UN FISCO PER L’ESTATE - CACCIA AGLI EVASORI, IN PARTICOLARE ALLE SOCIETÀ CHE OPERANO NEL SETTORE DELL'ENERGIA E CHE SINO AD OGGI NON HANNO PAGATO LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI. IL GOVERNO VUOLE RECUPERARE 10,5 MILIARDI: IN ARRIVO CONTROLLI A TAPPETO E MAXI-MULTE
-Paolo Baroni per la Stampa
La partita è delicata, perché interessa anche tante società quotate, è quindi al Mef preferiscono parlare di verifiche tecniche; ma in realtà sta per partire, anzi è già partita, una vera e proprio a caccia a tutte quelle società che operano nel settore dell'energia e che sino ad oggi non hanno pagato la tassa sugli extraprofitti.
Un tesoro stimato in oltre 40 miliardi di euro da cui il governo si aspettava di ricavarne 10,5 applicando un prelievo del 25% (in prima battuta era il 10%) sulla differenza anno su anno delle fatture Iva emesse.
Come è noto a fine giugno sono stati raccolti appena 1,23 miliardi producendo quindi un buco di ben 9,26 miliardi di euro sulle entrate previste per quest' anno. L'incidente, chiamiamolo così, legato anche al fatto che diversi operatori dopo aver impugnato la norma si sono sentiti liberi di non pagare nulla, ha creato non pochi problemi al governo che nelle settimane passate aveva messo in conto di varare un decreto Aiuti non da 14-15 ma da 24,3 miliardi. E questo spiega la durezza con cui giovedì sera in conferenza stampa il premier Draghi ha trattato la questione, definendo «intollerabile che in questa situazione in cui l'Italia, le famiglie e le aziende sono in enorme difficoltà vi sia un settore che elude una disposizione del governo».
Nuovi obblighi L'intenzione del premier è che a questo punto le imprese del settore energia «paghino tutto», anche perché i tanti bilanci semestrali approvati nelle ultime settimane hanno mostrato utili molto consistenti.
Per questa ragione nel nuovo decreto Aiuti all'ultimo minuto sono state inserite una serie di norme messe a punto dal sottosegretario alla presidenza Garofoli e dal ministero dell'Economia che aumentano fortemente sia sanzioni che gli obblighi per le imprese, oltre a prorogare di sei mesi la tassa arrivando sino al 30 giugno 2023.
Come prima cosa, interpretando il senso della norma originale inserita nel decreto «Sostegni ter», e quindi anche con un valore retroattivo, viene chiarito - come ha spiegato il ministro della Transizione Cingolani - che l'extraprofitto si calcola sull'intera transazione, indipendentemente dal fatto che il produttore possa trasferire ad un trader l'energia e che questo poi la ceda sul mercato: nel computo, insomma, devono entrare tutti i contratti, sia quelli stipulati tra imprese che quelli coi consumatori finali.
Questo perché dai primi accertamenti si è capito che i vari gruppi hanno versato gli extraprofitti - se lo hanno fatto - considerando solo il primo passaggio interno e non quello molto ma molto più profittevole tra il trader e l'utente finale.
Quindi verrà disposta una azione di controllo «a tappetto» su tutti i soggetti per accertare le ragioni per cui la legge non è stata rispettata (Draghi ha parlato esplicitamente di «elusione»). Poi si passa alle sanzioni per i mancati versamenti non previste nel provvedimento iniziale sugli extraprofitti ed ora studiate ad hoc.
Le sanzioni Le nuove regole, che sono ancora in via di affinamento, prevedono tre distinti step. Si parte in maniera «dolce» consentendo alle imprese che finora non hanno versato la tassa sugli extraprofitti di versare il dovuto con una maggiorazione di appena lo 0,4%. Nulla di drammatico insomma; però, rispetto alla procedura ordinaria del cosiddetto «ravvedimento operoso» che assegna ai contribuenti tre mesi di tempo per mettersi in regola a fronte di errori, omissioni e versamenti carenti, i tempi verranno notevolmente accorciati. Il termine preciso non è ancora stato definito con precisione perché i tecnici ieri erano ancora al lavoro, ma molto probabilmente non si andrà oltre fine settembre.
Persa questa possibilità, ecco il secondo step: le imprese potranno sempre mettersi in regola col Fisco ma dovranno pagare il doppio delle sanzioni ordinarie previste oggi per i normali cittadini, che se saldano tutto entro 30 giorni devono pagare solamente un decimo della sanzione ordinaria.
Quella per il mancato versamento è pari al 30%, ma con altri reati fiscali più gravi si arriva anche al 110-120%.Rischio riscossione coatta Infine il terzo step: nel caso una impresa salti le prime due scadenze, una volta acclarato che invece era tenuta a versare la nuova tassa, è previsto anche che si possa attivare un canale immediato di riscossione da attuare in maniera coatta con l'invio da parte dell'Agenzia delle entrate delle cartelle esattoriali. Le imprese sono avvisate. E comunque, come ha rimarcato l'altra sera Draghi, se tutto questo non bastasse ancora non si esclude l'adozione di altri provvedimenti. Certamente ancora più duri.