LO HACKER, CHE BONTÀ! - GRANDE STORIA DA RIETI: UN RAGAZZO DI 17 ANNI ERA DIVENTATO IL REFERENTE ITALIANO DI UN GRUPPO DI PIRATI INFORMATICI RUSSI CHE CREAVANO DOCUMENTI FALSI. IL BABY HACKER FABBRICAVA E SPACCIAVA GREEN PASS FAKE, FINCHÉ NON SI È TROVATO DI FRONTE UNA ESCORT GENOVESE, CHE L’HA DENUNCIATO DOPO CHE LUI AVEVA PROVATO A FARE LA CRESTA - IN UN PAIO DI MESI, IL RAGAZZO ERA RIUSCITO AD ACCUMULARE PIÙ DI…
-1 - CERTIFICATI FALSI, IL BABY-HACKER DI RIETI CHE FACEVA AFFARI CON I PIRATI RUSSI
Giacomo Cavoli e Giuseppe Scarpa per "il Messaggero"
A 17 anni al centro di trame internazionali. Un baby hacker reatino punto di riferimento in Italia dei pirati informatici russi per la fabbricazione e vendita di falsi Green pass. A stupire docenti e compagni di classe è stata la serenità con la quale il ragazzo si è presentato in classe in un istituto superiore di Rieti.
Ha svolto la lezione come se nulla fosse accaduto, nonostante poche ore prima gli fosse piovuta sulle spalle un'accusa non da poco e i controlli da parte degli specialisti della polizia postale.
HACKER
Sulla preparazione del baby hacker nessuno ha mai nutrito dubbi: visceralmente appassionato di videogiochi e informatica, fin dalle scuole medie il 17enne non ha mai fatto mistero delle sue passioni e del suo talento arrivando a voler fortemente sostenere anche un corso di lingua inglese per poter dialogare insieme agli altri utenti del Web e ai giocatori collegati dai quattro angoli del globo durante le partite online.
Ora, però, il quadro appare ben diverso e più complicato, tanto da lasciare sbigottiti un po' tutti, all'interno dell'istituto scolastico: «Mi dispiace per l'alunno, che probabilmente non si è reso conto di quello stava facendo commenta a Il Messaggero la dirigente scolastica Qui da noi, situazioni del genere non si sono mai verificate: al massimo, comportamenti al di sopra delle righe all'interno delle chat degli studenti, ma non abbiamo mai avuto episodi simili.
Purtroppo viviamo nell'era della Rete e il fatto che in questi quasi ultimi due anni i ragazzi abbiano usato spesso la didattica a distanza può aver comportato una maggiore libertà dal punto di vista informatico, oltre che facilità nel rischio di finire in situazioni del genere.
Noi, dal canto nostro, ce l'abbiamo sempre messa tutta per cercare di sensibilizzare i ragazzi, organizzando incontri insieme agli agenti della polizia postale per spiegare loro quali insidie può nascondere il Web».
LA VICENDA
Il desiderio di mantenersi in forma e l'avversione al vaccino, l'avevano spinta a cercare in rete un Green pass falso per andare in palestra. Ma una modella genovese, dopo aver inviato i propri documenti e 150 euro, aveva atteso invano il certificato.
C'è voluto qualche giorno perché realizzasse di essere stata truffata da uno sconosciuto che, minacciando di denunciarla, l'aveva ricattata, pretendendo altri soldi.
Nonostante l'imbarazzo, la donna ha deciso di denunciare tutto alla polizia postale di Genova. La pista seguita dagli uomini della sezione Financial Cybercrime della Polposta ha portato a individuare un'abitazione nel Lazio e uno studente che, grazie a non comuni capacità informatiche, era diventato il referente italiano di un gruppo di hacker russi specializzati nella creazione di documenti falsi.
Nel corso dell'indagine è emerso che il ragazzo, che gestiva direttamente i canali Telegram su cui erano proposti in vendita i pass falsi, comunicava i dati degli utenti all'hacker russo che forniva le indicazioni su come procedere al pagamento.
Per poter confezionare un certificato credibile, il gruppo criminale chiedeva copia dei documenti d'identità che venivano poi utilizzati per aprire conti on line, carte di credito o account su piattaforme di e-commerce o per compiere altri reati.
Il ragazzo era riuscito ad accumulare, in un paio di mesi, oltre 20 mila euro che aveva investito in cryptomonete, applicazioni bot in grado di moltiplicare i membri di Telegram con utenti fake e beni elettronici di ultima generazione oltre a prodotti di bellezza e capi di abbigliamento griffato, tutto materiale sequestrato nel corso della perquisizione.
I genitori del ragazzo, estranei ai fatti, pensavano che il denaro guadagnato dal figlio fosse il ricavato della vendita upgrade per giochi online. L'indagine, diretta dal sostituto procuratore Federico Panichi e coordinata dalla Polizia postale di Roma è oggetto di approfondimenti per gli eventuali sviluppi transnazionali.
2 - A 17 ANNI VENDE ONLINE PASS FALSI, INCASTRATO DA UNA ESCORT
Ilaria Sacchettoni per il "Corriere della Sera"
Geniale nell'uso del pc, abile nell'esplorazione dei social, un liceale della provincia di Rieti aveva trovato a 17 anni la via del guadagno facile: rilasciare falsi green pass in cambio di denaro. E quasi era riuscito a crearsi un profilo di successo, quando con una cliente s' è spinto a un imprudente rilancio e lei ha deciso di rivolgersi alle forze dell'ordine.
Morale, la polizia postale, coordinata dai magistrati di Genova, è risalita al suo profilo e, dopo una perquisizione (nella quale ha rintracciato abiti griffati e dispositivi di ultima generazione) lo ha denunciato alla Procura dei minori. Ora Luca (lo chiameremo così) rischia un'accusa di truffa e tentata estorsione oltre alla certezza di una punizione dei genitori, inconsapevoli medici della provincia reatina.
Niente affatto spaventato dalla perquisizione nei suoi confronti il 17enne ha ammesso, quasi con senso di sfida, di aver alimentato il traffico di green pass fasulli: «Sono io, è tutto vero» ha detto agli agenti della polizia postale. Tutto è iniziato per caso. Il sottobosco di Telegram gli aveva spalancato un mondo. In chat Luca aveva intercettato la fiorente domanda di certificati vaccinali a pagamento.
A quel punto aveva pescato un profilo online, apparentemente inutilizzato, attraverso il quale operare. Salvo scoprire che si era impadronito dell'identità virtuale di un hacker russo con il quale da vero genietto del web è riuscito a imporsi: io vi trovo clienti (e soldi) voi mi lasciate operare su questo account.
E qui gli investigatori spiegano di essere agli albori di un'indagine che potrebbe portare ad una fabbrica internazionale di green pass fasulli. Luca dice di aver testato i mezzi degli hacker i quali gli hanno inviato il Qr code di alcuni pass farlocchi, intestati a personaggi storici come ad esempio ex leader sovietici, con l'intenzione di provare la loro abilità. In conclusione il ragazzo ha verificato che la cosa poteva funzionare.
Quindi ha cominciato a dialogare con gli utenti della Rete che cercavano di aggirare la campagna vaccinale. Chiedeva 150 euro di base e il documento di identità. I dati personali del cliente prendevano subito la via degli hacker, ceduti come passepartout per accedere a conti correnti, carte di credito o account presso le piattaforme di e-commerce.
Luca guadagnava e reinvestiva in criptovaluta. Non solo, per rafforzare la propria identità virtuale il ragazzo aveva iniziato ad acquistare quei programmi (Bot) che gonfiano con utenze fasulle il profilo Telegram. Quindi aveva incontrato la ragazza genovese, una escort in cerca di un pass falso, e aveva alzato il prezzo. Non più solo 150 euro ma «300, altrimenti ti denuncio». Lei, decisa a non subire, si è rivolta agli investigatori.