GIU' LE MANI DAL PRESEPE - MARIO GIORDANO ATTACCA IL CRITICO D'ARTE TOMASO MONTANARI PER IL QUALE IL PRESEPE È "UN SIMBOLO DI RAZZISMO E DI VIOLENZA": IL NATALE E' PARTE FONDANTE DELLA NOSTRA CULTURA E IL DIALOGO CON GLI ALTRI E' POSSIBILE SOLO DIFENDENDO LA NOSTRA IDENTITA'. CHE DIALOGO POSSIAMO FARE SE NON SAPPIAMO NEMMENO PIU' CHI SIAMO? INVECE MONTANARI CI VEDE RAZZISMO. A SCATENARE LA SUA FURIA E' STATA LA..."

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Mario Giordano per “la Verità”

 

presepe

Fare il presepe? «Inaudita violenza». Chiedere di fare il presepe? «Razzismo». Anzi, «banalità del razzismo». Accidenti, non si smette mai di imparare nella vita: abbiamo appena finito di sentirci dire che la capanna con Gesù Bambino è una terribile offesa nei confronti delle altre religioni e che perciò va bandito dalle scuole; abbiamo appena finito di ascoltare parroci pronti a spiegare che il simbolo della tradizione cattolica va eliminato in quanto ipocrita, e già ci sembrava che fosse troppo.

 

TOMASO MONTANARI

E invece no: adesso veniamo a scoprire di più. Veniamo a scoprire, cioè, che la Madonna con San Giuseppe, i Re Magi e i pastorelli sono un simbolo di razzismo e di violenza. Anzi «inaudita violenza». «Quadruplice violenza». Non ci credete? Chiedete al bue. E, soprattutto, all' asinello.

 

A rivestire questa parte nel presepe vivente di giornata è lo storico d' arte Tomaso Montanari, già noto per la sua militanza a sinistra, che ha scritto sul Fatto Quotidiano l' indimenticabile articolo «Scuola, presepe & cotechino: la banalità del razzismo». Che sarebbe un po' come dire: «Asilo, crocifisso e polenta taragna: così si arriva ad Auschwitz».

meme su mario giordano

 

L' accostamento piuttosto ardito tra il presepe, il cotechino (con o senza lenticchie) e il razzismo, infatti, si fonda sull' assunto che rivendicare la propria identità significa commettere una «inaudita violenza». Il che, stando all' italiano (se non è diventato razzista anche l' uso della nostra lingua), significa una violenza che non si è mai sentita prima. Quindi, per l' appunto, siamo ad Auschwitz. Anzi, oltre. Chi l' avrebbe detto? Uno mette la stella cometa sulla capanna e zac, si rende complice senza saperlo dello sterminio. «Mi dai due pecorelle?», e rischia come niente Norimberga.

mario giordano e vittorio sgarbi sul ring a fuori dal coro 7

 

A scatenare la furia di Montanari è la lettera che l' assessore (ovviamente lui la chiama «assessora») all' Istruzione del Piemonte, Elena Chiorino di Fratelli d' Italia, ha inviato alle scuole della regione chiedendo di «valorizzare presepi e recite di Natale» perché essi sono «parte fondante della nostra identità culturale».

 

E, ha aggiunto, la «conoscenza delle nostre tradizioni» è «un supporto alla piena integrazione di chi arriva da altre realtà». Vi sembrano parole di buon senso? A me sì: il Natale è parte fondante della nostra cultura, anche per chi non è credente, è evidente a tutti. E a tutti è altrettanto evidente che il dialogo con gli altri è possibile solo difendendo la nostra identità: che dialogo possiamo fare se non sappiamo nemmeno più chi siamo?

 

mario giordano contro halloween 6

Invece a Montanari quelle frasi di normale buon senso sembrano l' anticamera di Birkenau. Non ci vede più. Impazzisce. «La banalità del razzismo», sentenzia. E aggiunge che le parole «grigie, usurate, burocratiche e dozzinali» (niente meno) con «le loro maiuscole retoriche» (in effetti: l' assessore ha scritto Natività con la maiuscola. Imperdonabile), ebbene, quelle parole «contengono ed esprimono una violenza inaudita».

Tomaso Montanari

 

Inaudita. Proprio così. Un uomo di cultura come Montanari conosce il valore degli aggettivi, quindi è chiaro quello che vuole dirci: non c' è mai stato niente di così violento sulla Terra come cantare Astro del Ciel in una terza elementare. Non ridete. Lui lo pensa veramente. E infatti motiva la violenza, che oltre a essere «inaudita», è pure «quadruplice».

 

E cioè: 1) nei confronti delle scuole, perché è noto che invitare (si badi bene: invitare) una scuola a fare il presepe è un atto di prevaricazione inaccettabile; 2) nei confronti della Costituzione che come è noto dice che l' Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e sulla negazione del presepe; 3) nei confronti dei cattolici «che ci credono davvero», che si distinguono da quelli che «non ci credono davvero» (chi sta in un gruppo o nell' altro lo decide evidentemente il noto pastore di anime, nonché teologo san Tomaso Montanari, che ormai si sente come san Pietro e tiene in mano le chiavi del paradiso); 4) nei confronti dei migranti che sarebbero costretti a fare il presepe per integrarsi.

 

mario giordano contro halloween 9

Quest' ultimo è il punto più interessante perché il critico d' arte prima rimprovera l' assessore di aver usato l' espressione «chi proviene da altre realtà», invece di «islamici e ne(g)ri» (insomma, questi razzisti: come si permettono di usare parole così «grigie e usurate», anziché fare i razzisti come si deve?). E poi dimostra di non aver capito una mazza. Perché un conto è obbligare uno straniero a fare il presepe per integrarsi, cosa che non sta nella testa di nessuno.

 

presepe

Un conto è chiedere alle scuole di difendere le proprie tradizioni perché da qui (e solo da qui) può partire una vera integrazione. Ma come si fa a non vedere la differenza? Se io vado in un Paese che non è il mio e voglio integrarmi, la prima cosa che faccio è cercare di conoscere le tradizioni locali, la fede, la storia, la cucina. Ma se quel Paese non mi fa conoscere nulla di tutto questo, perché se ne vergogna, perché lo considera «inaudita violenza», come faccio a integrarmi? Con che cosa mi integro? Con il nulla. O con gli articoli di Montanari. Ammesso che ci sia una differenza tra le due cose.

mario giordano contro halloween 8