LA GUERRA DI PIERO CONTINUA – NELLA BATTAGLIA LEGALE TRA CHIAMBRETTI E LA SUA EX, FEDERICA LAVIOSA, I GIUDICI HANNO ACCOLTO IL RICORSO DELLA DONNA E HANNO ANNULLATO IL DIMEZZAMENTO DELL’ASSEGNO PER IL MANTENIMENTO DELLA FIGLIA TREDICENNE, CHE RIMANE DI 3.000 EURO AL MESE – LA DECISIONE FINALE È RIMANDATA ALLA CORTE D'APPELLO DI TORINO – IL CONDUTTORE AVEVA CHIESTO E OTTENUTO DI RIVEDERE L'ACCORDO DOPO IL DIVORZIO PER LE SUE “MUTATE CONDIZIONI ECONOMICHE”. MA ORA RISCHIA DI DOVER PAGARE ANCHE...
-Estratto dell’articolo di Massimiliano Nerozzi per https://torino.corriere.it/
Non basta una trilogia di sentenze — tribunale, Appello e, ora, Cassazione — per chiudere la saga tra Piero Chiambretti e la sua ex, Federica Laviosa, sull’assegno mensile per il mantenimento della figlia tredicenne: i giudici della Suprema corte (civile) hanno infatti annullato la decisione di secondo grado — che dava ragione allo showman — rimandando la questione a una nuova sezione della corte d’Appello di Torino. Accolto dunque il ricorso dei legali della donna […]
Aveva invece ribaltato la decisione l’Appello, stabilendo che l’assegno per il mantenimento della figlia doveva essere dimezzato, da 3.000 a 1.500 euro. Una sentenza che era andata incontro alle richieste dello showman, che così aveva commentato: «Non sono né entusiasta né deluso». Lo scontro, semmai, era con la sua ex.
[…] Nel ricorso, i legali di Chiambretti affermavano che l’uomo di spettacolo aveva subito una diminuzione del reddito — cosa già sottolineata in tribunale — e che non dovevano essere contati, per valutarne il patrimonio, i 3 milioni di euro frutto della vendita di una casa e i circa 5 ricevuti in eredità.
Nella primavera dell’anno scorso Chiambretti aveva chiesto la modifica dell’accordo alla luce di entrate personali «dimezzate», da 55 a 26 mila euro netti al mese, per ottenere così «la modifica delle condizioni di affidamento e di mantenimento della figlia». Una pretesa respinta dal tribunale, che in quella sede accolse la tesi di Laviosa, e dei suoi legali.
Chiambretti aveva chiesto al giudice della settima sezione civile di ridurre il contributo in quel momento versato da 3.000 a 800 euro al mese. Perse. Poi la «rivincita» in Appello, comunque amara perché maturata all’interno di una vicenda molto sofferta e delicata.
Un ribaltone che non ha però retto in Cassazione: la pronuncia di secondo grado — scrivono nella sostanza i giudici della Suprema corte — non si sono soffermati sul (presunto) cambiamento delle condizioni di reddito dell’uomo, se non per negarne la rilevanza, alla luce dell’entità del patrimonio dello stesso showman.
Né — sostiene ancora la Cassazione — la corte d’Appello si è soffermata sul miglioramento delle condizioni di reddito della destinataria dell’assegno. Morale: tutto ciò, non integrerebbe un mutamento, quello che invece è rilevante ai fini della decisione. Visto che, ciò che pare determinante — sempre per l’ultima sentenza — sono le condizioni patrimoniali dei genitori o le esigenze della figlia. […]