KABUL, KAPUTT - DECINE DI MIGLIAIA DI PERSONE ASSEDIANO L’AEROPORTO DI KABUL CON LA SPERANZA DI LASCIARE L’AFGHANISTAN - I TALEBANI PRESIDIANO GLI ACCESSI ALLO SCALO E UNA FOLLA CRESCENTE PREME PER ENTRARE - FINORA CIRCA 20 MILA PERSONE SONO RIUSCITE A LASCIARE IL PAESE, MA IL NUMERO POTREBBE SALIRE A 100 MILA DA QUI ALLA FINE DEL MESE - MILIONI DI AFGHANI SONO STATI SCHEDATI COSÌ E ADESSO I JIHADISTI USANO I SISTEMI DI RIVELAMENTO BIOMETRICO PER TROVARE I “COLLABORAZIONISTI”
-Giordano Stabile per “la Stampa”
Decine di migliaia di persone assediano l’aeroporto di Kabul, mentre le promesse dei taleban si sfaldano ogni giorno di più di fronte a una realtà fatta di caccia al “collaborazionista”, esecuzioni di giornalisti e ufficiali, rastrellamenti casa per casa di attivisti e oppositori, check-point sulla strada per lo scalo, dove anche un cittadino tedesco è stato ferito da un colpo di arma da fuoco, e massacri nei confronti della minoranza hazara. L’ala pachistana è di rientro da Quetta, anche se l’emiro Haibatullah ancora non si è fatto vedere in pubblico.
E prende in mano la gestione della sicurezza. Nella capitale è stata affidata alla branca più feroce del gruppo jihadista, il famigerato Network Haqqani. L’ala qatarina, rappresentata dal numero due Abdul Ghani Baradar, ha ancora il compito di trattare con gli occidentali e garantire per lo meno l’evacuazione di tutti i cittadini europei e nordamericani ancora presenti, assieme ai loro collaboratori.
Finora circa 20 mila sono riusciti a lasciare il Paese, ma il numero potrebbe salire a 100 mila da qui alla fine del mese. È la «più grande evacuazione di personale non combattente» da decenni. Gli Stati Uniti schierano adesso seimila uomini per gestirla e il ritmo accelera con decine di voli, anche dei Paesi Nato alleati. I leader del risorto Emirato islamico sanno che si giocano le poche speranze di riconoscimento internazionale, non hanno accesso a valuta forte e necessitano delle centinaia di milioni di dollari custoditi nelle banche statunitensi.
Quindi non si azzardano a minacciare la pista, dove ieri si accalcavano 10 mila persone. È una corsa contro il tempo per salvare vite. Il Pentagono ha precisato di aver evacuato 7 mila persone tra domenica e giovedì, ma il numero da inizio luglio è di 17 mila, mentre i britannici ne hanno portato via oltre duemila. Gli anglo-americani hanno adesso la capacità di imbarcare fino a 9 mila rifugiati al giorno. I problemi sono due: i controlli dei taleban lungo le vie di accesso, che “filtrano” i fuggitivi; e la capacità di accoglienza. Ieri la giornalista della Cnn Clarissa Ward, sulla pista dello scalo, ha rivelato che «10 mila persone sono state selezionate e pronte a partire ma non possono perché il Qatar ha detto di aver raggiunto la sua disponibilità massima».
La folla preme, disperata, i soldati hanno dovuto sparare in aria, lanciare lacrimogeni. Il ministro tedesco degli Esteri Heiko Maas ha offerto la base aerea di Ramstein «come transito provvisorio». Serve un accordo per la distribuzione dei profughi ed è una questione di vita o di morte. Le pattuglie del Network Haqqani, alleato di Al-Qaeda, sono in città e i rastrellamenti si sono intensificati, soprattutto dopo l’arrivo del capo, il super-ricercato Khalil Haqqani.
La «Deutsche Welle» ha denunciato l’uccisione di un famigliare di un suo corrispondente afghano. L’Afghan Journalists Safety Committee ha confermato l’esecuzione a Kabul del reporter Toofan Omari. Un rapporto dell’Onu rivela che miliziani cercano casa per casa persone che hanno lavorato per la Nato. Un video mostra l’esecuzione di Hajji Mohammed Achaksai, comandante della polizia della provincia di Badghis, in ginocchio, ammanettato e bendato. Fatto ancora più inquietante, i taleban hanno messo le mani sui sistemi di rivelamento biometrico, in grado di leggere l’iride, usati dalle forze Usa per i controlli di identità.
Milioni di afghani sono stati schedati così e adesso i jihadisti li usano per trovare i “collaborazionisti”. L’ex vicepresidente Amrullah Saleh, appoggiato dai repubblicani americani, cerca di coagulare un fronte di resistenza, ma l’ex presidente Hamid Karzai e il leader dei tagiki Abdullah Abdullah mediano ancora con i jihadisti per un sistema «misto», «modello iraniano», metà teocrazia, metà parlamenta re. Con poche possibilità: i nuovi padroni vogliono cancellare la Costituzione, reimporre la sharia, e basta.
Hanno però bisogno di tener buone le minoranze, i tagiki e anche gli hazara, sciiti, un quinto della popolazione. Nel 2015 il comandante dei Pasdaran Qassem Soleimani fece un accordo per proteggerla. Si impegnò a non inviare le temibili milizie afghane Fatemiyoun se gli hazara non fossero stati attaccati. Finora i taleban hanno tollerato le celebrazioni dell’ashura, almeno a Kabul. Ma dalle province arrivano racconti diversi. A Ghazni nove hazara sarebbero stati massacrati, secondo Amnesty International. Butta male anche su questo fronte.