JENA: “AVEVA RAGIONE BRECHT: SE IL POPOLO NON VOTA LA SINISTRA SI IMPONE UNA SCELTA RADICALE, CIOÈ CAMBIARE IL POPOLO” – IL PD RISCHIA DI ESSERE CONDANNATO ALL’IRRILEVANZA COME IL PARTITO SOCIALISTA FRANCESE - LETTA PROVA A FRENARE LA CORSA ALLE AUTOCANDIDATURE (MA ANCHE DE LUCA SCALDA I MOTORI) - BERSANI CHIEDE UNA COSTITUENTE DELLA SINISTRA: E’ IL PRELUDIO DELLA COSA ROSSA TEORIZZATA DA BETTINI CON I SINISTRATI DEM, FRATOIANNI E IL M5S DI CONTE?
-1 - SCELTE
Jena per “la Stampa” - Aveva ragione Brecht: se il popolo non vota la sinistra si impone una scelta radicale, cioè cambiare il popolo.
2 - PD, LETTA FRENA LA CORSA ALLE AUTO-CANDIDATURE
Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
Basta con la corsa all'auto-candidatura, Enrico Letta interviene per bloccare la pletora di aspiranti segretario Pd che si è già fatta avanti prima ancora che venga fissata la data del congresso. Una piega che ha subito preoccupato il leader democratico uscente, che ha molto apprezzato l'intervista a Romano Prodi su La Stampa e che invece non gradisce affatto l'idea di una discussione tutta centrata sui nomi e sul rapporto con il M5s. Letta sa bene che il partito vive una fase difficile e che una parte della sinistra lavora per un Pd che scarti decisamente in direzione dei 5 stelle, scelta che finirebbe per spaccare il partito. Discussione surreale, ragiona il segretario con i suoi, tanto più se si considera che «oggi Conte è progressista e domani Chissà».
Ma, appunto, in queste ore è andato in scena un dibattito che sembrava già archiviare il Pd. Le pressioni sono forti, anche dall'esterno. Il rischio, come spiega più di un dirigente del partito, è che il Pd finisca schiacciato dal centro e da sinistra, come accaduto al Partito socialista francese.
Ieri è stato Fausto Bertinotti a dire all'Agi che il Pd «è un partito liberale» e che invece «la campagna elettorale di Conte è stata portata avanti su temi di sinistra». Pier Luigi Bersani, poi, dopo avere incontrato il vice-segretario Pd Peppe Provenzano, ha sfoderato una delle sue metafore: «Non facciamoci il pane in casa per favore».
Tradotto: non basta il congresso Pd, serve una costituente della sinistra. Parole simili a quelle pronunciate da Goffredo Bettini e Andrea Orlando martedì. Una «costituente» la chiede anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore.
E, appunto, la fiera delle candidature. Stefano Bonaccini, che non è ufficialmente candidato ma che sicuramente è pronto a farlo e che la sinistra del partito - ma al momento anche Dario Franceschini - vuole bloccare. Elly Schlein, che non è nemmeno iscritta al Pd, ma che una parte della sinistra - ma non Orlando - vorrebbe contrapporre al presidente dell'Emilia Romagna. E poi Paola De Micheli che vuole che il Pd recuperi «la purezza di un partito del lavoro».
E la «disponibilità» di tanti sindaci come Dario Nardella, Antonio Decaro e Matteo Ricci, secondo il quale sarebbe un grave errore «pensare che basti cambiare segretario». Quest' ultimo, peraltro, attaccato da Alessia Morani, ex deputata marchigiana non rieletta: «Molti sono responsabili della sconfitta, anche Ricci». Letta su Twitter stoppa tutti: convoca la direzione per il 6 ottobre e chiede un «percorso congressuale inclusivo e aperto che vada alla radice dei problemi e affronti le sfide che stanno di fronte alla nostra comunità.
E per poi scegliere di conseguenza chi ci guiderà in futuro». E intanto si comincia a ragionare sui capigruppo: qualcuno parla di confermare Malpezzi e Serracchiani fino al congresso, ma l'idea non piace a tutti, anzi. Al Nazareno prendono tempo: «È prematuro».