ITALIA, CHE MONNEZZA! - METÀ DEI RIFIUTI NON VIENE RICICLATA – CRESCE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA MA MANCANO GLI IMPIANTI. QUASI LA METÀ DELLA SPAZZATURA CONTINUA A FINIRE FRA DISCARICHE E INCENERITORI - IL RAPPORTO DELL'ISPRA SUL 2019: È TREVISO LA CITTÀ PIÙ VIRTUOSA. IN MERIDIONE LO SMALTIMENTO RESTA PROBLEMATICO…
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Franco Giubilei per “la Stampa”
Migliora il dato della raccolta differenziata in Italia, con un consistente 3,1% in più in un anno che porta la media complessiva al 61,3%. Peccato però che quasi la metà della spazzatura continui a finire fra discariche (21%), inceneritori (18%), esportazioni (2%, in massima parte da Lombardia e Campania) e perdite di processo. In altre parole, per il riciclaggio si potrebbe fare di più e meglio, se è vero che solo il 53,3% dei rifiuti riesce ad entrare nel circolo virtuoso del riutilizzo.
E' la fotografia in chiaroscuro fornita dal rapporto annuale dell'Ispra sui rifiuti urbani prodotti in Italia nel 2019, trenta milioni di tonnellate in tutto - meno 0,3% in confronto al 2018 - per una media di circa cinque quintali ogni abitante. L'analisi restituisce, sia pure con margini di miglioramento, la solita immagine di un Paese diviso in due: da una parte le regioni del settentrione, dove sono concentrati gli impianti di trattamento, e dall'altra il Mezzogiorno, dove lo smaltimento è molto più problematico e di conseguenza più caro.
L'istituto di ricerca del ministero dell'Ambiente registra comunque una crescita della raccolta differenziata al Sud: più 4,5% rispetto al 2018, un incremento che per la prima volta fa superare la soglia del 50% anche qui. Ciononostante, la classifica delle regioni che si collocano oltre l'obiettivo del 65% fissato dalla normativa vede meglio piazzate quelle del Nord: la guida il Veneto col 74,7%, seguito da Sardegna (73,3%), Trentino Alto Adige (73,1%), Lombardia (72%), Emilia-Romagna (70,6%), Marche (70,3%), Friuli Venezia Giulia (67,2%) e Umbria (66,1%). Sotto il 50% risulta la raccolta differenziata in Basilicata (49,4%) e Calabria (47,9%).
La Sicilia non raggiunge il 40%, pur facendo registrare un aumento di 9 punti rispetto al 2018. Buoni risultati anche in Molise (più 12%) e Puglia (più 5,2%). Il rapporto Ispra si sofferma poi su province e capoluoghi: Treviso è la città italiana più virtuosa, con un livello di differenziata pari a quasi l'87% (su scala provinciale l'87,7%), segue Ferrara con l'86% e Pordenone con l'85,5%. Molto male Crotone, dove si precipita all'11%, Catania (14,5%), Taranto (16%), Palermo (17,4%) e Messina (18,8%). Quanto al materiale che si riesce a recuperare, l'organico rappresenta la quota maggiore col 39,5%, anche se fa registrare un aumento più contenuto rispetto agli anni scorsi.
Carta e cartone sono il 19% del totale, il vetro il 12,3%, la plastica l'8,3% (con una crescita del 12,2% sull'anno precedente e una preponderanza assoluta degli imballaggi, pari al 94%). La capacità di differenziare i rifiuti urbani si ripercuote sulle tasche dei cittadini, come si può dedurre dai numeri e dalla dislocazione degli impianti di trattamento della spazzatura: 355 si trovano nel nord Italia, 121 al centro e 182 al sud. Uno squilibrio che trova riscontro immediato nei costi di gestione, visto che al nord si paga meno - 155,83 euro per abitante all'anno -, al sud un po' di più (188,53), mentre al centro si toccano i 208,71 euro.