Estratti da corriere.it
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A Roma Giacomo non era in aula. Presente il padre Adelio, che ha sempre partecipato alle udienze di primo e secondo grado sostenendo l’innocenza del figlio.
Che a sua volta ha sempre sostenuto di non aver commesso alcun reato: per i giudici bresciani, invece, avrebbe ucciso con la collaborazione degli operai Beppe Ghirardini e Oscar Maggi. Giacomo Bozzoli tuttavia lunedì sera non si è costituito e i Carabinieri non l'hanno trovato nella sua abitazione.
Casa chiusa, erba alta in giardino. Questo lo scenario che i carabinieri si sono ritrovati quando hanno suonato al cancello della villa di Giacomo Bozzoli a Soiano del Lago senza trovarlo. Per i vicini di casa, Bozzoli, la moglie e il figlio piccolo, non si vedrebbero da una decina di giorni.
GIACOMO BOZZOLI
Mara Rodella per brescia.corriere.it – Estratti
Giacomo che «ho studiato gli atti, sarò molto preciso», sottolineò prima di ripercorrere mappa alla mano tutti i suoi spostamenti in fonderia la sera dell’8 ottobre 2015 e ribadire che avrebbe detto «solo e soltanto la verità».
Quella della ex fidanzata Jessica (dal 2008 al 2012), di verità, racconta però di un ragazzo che le confessò un presunto piano omicidiario: «Più volte aveva palesato il suo odio per lo zio. Lo odiava. E il suo intento di ucciderlo me l’ha riferito non solo una volta, soprattutto dopo le discussioni in azienda».
Un progetto omicida che avrebbe dovuto anche coinvolgerla: «Mi disse che avrei dovuto prendere la sua auto e percorrere l’autostrada in modo che il telepass rilevasse il passaggio, arrivare a casa mia e dormire lì».
Lui, nel frattempo, «avrebbe aspettato lo zio sotto casa sua, nella risalita dove c’erano gli alberi: l’avrebbe colpito alle spalle, di sorpresa, poi, indossando un paio di stivali un numero più grande del suo, sarebbe andato nel bosco (non meglio precisato) e lì avrebbe passato la notte». Il giorno dopo «mi avrebbe chiamato da una cabina telefonica affinché lo andassi a recuperare». In sintesi: «Avrei dovuto fornirgli un alibi». Sarebbe stata proprio Jessica, saputo della scomparsa di Mario, a chiamare i carabinieri dicendo semplicemente così: «Ho informazioni sul caso Bozzoli». Fece mettere a verbale le dichiarazioni passate di Giacomo. Manesco, lo definì.
Giacomo che nel 2016 fu condannato in primo grado a 5 mesi e 9 mila euro di multa per l’esercizio arbitrario delle proprie ragioni, con minacce e violenza verso tre debitori di circa 300 mila euro (prosciolto il padre), in appello risarcì le vittime e il caso si chiuse. Ma «mai ho fatto del male a Jessica, aspettava solo il momento giusto per rovinarmi la vita» la risposta di lui, che negò qualsiasi confidenza criminale in relazione allo zio. Giacomo che, “da anni mi chiedo che fine abbia fatto” ventilando però che «voleva licenziare Ghirardini» – l’operaio suicida dopo la scomparsa del titolare – ma “non lo sto accusando”.
Giacomo di cui, secondo la vedova di Mario, Irene Bozzoli, il marito aveva paura. Lo fece mettere nero su bianco nella denuncia (che il nipote definì «ignobile e vergognosa») firmata il 16 ottobre 2015 dai carabinieri, insieme ai suoi sospetti: «Negli ultimi mesi la situazione in azienda era diventata molto tesa. Si erano creati screzi con la famiglia del fratello di mio marito». In aula ripercorse quelli di Mario, di sospetti, sulla gestione «poco limpida» proprio del fratello e dei nipoti in fonderia: «Lui era un imprenditore vecchio stampo, voleva produrre lingotti di qualità, mentre l’altra parte della famiglia era più interessata ai margini di guadagno».
Sotto la lente anche quella famosa fattura da oltre 46 mila euro, emessa dalla Tecnoelettrica Lombardi, per un intervento sul forno grande dopo un presunto scoppio, nel luglio 2015: il titolare, in aula, ha confermato la causale non corrispondesse al vero. E che la maggior parte dell’importo fosse servito per una serie di lavori alla Ifib, la nova azienda che Adelio e i figli avevano aperto a Bedizzole.
Quella fattura è stata ritrovata sui sedili posteriori del suv di Mario: «Si sentiva escluso, messo da parte, non sapeva e non condivideva. Segnava tutto sui bigliettini e mi chiedeva di controllare le bolle dei movimenti del materiale». Sospettava quella dello «scoppio» altro non fosse che una truffa all’assicurazione. E ci litigò, con il fratello, c’era anche Giacomo. Che, riferì Irene, avrebbe risposto così: «Se denunci farò del male a tuo figlio». «Avevamo paura», fece mettere a verbale la signora nella denuncia di scomparsa.
l arrivo di giacomo bozzoli alla caserma dei carabinieri
(...) Eppure, sul suo telefonino, il contatto era memorizzato alla voce di «merda»: «Solo per due mesi», precisò Giacomo, dicendosi «amareggiato e imbarazzato» per una «bambinata». Giacomo che pianse prima della conferma dell’ergastolo in appello. «Capisco il grande dolore della famiglia di mio zio Mario, ma voi dovete capire il mio, di immenso dolore e tormento che vivo da anni, per essere stato prima imputato, poi condannato all’ergastolo per qualcosa che non ho commesso – disse prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio -
Due mesi prima della sparizione di mio zio stavo vivendo il momento più bello della mia vita perché era nato mio figlio — il pianto diventa irrefrenabile —. Vi giuro su ciò che ho di più caro al mondo che sono innocente”». Lo stesso figlio che, con la madre, è sparito, per ora, insieme a lui.
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giuseppe ghirardini l auto ritrovata di giuseppe ghirardini