolo Valentino per www.corriere.it
La Germania si prepara a estendere fino al 7 marzo il lockdown duro contro la pandemia. La decisione sarà annunciata al termine del vertice in corso tra la cancelliera Merkel e i premier dei 16 Länder federali. Nonostante il numero dei nuovi contagi sia sensibilmente sceso (sono stati 8 mila nelle ultime 24 ore con una incidenza media settimanale di 68 casi su 100 mila abitanti) il livello di allarme rimane alto per via dei troppi morti (813 nelle ultime 24 ore) e soprattutto per il fatto che fra i nuovi infettati siano state identificate nuove varianti del Covid-19, in particolare quelle britannica e sudafricana
Ma il calo dei contagi ha di nuovo alimentato la polemica tra Angela Merkel, convinta sostenitrice di una linea dure sulle restrizioni, e alcuni leader regionali, che invece chiedono un calendario automatico di riaperture, legate al diminuire dell’incidenza, che la cancelliera vuole riportare a 50 casi per 100 mila abitanti su sette giorni prima di allentare il lockdown.
Uno dei punti più controversi riguarda la riapertura delle scuole elementari e dei nidi, che molti Länder vorrebbero riaprire già il 1° marzo, per sgravare i genitori che lavorano e assicurare che i bambini meno abbienti non accumulino ritardi nell’istruzioni. La comunità medica ha espresso tuttavia parere contrario, perché teme che la riapertura potrebbe riaccendere dei focolai infettivi.
Secondo la bozza di accordo preparata prima del vertice, verrebbe consentita la riapertura dal 1° marzo dei parrucchieri, mentre rimarranno chiusi ristoranti, bar, palestre, centri estetici, cinema, teatri, negozi e bordelli. Ma sullo sfondo del dibattito sulle riaperture, resta il grande enigma di come sia stato possibile che dopo aver superato molto meglio di qualsiasi altro Paese la prima ondata del Covid, la Germania abbia subito tutta la forza distruttiva della seconda ondata, con un’impennata dei contagi, che complessivamente hanno superato quota 2,3 milioni e soprattutto dei decessi. Se per i primi nove mesi i morti da Covid-19 sono rimasti infatti sotto i 10 mila, in poco più di due mesi si sono moltiplicati per sei, raggiungendo la drammatica cifra di 63 mila.
Le risposte non sono semplici. La Germania, con un po’ di condiscendenza, ha probabilmente sottovalutato la portata devastante dell’ondata infettiva seguita alla tregua estiva. I rientri dalle vacanze, soprattutto dalla Spagna meta prediletta dei tedeschi, hanno riportato a casa moltissime persone infette. Eppure, la cancelliera Merkel già in ottobre aveva ammonito che, a meno di drastiche misure restrittive, la curva dei contagi sarebbe tornata a impennarsi. Ma il suo appello venne ignorato dalla maggioranza dei premier regionali, ai quali anche in tempi di emergenza spetta la competenza primaria sulla sanità. È un fatto che fino a dicembre si è andati avanti con un lockdown light, che Der Spiegel ora definisce «il più grave errore politico dell’anno». Così, mentre in primavera i contatti erano stati ridotti del 63%, questa volta, secondo i dati del Robert Koch Institut, la riduzione è stata solo del 43%.
Un altro elemento decisivo è stata la crisi dei Gesundheitsämter, gli Uffici sanitari sparsi in tutto il territorio che sono la prima linea di difesa e che durante la prima ondata avevano fatto un ottimo lavoro di tracciamento e monitoraggio: «Sono sopraffatti, rischiano di non poter seguire più la catena dei contagi», aveva ammonito Merkel. Previsione puntualmente confermata. Un’altra ragione è stata l’insufficienza di personale, denunciata in un documentario della Zdf, la seconda rete pubblica, che rende inutile l’ampia disponibilità di terapie intensive. Sembra incredibile, ma pur avendo un alto numero di medici e infermieri rispetto alla popolazione (rispettivamente 4 e 13 per ogni mille abitanti) la Germania sta messa molto peggio nel rapporto con i posti letto: c’è infatti 1 infermiere ogni 10 pazienti, contro i 5 della Svizzera, i 4 dell’Olanda e i 3 della Norvegia.
Anche il drastico aumento dell’età media dei contagiati ha contribuito al disastro, soprattutto sul fronte dei decessi. Mentre nella prima ondata quella tedesca era stata infatti fra le più basse d’Europa, ora la pandemia ha colpito soprattutto gli anziani, che rappresentano anche la quota principale dei decessi (fino all’86% in alcune città e regioni): secondo Lothar Wieler, direttore del Koch Institut, nelle case di riposo della Germania si registra attualmente il doppio di contagi rispetto alla primavera. La Deutsche Welle ha definito la situazione degli ospizi per anziani «scandalosa». È poi calato il numero dei test effettuati, che nella prima ondata erano arrivati a 1,5 milioni la settimana. Coma ha spiegato Die Zeit, per non sopraffare il sistema è cambiata la strategia e nella seconda ondata sono state testate soprattutto le persone con forti sintomi. Questo ha probabilmente fatto sì che molte persone asintomatiche o con sintomi leggeri siano sfuggite al controllo e ne abbiano a loro volta infettato altre.
Inoltre, sono emerse insufficienza ignorate per anni dalla politica. La scarsa digitalizzazione per esempio, che Merkel non si è mai stancata di denunciare, che ha impedito un ricorso più massiccio all’home working, in modo da consentire minori contatti Infine, le scuole, che con una decisione molto coraggiosa sono state tenute aperte fino al 16 dicembre. Anche se gli studenti non sono fra i gruppi con la più alta incidenza, Wieler ammette che sono stati «una parte della nuova ondata». Ora infatti si è molto più cauti di fronte all’ipotesi di riaprirle. Intanto continua ad andare a rilento la campagna di vaccinazione, che finora ha riguardato 2,4 milioni di cittadini, quasi il 3% della popolazione. Di questi, solo 1 milione ha avuto somministrata anche la seconda dose. Il governo ha promesso che tutti i tedeschi saranno vaccinati entro il 21 settembre.