FOTO-CRONACA DELLE VIOLENZE NELL'“ACQUARIO” – DALLE IMMAGINI DELLE VIDEOCAMERE DI SORVEGLIANZA NELLA QUESTURA DI VERONA EMERGE LA FEROCIA E IL SENSO DI IMPUNITA’ DEI 5 POLIZIOTTI CHE PESTAVANO I DETENUTI – LE BOTTE E LE UMILIAZIONI INFLITTE AL “RUMENO DI MERDA” COSTRETTO A PULIRE LA SUA URINA, IL TUNISINO RIEMPITO DI SPRAY URTICANTE E LASCIATO IN PREDA ALLE CONVULSIONI E QUELLO COLPITO RIPETUTAMENTE ALLE GAMBE – LA LETTERA DEL QUESTORE AGLI AGENTI: "PROVO UN PROFONDO DISPIACERE…"
-Estratto dell'articolo di Niccolò Zancan per “La Stampa”
Incontrare Nicolae Daju davanti alla mensa dei poveri San Bernardino rende quello che è successo quasi incredibile. Prende il suo piatto di pasta e aspetta l'amico Ovidio, un altro senzatetto come lui. Nicolae Daje è mingherlino, mangia lentamente.
Parla un italiano stentato. Ma è molto gentile. «Il giorno in cui i poliziotti mi hanno portato in questura avevo ricevuto lo stipendio e con Ovidio stavamo festeggiando con qualche birra. Erano i soldi della campagna. Avevo raccolto l'uva per tre mesi».
È lui quello picchiato dentro «l'acquario» nella foto numero 20. Lui l'uomo usato come uno straccio dai poliziotti sadici della Squadra Volanti della questura di Verona. Le foto sono allegate agli atti dell'inchiesta. E lasciano pochi dubbi.
Sono le 20,43 del 14 ottobre 2022. Nicolae Daju è in questura senza un motivo. Non stava facendo niente di male. Ma vogliono controllare i suoi documenti. E cosa quegli agenti pensino del suo soggiorno in Italia, lo si capisce dalle intercettazioni. Lo chiamano «rumeno di merda».
[…] dall'altra parte ci sono due poliziotti consapevoli. Sanno che lì, dentro l'acquario, come chiamano la stanza degli arrestati, tutto viene ripreso dalle telecamere di sicurezza.
Infatti il metodo è preciso: incominciano le sevizie nel «tunnel» del parcheggio, dove non c'è controllo. E poi aprono la porta dell'acquario, per chiamare o trascinare fuori la vittima di turno, in modo da continuare il lavoro.
Questo si vede. Qualcosa sta succedendo: perché Nicolae Daje alza il pugno come per difendersi. Entra l'agente Alessandro Migliore, esperto di arti marziali e tecniche militari. Lo tira per la nuca, fuori dal raggio di ripresa delle telecamere. Un minuto dopo lo riporta dentro trascinandolo per un piede. «Lasciando l'uomo a terra, sofferente, che si dimena», c'è scritto nell'informativa della Squadra Mobile.
Non è finita. Perché alle 20,57 arriva l'assistente capo Loris Colpini. Ancora per trascinare Daju fuori da quella stanza: andata e ritorno. È una stanza spoglia. C'è solo una panchina di cemento e un radiatore. Di fronte il vetro - in realtà è plexiglas - che permette agli agenti di controllare i fermati. Un'ora più tardi. È quello il momento in cui Nicolae Daju chiede aiuto, si sente male. «Dovevo andare in bagno. Ma da dietro al vetro, ridendo, mi hanno detto di farla lì». Ecco l'immagine: il senzatetto romeno si gira e si nasconde in un angolo.
Sta per essere picchiato per la terza volta. Entra di nuovo l'assistente capo Colpini: lo ritira fuori, gli spruzza lo spray urticante negli occhi, lo atterra, quindi lo trascina dentro e lo usa come uno straccio per pulire la sua stessa pipì. Sapevano in quel momento di essere ripresi. Ma questo non è bastato a fermarli.
Ecco altri scatti. 21 ottobre 2022, ore 6,15: c'è un uomo a terra in mutande e canottiera, è Mohammed Didri, picchiato, riempito di spray urticante e lasciato in preda alle convulsioni sul pavimento della sala arrestati. Poi, 26 ottobre 2022, ore 9,02: ecco l'agente Alessandro Migliore alla prese con il signor Adil Tantaui, dopo che l'assistente capo Loris Colpini aveva colpito «con un calcio la gamba destra rivolgendogli le espressioni "marocchino di merda, sei un bastardo"».
Ancora, 9 novembre 2022, ore 23.56: tocca al signor Amiri Tororo ricevere il trattamento. Gli sbattono la testa contro la panca in cemento. Lo picchiano ancora. Gli riempiono gli occhi di spray. E l'ispettore Filippo Failla Rifici aggiunge una minaccia: «Ti spruzzo nel c…».
Il nuovo questore di Verona, Roberto Massucci, ha scritto una lettera accorata ai suoi agenti: «Colleghi carissimi, ho vissuto le prime ore successive all'applicazione delle misure cautelari con personale profondo dispiacere, come quando in una famiglia un fratello o una sorella compiono atti sbagliati che ledono in maniera pesante la famiglia stessa…».