UNA KAPPEL TRA LE CAPPELLE - STA PER USCIRE ANCHE IN ITALIA, IL 17 GIUGNO SUL SITO DI FILM D'AUTORE MUBI, "PLEASURE", CHE RACCONTA DI UNA RAGAZZA SVEDESE CHE ARRIVA A LOS ANGELES CON L'AMBIZIONE DI DIVENTARE UNA PORNOSTAR: LA PROTAGONISTA CHE NON T'ASPETTI È LA BRAVISSIMA 24ENNE SOFIA KAPPEL, CHE HA DOVUTO GIRARE SCENE IN CUI VIENE STUPRATA SUL SET, DI UOMINI CHE LE EIACULANO IN FACCIA E DI SESSO VIOLENTO E SADOMASO - "È STATO IMPEGNATIVO. MIO PADRE È UN PRETE E MIO NONNO HA VISTO IL FILM TRE VOLTE…" - VIDEO

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Simona Siri per “Vanity Fair

 

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Si chiama Sofia Kappel ed è un nome che sentiremo spesso, nei prossimi anni. Il film di cui è protagonista – Pleasure – è già un caso, uno di quei film in di cui ai festival – Cannes 2020 e Sundance 2021 – si è parlato tantissimo e che ora è disponibile anche in Italia (su Mubi dal 17 giugno).

 

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Diretto da Ninja Thyberg racconta la storia di Bella, una ragazza svedese che arriva a Los Angeles con l'ambizione di diventare una pornostar. Di lei non sappiamo molto, tranne che è ambiziosa, accetta ruoli estremi, e niente sembra fermarla.

 

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Non è una stupida, è sveglia, sa stare al mondo, intuitiva, spiritosa. Non viene da una famiglia particolarmente difficile. È una «normale», si direbbe. Che è poi quello che di speciale c'è in Pleasure, la sua normalità quasi da documentario.

 

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Anche e soprattutto nelle scene di sesso violento. In una, in particolare, Bella viene praticamente stuprata sul set da due attori, anche se tecnicamente non è uno stupro perché lei ha acconsentito alle riprese.

 

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In un'altra, è Bella stessa che diventa violenta girando una scena con un'altra donna, rea di averla umiliata all'inizio della carriera. C'è poi la scena iniziale, quella della prima volta sul set, con un uomo che le eiacula in faccia. C'è quella in cui fa pratiche sadomaso ed è tutta legata e imbavagliata.

 

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Insomma, c'è tanto ed è tutto così realistico che quasi non ci si crede che questo sia il primo ruolo in assoluto di Sofia Kappel. Lei è in quasi tutte le scene, ed è così a suo agio, così brava e convincente, che sembra un'attrice consumata, non un'esordiente arrivata li per caso.

 

Eppure lo è. Svedese come la regista, è stata scelta grazie ad amici in comune. Ventenne all'epoca delle riprese, non aveva mai pensato di fare l'attrice. «Ho studiato per diventare avvocato», racconta. «Il mio idolo era un pubblico ministero famoso perché difendeva le vittime di abusi sessuali».

 

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Come ci si prepara, da esordiente, a un film così impegnativo?

«Per la preparazione fisica sono stata seguita per circa due anni da un personal trainer. Durante le riprese pesavo molto più di adesso, dovevo essere più forte. Ho preso lezioni di danza erotica per imparare a ballare e camminare con i tacchi da spogliarellista.

 

E prima di accettare la parte mi sono preparata mentalmente confrontandomi a lungo con Ninja per assicurarci che sapessi in che ruolo mi stavo cacciando e che fossi consapevole delle situazioni che avrei affrontato. Appena ottenuta la parte, sono stata coinvolta nella pre-produzione, sono andata a Los Angeles a visitare i set e a diversi eventi per incontrare chi lavora nel pomo.

 

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L'altro aspetto è stato avere una buona rete sociale intorno a me: a Los Angeles ho avuto la mia famiglia vicino, mia madre e mio fratello sono volati dalla Svezia insieme a uno dei miei amici più cari. Sul set c'era sempre qualcuno con cui poter parlare, non ero mai sola.

 

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La produzione poi mi ha fatto stare in una casa diversa da quella di Ninja e del cast in modo che avessi dei momenti solo per me. Detto questo, forse prepararsi davvero è stato impossibile e solo ora mi rendo conto di aver iniziato con un ruolo davvero difficile».

 

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Che idea aveva del porno prima di Pleasure? Ed è cambiata dopo averlo girato?

«Avevo molti pregiudizi prima di andare a Los Angeles, specialmente nei confronti delle donne. La mia conoscenza si limitava a due o tre documentari che tendevano a mostrare solo una parte dell'industria, di solito quella negativa.

 

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Pensavo che le donne che scelgono il porno avessero tutte un passato di traumi, ma quando sono arrivata lì mi sono resa conto che la maggior parte sono super intelligenti, ambiziose, sanno quello che stanno facendo.

 

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Non tutte hanno avuto padri che le hanno violentate o cose del genere, ecco. E anzi, sono felice di aver avuto l'opportunità di imparare così tanto e di sfidare i miei pregiudizi».

 

Quindi lei pensa che il film dia una visione positiva del porno?

«Penso che per il modo in cui è realizzato consente al pubblico di decidere da solo. Non direi che getta una luce negativa sull'industria, ma neanche positiva. Ne mostra luci e ombre. Ci sono persone che entrano nel settore perché lo vogliono, non perché sono costrette o perché hanno un passato di abusi.

 

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Per me, il film riguarda più il mostrare una realtà di cui pochi hanno una visione d'insieme. C'è chi è contrario al porno, chi favorevole, ma la certezza è che il porno c'è sempre. È una parte significativa della nostra cultura. Ha un effetto sulle nostre relazioni e sulla nostra educazione sessuale. E ricordiamoci che è un'industria, con i suoi pregi e i suoi difetti: esattamente come Hollywood è l'illusione del sogno americano».

 

Forse il porno e soprattutto questo film sono come uno specchio: ognuno ci vede riflesso un po' quello che pensa, un po' di sé stesso.

«Le faccio un esempio: nel film si vedono diversi organi maschili, e gli unici a commentare o a farmi domande su questo sono gli uomini. Le donne mai».

 

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Bella viene chiamata spesso «quella nuova». Io ci ho visto un riferimento all'ossessione per la giovinezza, quel continuo desiderio di «carne fresca» che c'è appunto anche a Hollywood.

«Assolutamente. La durata media di una donna nel porno è di circa tre mesi. Per l'uomo tre anni».

 

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Adesso che va alle première sul red carpet si sente lei «quella nuova» nel inondo del cinema?

«A volte sì, ma i miei obiettivi nella vita sono diversi dal cliché dell'aspirante attrice. Cioè voglio recitare, ma non credo che soldi e fama mi renderanno felice. Voglio recitare per crescere, voglio fare film e progetti intelligenti. Ma so che ciò che mi rende felice è il mio ragazzo e suo figlio e la nostra piccola famiglia. Penso che sia importante rimanere con i piedi per terra e io sono una persona molto riservata».

 

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Ho visto le foto su Instagram: anche lui è attore?

«No, è un grafico. È molto creativo e mi sostiene molto. Anzi, a volte sento che lui vuole che io abbia successo quasi più di quanto lo voglia io stessa».

 

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La Svezia oltre che una tradizione di grandi attrici, ha anche fama di Paese molto libero sessualmente. E vero? E se sì, perché? Studiate educazione sessuale a scuola?

«Mio padre è un prete e mio nonno ha visto il film tre volte. Vede, in Svezia non esiste la censura, abbiamo davvero libertà di linguaggio e di pensiero. Ci sono persone sessiste, ma rispetto ad altri posti nel mondo siamo molto progressisti.

 

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L'educazione sessuale c'è, e c'è anche una legge sul consenso. Anche la Chiesa svedese è molto progressista. I matrimoni gay sono stati legalizzati all'inizio del Duemila. Abbiamo una lunga tradizione in fatto di diritti delle donne, di movimento femminista e anche hippie. Ecco, forse tutte queste ragioni insieme fanno sì che gli svedesi siano molto liberi sessualmente».

 

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I tatuaggi che ha Bella sono i suoi. Adesso che è un'attrice potrebbero essere un problema? Li toglierà?

«Ovviamente li ho fatti quando non avevo intenzione di recitare, ma no, non li farò rimuovere. I miei tatuaggi significano molto per me. Vorrà dire che se dovrò fare ore di trucco per coprirli, pazienza, le farò...».

 

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