IL GRAN "BALLOT" PER LA CASA BIANCA – L’AMERICA SI METTE IN CODA PER VOTARE: HANNO PARTECIPATO ALL’EARLY VOTING GIÀ 17,1 MILIONI DI CITTADINI, DODICI VOLTE IN PIÙ RISPETTO AL 2016. MA L’AFFLUENZA È ESTREMAMENTE POLARIZZATA: DUE SU TRE SONO DEMOCRATICI. IL 61% DEI CONSERVATORI SI PRESENTERÀ ALLE URNE IL GIORNO CANONICO, IL 3 NOVEMBRE, ANCHE PER VIA DELLA CAMPAGNA DI TRUMP CONTRO IL VOTO PER POSTA. CHE HA COSTRETTO PURE BIDEN A CAMBIARE STRATEGIA…
-Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
Milioni di americani si sono messi in coda per votare in anticipo, nei 28 Stati dove è permesso dalle regole elettorali. Stando alle stime di fonti diverse, due su tre sono elettori democratici. Il Washington Post , per esempio, arriva a questa conclusione esaminando circa 3,5 milioni di preferenze espresse in Florida, Iowa, Maine, Kentucky, North Carolina e Pennsylvania: sei stati che comunicano l'affiliazione politica così come è dichiarata nei registri ufficiali.
È un fenomeno che non si era mai visto in queste proporzioni e in maniera così trasversale nel Paese: dall'Ohio al Texas; dalla Georgia al Michigan. Secondo il professor Michael McDonald, dell'Università della Florida, finora hanno già votato 17,1 milioni di cittadini, «per corrispondenza» oppure «in persona».
Dodici volte di più rispetto ai 1,4 milioni del 2016. L'onda continuerà a crescere e, probabilmente, contribuirà a battere il record di partecipazione finale. Secondo le previsioni più accreditate quest' anno voteranno circa 150-160 milioni di persone, contro i 137,5 milioni di quattro anni fa. Una percentuale quindi intorno al 62-66%, considerando che l'intero corpo elettorale è formato da 239,2 milioni di elettori. Ma questa nuova tendenza non è casuale. Anzi, ha una solida spiegazione politica.
Secondo quanto abbiamo potuto ricostruire, all'inizio di settembre il comitato di Joe Biden e i vertici del Comitato nazionale democratico hanno cominciato a prendere sul serio le minacce di Donald Trump. Il presidente si era già rifiutato di garantire una «pacifica transizione dei poteri» in caso di sconfitta. Motivo? I democratici stavano truccando le elezioni con il ricorso massiccio al voto per corrispondenza. Biden e i suoi consiglieri decisero allora che il modo migliore per spuntare i proclami di Trump era cambiare strategia.
C'era, però, un problema: convincere Barack e Michelle Obama ad abbandonare la campagna per sostenere il «mail-in ballot», il voto per posta. L'ex First Lady, in particolare, ne aveva fatto il suo tratto distintivo, alluvionando i fan con inviti a spedire le schede usando gli uffici postali. Ma davanti alla prospettiva di una lunga impasse post-elettorale, con il rischio di infinite contestazioni giudiziarie e forse anche di disordini nelle piazze, i democratici, compresi gli Obama, hanno corretto la posizione.
Il 4 agosto Michelle scriveva agli attivisti: «Gli americani non dovrebbero mai scegliere tra il diritto di fare sentire la loro voce e la sicurezza per la loro salute. Aiutatemi a espandere il voto via posta». Il 25 settembre, però, ecco la nuova versione, con Michelle che esalta solo «l'importanza di ogni "ballot"», senza altri riferimenti.
E da lì in poi Barack Obama posta una serie di video a favore dell'«early voting»: prendete l'autobus, la macchina, organizzatevi, mettetevi in coda se necessario, ma fate sentire la vostra voce. In un primo momento la mossa democratica ha spiazzato il campo repubblicano. Ora anche i trumpiani stanno incoraggiando i loro fan a votare in anticipo, anche se gli studi mostrano che il 61% dei conservatori ha deciso che si presenterà alle urne nel giorno canonico, il 3 novembre. Solo a quel punto, forse, si potranno fare i conti.