FINE VIRUS MAI – UN PAZIENTE SU 5 TRA I GUARITI DA COVID-19, PUR IN ASSENZA DI SINTOMI, TORNA POSITIVO DOPO QUALCHE SETTIMANA! IL RISULTATO DI UNO STUDIO DELLA FONDAZIONE "GEMELLI" CHE HA MONITORATO 176 PAZIENTI A DISTANZA DI CIRCA 50 GIORNI DALLA DIAGNOSI. LA BUONA NOTIZIA È CHE TORNARE POSITIVI NON SIGNIFICA NECESSARIAMENTE AVERE IL VIRUS, MA…
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Barbara Carbone per “il Messaggero”
Aver contratto il coronavirus ed essere guariti non significa essere fuori dal tunnel. Il virus può tornare. Uno studio condotto dai ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e dell' Università Cattolica, campus di Roma ci dice che un paziente su 5 tra i guariti da COVID-19, pur in assenza di qualunque sintomo, si positivizza di nuovo dopo qualche settimana anche se meno dell' 1% ha una vera reinfezione.
LA RICERCA
La ricerca, pubblicata su Jama Internal Medicine, è stata realizzata monitorando 176 pazienti guariti dal Covid-19 seguiti, da aprile a giugno, nel centro post-Covid del Gemelli. La guarigione era stata valutata sulla base di criteri standard: assenza di febbre per 3 giorni consecutivi, miglioramento dei sintomi e 2 tamponi molecolari negativi a distanza di 24 ore uno dall' altro.
Nel corso del follow up, a distanza di circa 50 giorni dalla diagnosi, i campioni naso-faringei di questi pazienti sono stati analizzati per la presenza sia dell' Rna virale totale sia dell' Rna virale replicativo (l' Rna è la molecola in cui risiede l' informazione genetica del virus). La buona notizia è che però tornare positivi non vuol dire avere il virus.
«La presenza di Rna replicativo nei campioni ha spiegato il professor Maurizio Sanguinetti, Ordinario di Microbiologia all' Università Cattolica e Direttore del Dipartimento di Scienze di Laboratorio e Infettivologiche del Gemelli - è stata utilizzata come indicatore di replicazione virale in atto.
Nei pazienti risultati positivi per Rna totale, sono stati di nuovo analizzati i campioni ottenuti al tempo della diagnosi di Covid-19, andando a ricercare la presenza di Rna replicativo. Tutti i pazienti sono stati inoltre sottoposti a test sierologico per le IgG/IgA specifiche del virus. Tra i 176 pazienti guariti, 32 sono risultati positivi per l' Rna totale, seppure a livello variabile.
Solo uno di questi, tuttavia, è risultato positivo anche per l' Rna replicativo di Sars CoV-2. Sono stati rianalizzati i campioni ottenuti dai pazienti al momento della malattia e, come previsto, sono risultati tutti positivi per l' Rna replicativo. Sia chiaro che tornare positivi non è un dato preoccupante».
Infatti solo uno dei pazienti è di fatto risultato positivo sia per RNA totale che replicativo. Si tratta di un soggetto anziano con ipertensione, diabete e malattia cardiovascolare tornato positivo a distanza di 16 giorni dalla guarigione.
I DATI
«Nel caso di questo paziente i dati fanno sospettare che si tratti di una reinfezione o recidiva di infezione - commenta il professor Sanguinetti -, mentre per i restanti 31 pazienti risultati positivi solo per Rna totale, è più probabile che si tratti di una eliminazione di frammenti di Rna virale, a seguito di risoluzione dell' infezione».
Questo studio, secondo gli esperti, conferma l' utilità di eseguire un accurato follow up dei pazienti guariti e rafforza il concetto che le reinfezioni nei pazienti guariti sono rare. Quello che al momento non è dato sapere è se i nuovamente positivi siano contagiosi. Il test molecolare infatti non è l' equivalente di una coltura virale e, dunque, non consente di appurare se nel campione prelevato dal naso-faringe dei pazienti sia presente virus vitale e, di conseguenza trasmissibile.
GLI ERRORI
Ma se la ricerca sta facendo passi da gigante anche il virus corre veloce. «Nella gestione della pandemia sono stati certamente commessi degli errori per i quali oggi ci troviamo in una fase espansiva. Mi riferisco al libera tutti di questa estate. Stiamo ancora pagando il conto dovuto all' apertura delle discoteche- ha spiegato Sanguinetti- Per non vedere più i quasi 38.000 contagi di ieri e i 636 morti, è necessario che tutti acquisiscano una reale consapevolezza del problema. Soprattutto i giovani. Magari un ventenne non morirà di covid ma, qualora facesse un incidente in motorino, rischierebbe di non ricevere cure adeguate e tempestive in ospedale. Il problema è questo. Rischiamo tutti, giovani e anziani. Dinanzi a una pandemia bisogna ragionare in termini di collettività e rispettare poche semplici regole di buonsenso».