LA FOTO DEL GIORNO È L’INFERMIERA STREMATA DELL’OSPEDALE DI CREMONA CHE RIPOSA CON LA TESTA SULLA SCRIVANIA – A SCATTARLA È STATO UN MEDICO AL TERMINE DEL TURNO NOTTURNO, CHE SPIEGA: “SIAMO TUTTI PROVATI, MA GLI INFERMIERI PIU DI TUTTI. NON SI RISPARMIANO. ALL’INIZIO DI OGNI TURNO SEI ASSALITO DAL SENSO DI ANGOSCIA, POI RESPIRI, METTI LA MASCHERINA E RICOMINCI…”
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Da www.leggo.it
Un’infermiera, stremata, riposa 5 minuti con la testa appoggiata su un lenzuolo piegato e poggiato su una scrivania davanti al computer. Il tempo necessario per recuperare un poco di energie e tornare in prima linea, a combattere il coronavirus.
La foto è stata scattata all'ospedale di Cremona, come riporta Il Quotidiano italiano, uno delle strutture messe più alla prova in questi giorni di emergenza. E quell'immagine diventa il simbolo della fatica estrema che stanno sopportando le donne impegnate nella lotta al contagio.
A scattarla è stato un medico dell’ospedale, al termine del turno notturno. Sono circa le sei, sfinita, ancora con la mascherina, il camice e i guanti, l’infermiera prende un lenzuolo e appoggia la testa per riposarsi un attimo.
«Siamo tutti provati da questa situazione – spiega il dottore - ma gli infermieri più di tutti. Non si risparmiano». L'ospedale è allo stremo. «All’inizio di ogni turno – racconta il medico, sottoposto come altri colleghi al tampone – sei assalito da un senso di angoscia, un nodo in gola per nascondere la paura, poi respiri profondamente, metti la mascherina e ricominci. Odio quelle mascherine, non ti permettono di respirare, hai prurito dappertutto, ma che vuoi fare, se ti vuoi salvare le devi tenere – dice il medico -. E i guanti, il camice, gli occhiali. Il camice monouso all’interno è di plastica, per forza, ci fa da barriera, ma si suda da morire e ti si appiccica addosso. Sopporti e vai avanti. In fondo speri che la gente debba solo restare a casa, a vedere il televisore o chattare, magari a giocare a scarabeo con i propri figli. Non gli si chiede tanto, eppure sembra che non abbiano capito quanto sia grave la situazione».