GLI ITALIANI AMANO L'UOMO FORTE - CI DEV'ESSERE UNA RAGIONE SE, IN QUESTI ULTIMI DUE ANNI, I LIBRI SUL FASCISMO SONO ANDATI FORTE – SORGI: “L'ANNO SCORSO “M. IL FIGLIO DEL SECOLO” DI ANTONIO SCURATI, SEGUITO DA “M. L'UOMO DELLA PROVVIDENZA”, E PREMIATO CON LO STREGA, È ANDATO OLTRE LE 150MILA COPIE. QUEST'ANNO “PERCHÉ L'ITALIA AMÒ MUSSOLINI” DI BRUNO VESPA È AVVIATO A SUPERARLE. A UNA CLASSE POLITICA CHE PROTESTA, SI LAMENTA, SI OPPONE AI "PIENI POTERI " DEL PREMIER CONTE, CORRISPONDE UN'OPINIONE PUBBLICA CHE PREFERISCE IL DECISIONISMO”
-Marcello Sorge per “la Stampa”
Ci dev'essere una ragione, forse più d'una, per cui in questi ultimi due anni i libri sul fascismo hanno conosciuto una fortuna superiore a ogni previsione. L'anno scorso M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati, seguito da M. L'uomo della provvidenza, e premiato con lo Strega, è andato oltre le centocinquamila copie.
Quest' anno Perché l'Italia amò Mussolini di Bruno Vespa è avviato a superarle. Ed anche se toccare il tasto del consenso conquistato dal Duce è sempre delicato (Renzo De Felice, il più autorevole storico della materia, a suo tempo dovette scontare molte ingenerose polemiche), la risposta non può essere di tipo nostalgico (prima o poi gli italiani rimpiangono tutto), o legata al vento favorevole che secondo i sondaggi soffia forte nelle vele della destra.
Il libro di Vespa, un'attenta ricerca che ha alla base quanto di più approfondito è stato pubblicato sul Ventennio nel lungo Dopoguerra italiano, prova a mettere a confronto la dittatura fascista con quella imposta a sorpresa dalla pandemia e dal "signor Covid", come lo chiama l'autore. È uno strano paragone. Eppure, per certi versi è rivelatore di una certa disponibilità, flessibilità e rassegnazione del popolo italiano - allora come oggi - di fronte a limitazioni e privazioni della libertà imposte con la forza o con il ricorso a cause di forza maggiore. Nell'Italia di adesso il numero di persone che hanno convissuto in età consapevole con il fascismo, scomparso ben settantacinque anni fa, è sempre più ridotto.
La curiosità per il passato, specie per un passato contemporaneo, può esserci, ma non esplodere tutta insieme. Forse la risposta più logica è un'altra: a una classe politica che protesta, si lamenta, si oppone ai cosiddetti "poteri forti" del premier Conte (un'opposizione presente, come si sa, anche nelle file della maggioranza giallorossa, e alla base della semicrisi che è in corso), corrisponde paradossalmente un'opinione pubblica che preferisce il decisionismo e sostiene il presidente del Consiglio quando è in grado di imporsi nelle situazioni più difficili. L'eredità che l'anno del Covid si accinge a lasciarci è questa. E chissà che riflettendoci, nei pochi giorni di riposo che lo separano dalla fine della tregua concessagli da Renzi, Conte non provi a farne tesoro.