GRAZIE A UN VUOTO NORMATIVO, MATTEO MESSINA DENARO, CHE NON POTREBBE VEDERE PARENTI STRETTI AL 41BIS, VEDRÀ SUA NIPOTE. PERCHÉ? LORENZA GUTTADAURO, PENALISTA 44ENNE, È IL SUO AVVOCATO – LA MADRE È ROSALIA MESSINA DENARO, SORELLA DEL BOSS. IL PADRE SI CHIAMA FILIPPO GUTTADAURO, CONDANNATO PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA A 14 ANNI - AL MARITO GIROLAMO BELLOMO, CONDANNATO IN APPELLO A 10 ANNI, SAREBBE STATO ATTRIBUITO IL RUOLO DI UN “RAPPRESENTANTE DEGLI AFFARI” DI MESSINA DENARO E…
-1 - ENZA, LA NIPOTE AVVOCATA DEL BOSS GIÀ FINITA NEL MIRINO DELL'ANTIMAFIA
Estratto dell’articolo di Riccardo Arena Giuseppe Legato per “la Stampa”
[…] Lorenza Guttadauro, penalista, 44 anni, cassazionista da meno di 6 mesi, è un caso che ritorna. Perché se è vero che nessuno formalmente può (e vuole) contestare la nomina di difensore dello zio Matteo Messina Denaro, lo è altrettanto il fatto che l'avvocatessa è già finita in una relazione della commissione parlamentare antimafia per aver condotto - «unico caso e di rilievo» si legge negli atti - colloqui sia da parente sia da legale con più di un congiunto.
Tra questi il padre Filippo Guttadauro (la madre è Rosalia Messina Denaro, sorella del boss) condannato per associazione mafiosa a 14 anni. Anche il fratello Francesco ha avuto problemi con la giustizia e il marito Girolamo Bellomo, detto Luca condannato in appello a 10 anni a cui sarebbe stato attribuito il ruolo di un «rappresentante» degli «affari» di Messina Denaro nel tessuto economico del Trapanese. Con il consorte c'è poi un'altra storia. È il 20 novembre 2014 e il marito di Lorenza Guttadauro, è davanti al Gip del Tribunale di Palermo, Nicola Aiello: appena arrestato con altri fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, Girolamo Bellomo si presenta con il proprio avvocato. Che è sua moglie.
Il pm Maurizio Agnello contesta però al difensore la posizione di incompatibilità: «Subito dopo la consumazione della rapina del 5 novembre del 2013 - aveva detto il magistrato - l'avvocato ha cercato di fornire un alibi al marito nel corso di alcune conversazioni telefoniche», ma era stata smentita dalle videoriprese fatte in un distributore di benzina «e quindi Bellomo non poteva essere a casa quella sera. Sapeva benissimo di essere intercettata, sosteneva Agnello. Che non si era limitato a questo: «Negli ultimi viaggi che il Bellomo ha compiuto in particolare in Albania, per importare 13 chili di droga, la signora è stata reiteratamente intercettata con il marito e ha mandato soldi tramite la Western Union a Bellomo».
Signora, non avvocato, perché in quel caso lei era moglie e non difensore, aveva chiosato il pm […] Enza Guttadauro aveva risposto anche lei a muso duro: «Proprio perché non ho favorito nessuna condotta, non rinuncio al mandato».
Nel caso specifico, il favoreggiamento personale alla moglie non si poté contestare e la Cassazione aveva ritenuto pure illegittima «la sostituzione del difensore in ragione delle incompatibilità con la funzione di testimone, in quanto detta incompatibilità non sussiste». E dunque Enza, moglie e avvocato, era rimasta al suo posto. […]
2 - L’AVVOCATA NIPOTE DEL PADRINO CHE DIFENDE TUTTI I PARENTI (E DRIBBLA I PALETTI DEL 41 BIS)
Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera”
[…] Da una parte, l’avvocata Guttadauro, alta, scura, capelli non lunghi, tre figli, un’esistenza dedicata ai parenti sotto processo. Una vita e una professione segnate. Dall’altra, l’avvocato Fabio Trizzino, genero di Paolo Borsellino. Storie e vissuti paralleli che potranno incrociarsi come non è mai avvenuto.
Lorenza […] potrà superare anche i portoni blindati del supercarcere abruzzese, attraversando come se non esistessero le maglie del 41 bis, il regime che impedisce contatti diretti fra detenuti e familiari. Ma non all’avvocato. Anche se nipote diretta. Ed è questo che pone qualche dubbio, che inquieta tanti investigatori e magistrati impegnati in passato a caccia del boss.
La preoccupazione, analoga a quella dei colleghi che adesso setacciano i segreti del boss, è sintetizzata da un ex sostituto della Direzione antimafia di Palermo, Massimo Russo: «Temiamo la beffa e lo scacco matto del padrino appena arrestato […] una mossa che spiazza lo Stato, che rivela un vuoto normativo […] Maglie che si allargano, costringendo a doverci fidare della deontologia professionale dell’avvocata Guttadauro.
Ma se il 41 bis nasce per escludere rapporti con il mondo esterno al carcere e, soprattutto, possibili intese sotterranee con i parenti anche durante i colloqui, dovremmo pure porci la questione di un parente-avvocato. Cosa che non ha mai fatto nessuno. Matteo Messina Denaro ha trovato il «vuoto» della norma. E lo colma.
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