IL FRATELLO DEL KILLER DI LEONARDO MURATOVIC ERA SPOSATO CON LA FIGLIA DEL BOSS DI 'NDRANGHETA ANGELO GALLACE - L'UOMO E' CUGINO DI SECONDO GRADO DI ANTONIO, CATTURATO NELLA NOTTE DI MERCOLEDÌ DAI CARABINIERI DEL ROS DOPO DUE ANNI DI LATITANZA SCATTATA A SEGUITO DELLA CONDANNA DEFINITIVA PER ASSOCIAZIONE DI STAMPO MAFIOSO – I DUBBI SUL MOVENTE DELL’OMICIDIO MURATOVIC...
-Estratto dell'articolo di Camilla Mozzetti per il Messaggero
C'è un nome che ricorre nella storia dei due fratelli magrebini, Adam e Ahmed Ed Drissi, accusati in concorso dell'omicidio del pugile Leonardo Muratovic.
Ed è il nome Gallace quello della potente - e ramificata - cosca di ‘ndrangheta che da Guardavalle, in provincia di Cosenza, già alla fine degli anni Settanta del secolo scorso è partita alla volta del litorale laziale imponendo il proprio potere criminale.
E se da una parte è pure vero che le colpe dei padri non ricadono sui figli, c'è un dato: il maggiore degli Ed Drissi è sposato con la figlia di un Gallace. Nello specifico, il padre in questione è Angelo Gallace, cugino di secondo grado di Antonio, catturato nella notte di mercoledì dai carabinieri del Ros dopo due anni di latitanza scattata a seguito della condanna definitiva per associazione di stampo mafioso.(...)
L'ASCESA Le indagini accertarono come il sodalizio calabrese si fosse imposto nel litorale laziale aprendosi anche a nuove conquiste.
Quella dei Gallace è una famiglia strutturata: da vecchia mafia rurale è diventata una consorteria criminale dedita allo spaccio di stupefacenti ma anche alle estorsioni (praticate pure con i sequestri di persona), alle truffe, all'usura. Tutte attività che, nel corso degli ultimi 50 anni, senza mai recidere quel legame con la casa madre calabrese, operante nella fascia ionica a cavallo delle provincie di Catanzaro e Reggio, hanno permesso ai Gallace di imporsi non solo nei territori di Anzio, Ardea e Nettuno.
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I PRECEDENTI Il genero di Angelo Gallace dovrà rispondere di omicidio in concorso con il fratello minore Adam benché in fase di interrogatorio di fronte al gip abbia spiegato di aver sì, preso parte alla rissa di sabato davanti al locale La Bodequita ma di non aver colpito il pugile. Di quella pugnalata sferrata all'emitorace che non ha lasciato scampo al venticinquenne Muratovic la responsabilità se l'è presa il fratello più piccolo, incensurato. Ahmed in passato ha avuto problemi con la giustizia, il suo legale ricordava l'episodio di quando, ancora minorenne, accoltellò il fidanzato della sorella mentre nel 2016, a bordo di una moto e con un complice, esplose cinque colpi di pistola contro l'abitazione di un pregiudicato 30 enne nella località Santa Teresa di Anzio.
I carabinieri lo arrestarono e gli sequestrarono una Beretta calibro 7,65 perfettamente funzionante, carica e con un colpo in canna. L'arma era stata rubata mesi prima nel frusinate. All'epoca però non si capì il motivo che c'era dietro all'agguato poi fallito per il semplice fatto che il bersaglio non era in casa. Forse la droga considerati i precedenti specifici dell'uomo con l'ipotesi - mai confermata né esclusa - che il tentato omicidio fallito fosse stato comandato.