FUGA DAL BELPAESE – MENTRE NEL RESTO DEL MONDO LA MOBILITÀ RALLENTA, IL 90% DEGLI ITALIANI È DISPOSTO A ESPATRIARE PER LAVORARE. IL 70% HA FATTO SAPERE DI ESSERE DISPONIBILE A LAVORARE DA REMOTO PER AZIENDE STRANIERE, SENZA SPOSTARSI DALL’ITALIA - DOVE VOGLIONO ANDARE GLI ITALIANI A LAVORARE? IN TESTA ALLA CLASSIFICA C’È LA SVIZZERA, SEGUITA DA REGNO UNITO E GERMANIA…
-Chiara Merico per https://it.businessinsider.com/
Con la pandemia sempre meno persone al mondo hanno voglia di trasferirsi all’estero per lavoro. Con una rilevante eccezione: l’Italia. I lavoratori del nostro Paese, rivela il report di Boston Consulting Group “Decoding Global Talent, Onsite and Virtual”, in completa controtendenza rispetto al resto del pianeta si dicono molto volentieri disposti a lasciare la terra natia per cogliere migliori opportunità fuori dai confini nazionali. Non solo: grazie alle possibilità offerte dal lavoro agile il 70% ha fatto sapere di essere disponibile a lavorare da remoto per aziende straniere, senza spostarsi dall’Italia.
Secondo lo studio di BCG e The Network, il primo di tre ricerche sugli effetti del Covid sull’occupazione, condotto su 209mila lavoratori in 190 Paesi del mondo, l’approccio alla mobilità internazionale dei talenti è cambiato profondamente negli ultimi anni e la pandemia ha modificato le opinioni generali sul lavoro. La tendenza generale nel mondo è quella di spostarsi meno: nel 2014 il 63,8% degli intervistati a livello globale voleva lavorare all’estero; nel 2018 la quota era scesa al 57,1% e nel 2020 al 50,4%, per una perdita di 13 punti percentuali in sei anni.
Ma questo non vale per l’Italia, una delle eccezioni dell’analisi. Nel 2014 il 59% dei lavoratori italiani era disposto a lasciare il Paese. Nel 2018 la quota era già scesa al 55%, in coerenza con l’andamento del resto del mondo. Nel 2020, invece, è successo qualcosa di decisivo: il 90% dei lavoratori è diventato disponibile a trasferirsi alla ricerca di nuove opportunità, una quota molto alta e un’inversione di tendenza che secondo lo studio si spiegherebbe con la difficile situazione attuale. Anche la Svezia fa parte della lista dei Paesi in cui un’alta percentuale di lavoratori preferirebbe espatriare (86%) molto probabilmente a causa delle perplessità sulle politiche di gestione della pandemia.
Nel 2020 si è però affermata una nuova tendenza, il lavoro agile su vasta scala, e per questo, secondo lo studio, sono numerosi anche gli italiani che sarebbero disposti a lavorare da remoto per aziende straniere senza una presenza fisica nel nostro Paese: il 71% degli intervistati, 14 punti in più rispetto alla media globale (57%). Secondo Matteo Radice, managing director e partner di BCG
“il Covid ha accentuato un fenomeno già avviato e ha favorito la transizione verso una nuova forma di mobilità, fondata su una modulazione del telelavoro, che rappresenta una nuova opportunità anche per le società, da impiegare, però, con attenzione”.
Dove vogliono andare gli italiani a lavorare? In testa alla classifica c’è un grande classico dell’emigrazione, la Svizzera, che in due anni ha guadagnato quattro posizioni superando il Regno Unito (che scende al secondo posto) e la Germania (ferma al terzo posto). Non solo, la Svizzera è in cima anche alla classifica delle destinazioni che gli italiani considererebbero per il lavoro da remoto, prima di Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Francia.
Anche l’Italia rappresenta però una destinazione molto apprezzata dagli stranieri, in particolare da albanesi, spagnoli, rumeni e turchi. E al nono posto ci sono proprio gli svizzeri. Nella sfida tra le due maggiori città italiane, Roma – al 25esimo posto nel mondo per attrattività – batte Milano, ferma al 41esimo.
A livello globale gli Usa perdono lo scettro di destinazione preferita dai lavoratori e scendono al secondo posto, dietro il Canada e a pari merito con l’Australia, a causa della gestione difficile della pandemia. Tra le città la Brexit non scalfisce l’appeal di Londra, che resta stabile al primo posto: subito dopo troviamo Amsterdam, che dal 2008 al 2020 ha guadagnato tre posizioni. Al terzo posto un’altra sopresa: Dubai, che insieme ad Abu Dhabi, al quinto, segnala i cambiamenti in atto della geografia globale del lavoro.