FISCO INFERNO - TASSE E PARTITE IVA AGITANO IL GOVERNO: "SERVE UN RINVIO" – MA LO STATO NON PUO’ PERMETTERSI DI RINUNCIARE A 8 MILIARDI E MEZZO DI IMPOSTE - LA PROTESTA DEI COMMERCIALISTI OGGI ARRIVA IN SENATO - SPUNTA L'IDEA DI USARE LA "CAUSA DI FORZA MAGGIORE" PER NON ONORARE LE SCADENZE FISCALI, PRINCIPIO STABILITO DALL'ORDINAMENTO CHE GARANTISCE LA NON PUNIBILITÀ...

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LUCA MONTICELLI per la Stampa

 

TASSE

La maratona fiscale di luglio è cominciata. Sono 246 le scadenze che oltre quattro milioni di partite Iva dovranno rispettare nei prossimi dieci giorni e che il governo si è rifiutato di prorogare.

 

Troppo pesante il fardello per le casse dello Stato che non può permettersi di rinunciare a otto miliardi e mezzo di imposte. Risorse che andrebbero a incidere pesantemente sulle previsioni del Def atteso a fine settembre. Con i commercialisti in rivolta e il centrodestra schierato contro il tax day a infiammare ancora di più le polemiche ci ha pensato il vice ministro Antonio Misiani.

 

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Ieri in un'intervista a La Stampa, l'esponente del Pd aveva minimizzato sulla crisi vissuta dai lavoratori autonomi che secondo lui «non stanno peggio di altri», per poi rilanciare il messaggio che «le imposte vanno pagate perché servono a finanziare i servizi essenziali». Una bufera si è abbattuta sul numero due di Roberto Gualtieri, un tourbillon di dichiarazioni e tensioni che hanno coinvolto anche l'opposizione e l'esecutivo.

 

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La sua omologa Laura Castelli ha tentato di spegnere il fuoco ricordando che nei mesi più duri il Tesoro aveva sospeso 13 miliardi di tasse, tra cui l'Irap. «Bisogna fare attenzione a tenere tutto in equilibrio, stiamo facendo un altro scostamento da 20 miliardi di euro per aiutare i settori più colpiti e con questo arriveremo a 100 miliardi. Non è facile fare certe scelte, però a un certo punto vanno fatte», ha sottolineato la 5 stelle.

 

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Come spesso succede il Movimento è tutt' altro che granitico, tanto che Stefano Buffagni sarebbe sobbalzato alle parole di Misiani, raccontano i parlamentari a lui vicini. Vice ministro allo Sviluppo economico e commercialista, ha sostenuto con i suoi che chi ha la partita Iva spesso è giovane e va tutelato di più, considerarlo privilegiato vuol dire essere scollegati dal mondo reale.

 

L'altro sottosegretario al Mef, il pentastellato Alessio Villarosa, rivela di aver chiesto al premier Conte di valutare una proroga dei termini «o quantomeno la cancellazione di eventuali sanzioni e interessi». A scuotere la maggioranza ci pensa Italia viva. Il capogruppo a Palazzo Madama Davide Faraone da una settimana sulle tasse non dà tregua. Non ci sta a passare da «fiancheggiatore di lavoratori furbi» e accusa il Mef di parlare «la neolingua del populismo, il linguaggio più banale e più pericoloso che c'è».

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Pure nel Partito democratico qualche crepa si apre. Matteo Orfini, che a onor del vero ultimamente è spesso contro la linea del partito, twitta: «Eccome se le partite Iva stanno peggio di altri. Su tante categorie abbiamo agito con tempestività, sugli autonomi c'è ancora molto da fare.

 

Negarlo è un errore, riconoscerlo è un dovere. Cercheremo in Parlamento di colmare al più presto le lacune». In serata, ai microfoni del Tg3, Misiani ha cercato di difendersi ricordando che nel decreto agosto il governo ha intenzione di «riprogrammare le scadenze fiscali di settembre per evitare un pericoloso ingorgo per i contribuenti».

 

Se la maggioranza sbanda, il centrodestra fa quadrato e nella campagna elettorale permanente il Fisco ha gioco facile perché è da sempre uno dei temi più rappresentativi. Oggi i sindacati dei commercialisti si sono dati appuntamento a Roma e nel pomeriggio al Senato terranno una conferenza stampa.

antonio misiani riccardo fraccaro laura castelli

 

Matteo Salvini ha promesso di esserci perché, ha sottolineato, «non è possibile massacrare milioni di lavoratori autonomi. Oggi si può dire a gran voce governo ladro». Per Mara Carfagna di Forza Italia il centrosinistra soffre del solito «pregiudizio» mentre Andrea De Bertoldi esprime la solidarietà e il sostegno di Fdi. I commercialisti minacciano lo sciopero ma confidano che il braccio di ferro in corso possa comunque produrre qualche alleggerimento. Spunta l'idea di usare la «causa di forza maggiore» per non onorare le scadenze fiscali, principio stabilito dall'ordinamento che garantisce la non punibilità.

Gualtieri Conte
antonio misiani giuseppe conte